L’Anno europeo del patrimonio culturale 2018 è un’occasione unica per la cultura in Europa e rappresenta allo stesso tempo la conclusione di un percorso che ha portato a una grande vittoria dell’Italia a Bruxelles. Ne va fiera Silvia Costa, deputata Ue del Pd da anni in prima linea per la promozione dell’idea, di stampo tutto italiano, di una gestione integrata e partecipativa del patrimonio culturale come parte integrante del modello sociale europeo. Cultura non solo come tratto identitario quindi, ma anche come risorsa strategica di sviluppo economico, di coesione sociale e di dialogo interculturale. In una lunga conversazione con AgCult l’europarlamentare rivendica con orgoglio il lavoro italiano svolto negli ultimi anni a Bruxelles.
L’Anno europeo del patrimonio culturale 2018
All’indomani della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea dell’istituzione dell’Anno europeo del patrimonio, Silvia Costa ha chiamato subito a raccolta a Roma (nel prestigioso e significativo Palazzo Firenze, sede della società Dante Alighieri) gli stati generali della cultura, con una parola d’ordine: “fare sistema”. Dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini al presidente della Commissione italiana per l’Unesco Franco Bernabè, dalla Commissione Ue a Europa Nostra, le istituzioni si sono confrontate. Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Istruzione, Mibact, Ministero degli Esteri, Coordinamento degli assessorati regionali alla Cultura, Regione Lazio, politici italiani ed europei, associazioni e terzo settore, tutti d’accordo su un punto: serve un gioco di squadra italiano, una task force integrata presso il Mibact.
Come nasce l’Anno del patrimonio
L’idea di un Anno europeo del patrimonio culturale è stata sollevata per la prima volta nel 2014, quando il Consiglio Ue vi ha fatto riferimento nelle sue conclusioni sulla governance partecipativa del patrimonio culturale. Ha ricevuto il sostegno del Parlamento europeo e, nell’agosto 2016, la Commissione ha presentato la sua proposta.
Scopo di questa iniziativa è sensibilizzare all’importanza della storia e dei valori europei e rafforzare il senso d’identità europea. Al tempo stesso, si punta a richiamare l’attenzione sulle opportunità offerte dal nostro patrimonio culturale, ma anche sulle sfide cui è confrontato, come l’impatto del passaggio al digitale, le pressioni a livello fisico e ambientale sui siti del patrimonio e il traffico illecito di beni culturali.
Gli obiettivi principali di questo Anno europeo sono:
- promuovere la diversità culturale, il dialogo interculturale e la coesione sociale
- evidenziare il contributo economico offerto dal patrimonio culturale ai settori culturale e creativo, compreso per le piccole e medie imprese, e allo sviluppo locale e regionale
- sottolineare il ruolo del patrimonio culturale nelle relazioni esterne dell’UE, inclusa la prevenzione dei conflitti, la riconciliazione postbellica e la ricostruzione del patrimonio culturale distrutto
La lunga strada verso una vittoria Made in Italy
Ma come si è arrivati ad ottenere questa vittoria tutta italiana? “L’anno europeo non è l’inizio, ma la conclusione di una strategia della cultura che abbiamo attivato” spiega ad AgCult Silvia Costa. Una strategia in una battaglia tutta in salita. A cominciare dagli indirizzi della Presidenza della Commissione Ue guidata dal 2014 da Jean Claude Juncker. “La parola ‘cultura’ – aggiunge Costa – neanche compare tra le dieci priorità di Juncker”.
Fortunatamente, nel 2014, c’è anche il semestre della presidenza italiana del Consiglio Ue. Ricorda Silvia Costa: “La presidenza italiana ha dato una grossa spinta approvando le ‘Conclusioni del Consiglio sulla governance partecipativa del patrimonio culturale’ per gli anni 2015-2018 e tra le priorità c’era anche l’invito alla Commissione a promuovere un Anno europeo del Patrimonio”. Le battaglie europee, infatti, sono stati possibili anche grazie a “un lavoro molto buono fatto in parallelo con un governo italiano che sulla cultura ha investito tantissimo dando una centralità maggiore alle risorse e all’innovazione”.
