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Intervista al segretario generale di Fondazione Kainòn, Emanuela Totaro, che lancia il progetto “Verso un museo del futuro. Un laboratorio aperto di riflessione”: allo stesso tempo un’indagine e un laboratorio aperto di riflessione e di confronto a più voci. I contesti che mutano portano con sé differenti modelli di produzione e diffusione della conoscenza e i musei possono giocare il loro ruolo anche come piattaforma mediatica di apprendimento
Emanuela Totaro Museo Del Futuro
Emanuela Totaro, segretario generale della Fondazione Kainòn che ha avviato un’indagine e un laboratorio aperto di riflessione sul Museo del futuro

L’innovazione tecnologica e digitale ha un impatto enorme – e lo avrà sempre di più – sul futuro di ogni persona, comunità o istituzione. Da questo percorso non possono sottrarsi le organizzazioni culturali e museali. Alla luce delle trasformazioni che il digitale sta portando e continuerà a portare, quale dovrà essere il ruolo dei musei nel contesto che cambia? In un futuro in cui il museo esce dal proprio spazio fisico, come riprogettarne la funzione? E ancora prima, ha senso immaginarne una diversa da quella attuale? Si può ragionare inoltre su un ruolo rafforzato delle istituzioni museali nella produzione e nella diffusione della conoscenza di domani?

Per rispondere a queste domande, per definire obiettivi e traiettorie di un museo del futuro, appare più che mai necessaria a esperti e professionisti del settore un’elaborazione partecipata, condivisa e ibrida, un confronto tra professionalità e saperi diversi in grado di tradurre in esperienze e progetti quanto precedentemente immaginato e discusso.

E’ da qui che prende le mosse il progetto “Verso un museo del futuro. Un laboratorio aperto di riflessione” della giovane Fondazione Kainòn, nata alla fine del 2020 ma che affonda le sue radici nella storia imprenditoriale del suo presidente il Cav. Ettore Forieri con un’esperienza decennale nel campo delle tecnologie. Il progetto è condotto in collaborazione con Luca De Biase, giornalista e scrittore, esperto di innovazione e digitale, fondatore di Nova24, inserto tecnologico del Sole 24Ore. La Fondazione Kainòn ha nel suo dna l’obiettivo di mettere in connessione il mondo dell’innovazione tecnologica e digitale con quello delle istituzioni culturali. Sulle sfide, prospettive e opportunità che attendono i musei che verranno, Agenzia CULT ne parla con il segretario generale Emanuela Totaro che racconta l’esperienza della Fondazione e il percorso che nei prossimi mesi porterà a disegnare confini e idee di un possibile museo del futuro. Una riflessione, tra l’altro, ben inquadrata nella nuova definizione di museo introdotta, dopo un lungo travaglio, da Icom nei mesi scorsi, in particolare per quanto riguarda il tema della partecipazione e dell’accessibilità.

IL MUSEO DEL FUTURO

L’obiettivo del progetto “Verso un museo del futuro” è quello di restituire un documento frutto di un percorso articolato in tre macro-azioni: interviste ai protagonisti del mondo museale, della cultura e dell’innovazione italiana con l’obiettivo di costruire un quadro conoscitivo delle intenzioni e delle visioni dei suoi principali stakeholder; un workshop con gli stessi intervistati, con l’obiettivo di giungere ad una prima restituzione di una sintesi delle idee; tre tavoli di lavoro aperti a un più ampio numero di professionisti provenienti anche in questo caso da ecosistemi differenti (cultura, economia, ricerca, innovazione digitale, imprese culturali e creative) guidati da tre figure di rilievo del mondo della cultura: Luca Dal Pozzolo, Anna Maria Marras, Alessandro Bollo.

VERSO UN MUSEO DEL FUTURO

Il progetto “Verso un museo del futuro” si configura allo stesso tempo come un’indagine e come un laboratorio aperto di riflessione e di confronto a più voci. Partecipano direttori di alcuni dei principali musei italiani, studiosi del digitale e dei comportamenti in ambito digitale, professionisti della cultura, curatori, giornalisti, imprenditori: “una molteplicità di saperi ibridi che ragionano in un’ottica di catena integrata di valore considerando l’impatto enorme che le tecnologie e il digitale hanno e avranno sempre di più nel futuro e nel futuro dei musei”, spiega Totaro. Partendo da queste considerazioni “si cercherà di dare forma alle visioni emerse con progettazioni da realizzare poi all’interno di alcune istituzioni partner nel 2023. Il progetto e i risultati di queste riflessioni saranno presentati all’interno dei principali appuntamenti nazionali dedicati alla cultura”.

L’obiettivo, aggiunge il segretario generale della Fondazione, “è quello di giungere all’elaborazione di un documento che in qualche modo indichi delle possibili traiettorie su quello che potrebbe essere il museo del futuro: un’elaborazione quindi partecipata e condivisa grazie a un processo di confronto, ascolto e discussione. Ma con il fine anche di avviare progettazioni all’interno delle istituzioni culturali. Un progetto di pensiero, quindi, ma che allo stesso tempo che vuole realizzare sperimentazioni concrete e innovative”.

