
La quindicesima edizione di Strati della Cultura, appuntamento nazionale dell’Arci sulle politiche culturali che si è svolto dal 13 al 15 ottobre, ha visto la partecipazione di circa duecento persone, tra operatori dell’associazione, ospiti, esperti ed artisti. Le riflessioni e i dati presentati dagli interventi di Annalisa Cicerchia dell’Istat, Sandra Aloia della Fondazione Compagnia di San Paolo, Flavia Barca di Acume e di Ezio Manzini del Politecnico di Milano, hanno messo in evidenza molti aspetti negativi legati alla diminuzione della partecipazione culturale nel nostro Paese ma anche diversi elementi che fanno intravedere nuove piste di lavoro per le organizzazioni culturali e sociali come l’Arci.
“Purtroppo – spiega l’Arci – è un dato di fatto la poca attenzione che il Ministero della Cultura e molte amministrazioni locali pongono nell’analisi della domanda di partecipazione culturale con la conseguente debole riposta in termini di politiche e fondi a disposizione. Come più volte ricordato, la Cultura non è ancora considerata come ‘servizio pubblico essenziale’ né come elemento fondamentale per il benessere delle persone o come attivatore di quell’ascensore sociale che può far evolvere in meglio la società contemporanea. Non porre la necessaria attenzione alla dinamica della domanda di cultura rischia di far scivolare rapidamente da un ‘collettivo dal vivo’ ad un ‘individuale sul divano’. Le diseguaglianze economiche, maggiori nel nostro mezzogiorno e nelle aree interne del Paese, aggravano la situazione e portano con sé un acuirsi anche dello scarto tra maschi e femmine nella possibilità di partecipare alle attività culturali”.
“A fronte di questo panorama, non certo confortante, si registra invece una crescita di quelle attività culturali che hanno una forte dimensione ‘relazionale’, dove la partecipazione attiva delle persone nella organizzazione delle attività e nella co-progettazione delle stesse è reale. Spazi culturali di comunità come i circoli dell’Arci, diventano sempre più hub sociali a vocazione culturale, dove l’elemento fiduciario tra persone e interessi che si condividono diventano centrali. Ci siamo chiesti se le organizzazioni culturali non profit sono pronte a diventare ‘costruttori di comunità’ e incubatori di attività culturali collaborative, calibrando la richiesta di partecipazione attiva con il tempo del non-lavoro sempre più scarso.
Una delle risposte ai cambiamenti in atto – è anche il costante lavoro dell’associazione in progetti di educazione alla cittadinanza per promuovere il protagonismo giovanile. La complessità delle sfide, culturali e non solo, che dobbiamo affrontare richiedono una consapevolezza e una comprensione critica del mondo di oggi, della sua storia, delle condizioni attuali e delle interdipendenze globali, com’è stato sottolineato dai tanti interventi istituzionali come quelli degli onorevoli Massimiliano Smeriglio, parlamentare europeo, Francesco Verducci, parlamentare italiano e da Maria Cristina Rosaria Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale Giovani – CNG. Molti gli interventi di coordinatori di progetti nazionali dell’Arci e dei giovani volontari impegnati nel servizio civile universale che hanno portato in dote tutta la loro passione ed impegno per un mondo migliore”.
Tra gli appuntamenti di spettacolo che hanno animato Bagnacavallo, straordinario paese della Romagna ricco di spazi culturali suggestivi, si segnala l’anteprima al Teatro Goldoni di “Libia” della compagnia ErosAntEros, tratto dall’omonimo libro di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (Mondadori 2019) alla quale ha partecipato anche l’autore Costantini.