L’idea di una strategia diversa sui patrimoni portata avanti dall’Italia ha radici antiche. L’ex vicepresidente e cofondatrice di Telefono Azzurro ricorda una delle sue prime battaglie a Bruxelles: inserire nella base giuridica dei programmi pluriennali 2014-2020 dell’Unione interventi sul patrimonio culturale materiale e immateriale e digitale, sulla digitalizzazione del patrimonio, sulle imprese culturali e creative, sull’audiovisivo, etc. Tutto questo è stato possibile dopo che l’Italia ha ottenuto la legittimità ad intervenire coi programmi anche nell’alveo della cultura (‘il patrimonio culturale è una risorsa condivisa e un bene comune e pertanto la protezione di tale patrimonio è una responsabilità comune’, recita la Comunicazione del luglio 2014 della Commissione Ue ‘Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa’). Senza l’intervento italiano, spiega Costa, “oggi, solo per fare degli esempi, le Regioni, non avrebbero le risorse europee per investire nelle start-up culturali e creative o nel restauro finalizzato a una gestione innovativa del patrimonio”.
Un altro passo verso la vittoria sull’Anno europeo del patrimonio è stata anche “la strategia inaugurata per la prima volta di far lavorare insieme le Commissioni Cultura e Industria per valorizzare le imprese culturali e quelle creative. Abbiamo chiesto e ottenuto che fosse più forte l’impegno di risorse europee anche per queste imprese. E secondo che ci fosse più attenzione anche nel piano FSE per questo settore”.
Copernicus
Un altro obiettivo di questo Anno europeo è quello della cooperazione allo sviluppo: la cultura nelle relazioni internazionali Europa-Mondo. In questo ambito Silvia Costa ricorda “un altro risultato ottenuto: quando ci battemmo affinché la distruzione intenzionale del patrimonio culturale fosse considerata crimine contro l’umanità, chiedemmo pure che il sistema europeo Copernicus inserisse nella sua mission anche quella di fare le rilevazioni del patrimonio prima, durante e dopo il conflitto”.
Erasmus della cultura
Come anche l’Erasmus della cultura. “Abbiamo ottenuto nell’ambito della diplomazia culturale europea, che fosse istituito un nuovo programma di mobilità sia all’interno dell’Ue sia in paesi terzi che si rivolgesse a giovani professionisti della cultura e di giovani artisti. Un nuovo Erasmus della cultura”.
Tempi maturi in Ue per altre proposte
Secondo Silvia Costa sembra arrivato il momento per due nuove direttive particolarmente attese: “Una – spiega -, che potrebbe arrivare l’anno prossimo, sull’importazione dei beni culturali. In particolare quei beni che vengono dai paesi in cui ci sono conflitti”. La seconda, “direttiva o linee guida, affinché ci sia una qualità nei restauri, nelle imprese che operano nei restauri anche negli altri paesi d’Europa, esattamente come avviene da noi in Italia”.
Ma il lavoro per l’europarlamentare non finisce qui. “Vorremmo poi che la Commissione Ue chiedesse ai paesi membri l’impegno, come del resto l’Italia già fa, di avere i caschi blu della cultura in collaborazione al programma Unite 4 Heritage dell’Unesco. E poi che la cooperazione europea sia rafforzata nella parte della cooperazione culturale e che tutto questo venga inserito nell’accordo di Cotonou, attualmente in corso di rinnovo”.
Una legge e un think tank per l’Anno del patrimonio
Anche per l’Anno europeo Silvia Costa esprime due auspici. Il primo che interessa più direttamente l’Italia: “Sarebbe necessario prevedere una norma nel nostro Paese, un articolo di legge che dica in modo chiaro e solenne che è istituito l’Anno europeo del patrimonio culturale, che ne declini l’organizzazione, che preveda uno stanziamento aggiuntivo rispetto ai fondi europei e che definisca anche una sorta di governance”.
Il secondo invece aperto anche all’Europa: “Serve – dice – un Think Tank italiano-europeo che raccolga uomini e donne di cultura, che rappresenti un momento di confronto alto per dare senso a questa opportunità offerta dall’Anno europeo del Patrimonio”.
Infine, lancia un’idea. Una sorta di ‘flash mob’ internazionale: “Mi piacerebbe che nella stessa giornata tutti gli istituti di cultura dei paesi membri dell’Ue lancino contemporaneamente l’Anno europeo del Patrimonio”.
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