Sarà Luca De Biase a tracciare, al termine della fase di confronto iniziale, “un draft con le suggestioni e le indicazioni emerse per essere poi sottoposto ad altri professionisti provenienti da settori diversi. Si tratta di un processo aperto e corale che dia vita nel 2023 ad appuntamenti diversi costruiti sulle tematiche emerse, per continuare ad alimentare il dibattito.

PERCHE’ IMMAGINARE UN MUSEO DEL FUTURO?

Ma è così necessario immaginare un museo del futuro? Nella costruzione di questo percorso, spiega Totaro, “siamo partiti dal porci alcune semplici domande che richiedevano tuttavia una riflessione ampia. Alla luce delle trasformazioni che il digitale ha portato negli ultimi anni e che porterà sempre di più in tutti i settori compreso quello della cultura e dei musei, quale dovrà essere il loro nuovo ruolo? In un futuro in cui il museo esce dal proprio spazio fisico e deve immaginare uno spazio che non ha più mura, come riprogettarne la funzione? Da dove partire allora per questa progettazione?”.

Questo è stato il punto di partenza che si inserisce nella più ampia riflessione portata avanti da Icom con la nuova definizione di museo, in particolare sul fronte della partecipazione e sull’accessibilità: inevitabilmente “esse dovranno trovare una riprogettazione soprattutto a partire da quello che attiene all’esperienza che il museo potrà offrire ai propri visitatori e alle comunità. Pensiamo, ad esempio, all’affermarsi di concetti e tecnologie relative a immersività, esperienza virtuale e metaversi. L’esperienza cambia e inevitabilmente cambierà ancora anche perché cambiano i modelli stessi di fruizione degli utenti sul digitale”.

“Vogliamo esplorare queste possibilità e analizzarne le future evoluzioni anche alla luce di una riflessione – chiarisce Totaro -: questi contesti che mutano portano con sé anche differenti modelli di produzione e diffusione della conoscenza. E il museo – chiamato a confrontarsi con lo stesso contesto in evoluzione – potrà interpretare sempre di più un ruolo fondamentale: quello di luogo di apprendimento continuo e crescita delle comunità che entrano in contatto con esso. Capire come cogliere questa opportunità in un futuro digitale è’ una delle sfide più interessanti da affrontare”.

GLI OBIETTIVI DELLA FONDAZIONE

Di fronte a questa sfida, la Fondazione Kainòn ha deciso di non tirarsi indietro e, anzi, ne ha fatto una sua missione. Puntando a individuare modelli e buone pratiche per traghettare le organizzazioni culturali nel prossimo futuro. Un’ambizione che trova fondamento nella storia della Fondazione stessa. Essa nasce alla fine del 2020 con l’obiettivo preciso, come detto, di creare ponti tra il mondo dell’innovazione tecnologica e digitale e quello delle istituzioni culturali. L’idea, spiega Emanuela Totaro, è quella di “colmare il bisogno sia di condivisione di un glossario comune tra questi due settori sia quello di portare professionalità sempre più diverse a riflettere insieme sull’innovazione digitale in ambito culturale”. Con la conseguenza di “creare un valore aggiunto reale per le istituzioni culturali e una catena integrata di valore affinché progettualità e fabbisogni possano incontrarsi”. Il tutto sulla scia anche delle linee guida del Piano nazionale per la digitalizzazione (PND).

Per Totaro, occorre “immaginare l’innovazione digitale nell’ambito delle istituzioni culturali come un ecosistema aperto in cui professionalità diverse possano contaminarsi per produrre un valore aggiunto per le istituzioni stesse che spesso mancano di competenze tecnologiche adeguate al proprio interno. Serve infatti che le organizzazioni culturali possano confrontarsi in maniera consapevole con le imprese che producono le tecnologie, ma allo stesso tempo il mondo delle imprese e il mondo della ricerca devono saper cogliere sensibilità e senso dell’agire culturale. È così che potranno entrare in modo coerente nella lettura delle reali necessità delle organizzazioni e convertirle in beni e servizi tecnologici guidandole nella trasformazione digitale”.

QUALI PROGETTUALITA’?

La Fondazione Kainòn promuove e sostiene iniziative che viaggiano lungo tre direttrici: sensibilizzazione e advocacy, sperimentazioni, scouting e formazione.

“I progetti di sensibilizzazione e advocacy puntano a facilitare la diffusione di una cultura del digitale all’interno delle organizzazioni culturali attivando lo scambio tra imprese, enti di ricerca e formazione, organizzazioni culturali, professionisti dell’innovazione, intellettuali affinché insieme possano ragionare sulla trasformazione e le innovazioni digitali e diffondere un sapere digitale all’interno delle organizzazioni stesse. Le sperimentazioni prevedono l’implementazione di progetti sperimentali all’interno delle istituzioni culturali. Lo scouting e la formazione si concentrano sul coltivare talenti e sostenere lo sviluppo di competenze digitali nel settore culturale. Lo fanno attraverso percorsi di formazione o di attivazione di idee imprenditoriali innovative applicate ai beni culturali”.

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