Di seguito una nota del ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, sullo scontro per l’istituzione del Parco archeologico del Colosseo. Sul tema leggi anche il nostro articolo: Colosseo, chi ha ragione tra Franceschini e Raggi?
“Ecco alcune informazioni sul Parco archeologico del Colosseo. I confini del Parco archeologico del Colosseo coincidono con l’area prevista all’Accordo tra il Ministero e Roma Capitale per la valorizzazione dell’area archeologica centrale sottoscritto in data 21 aprile 2015.
Al Parco sono espressamente assegnati la gestione dell’Anfiteatro Flavio, del Foro romano, del Palatino, della Domus Aurea e della Meta Sudans, nonché la tutela di ogni altro monumento o immobile, ricompreso nell’area archeologica dell’Accordo, già di competenza della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale.
Con il decreto impugnato dal Comune di Roma, il Ministero ha quindi reso solo più semplice, per quanto di propria competenza, l’attuazione del citato Accordo. Viene infatti stabilito che il Direttore del nuovo Parco sarà il solo soggetto del Ministero ad essere competente sull’area compresa nell’Accordo e agirà quale unico interlocutore con il Comune di Roma.
Il nuovo Parco archeologico del Colosseo consente al Ministero di avere una struttura dirigenziale di livello generale dedicata esclusivamente alla tutela, alla gestione e alla valorizzazione dei siti più visitati d’Italia.
Al Parco si applicano tutte le disposizioni già dettate per i musei e i parchi archeologici di rilevante interesse nazionale. Il direttore sarà individuato mediante apposita procedura di selezione pubblica internazionale, bandita il 27 febbraio 2017, anch’essa impugnata dal Comune di Roma. Il 14 aprile si è chiuso il termine per la presentazione delle domande: sono 84 i candidati che saranno valutati da una commissione composta da esperti di chiara fama, già istituita. La procedura si concluderà entro il 30 giugno 2017.
Le risorse derivanti dai biglietti del Parco archeologico del Colosseo contribuiranno:
– per un 80% alla tutela e valorizzazione di tutti i beni culturali statali presenti nel territorio di Roma, di cui il 50% a quelli siti nell’area archeologica centrale e il 30% a quelli nel restante territorio della città, di competenza della Soprintendenza speciale di Roma;
– per un 20%, come già avviene dal 2015 per tutti i musei e i luoghi della cultura dello Stato, al sostegno dell’intero sistema museale nazionale.
Mai, in passato, il Colosseo ha trasferito risorse al comune di Roma.
Il decreto impugnato dal Comune di Roma ha completato il processo di riforma dei musei e dei parchi archeologici statali, riconoscendo finalmente loro una vera autonomia, come avvenuto già, sempre a Roma, per Ostia antica, il Museo Nazionale Romano, il Museo di Villa Giulia, la Galleria Borghese, le Gallerie nazionali d’arte antica, la Galleria Nazionale d’arte moderna, e l’Appia antica”.