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Farm-Cultural-ParkLa Farm Cultural Park, uno degli esempi più riusciti di impresa culturale e creativa del Mezzogiorno con un risvolto importante in termini di rigenerazione del territorio e di benefici economici e turistici per la città (senza considerare l’alto livello di produzione culturale contemporanea e di integrazione sociale), è messa seriamente a rischio da quello che appare come un atto di ottusa burocrazia. La storia, che ha dei risvolti grotteschi, diventa critica qualche giorno fa pur affondando le radici in fatti meno recenti. Ora il mondo culturale, imprenditoriale e politico è in fermento e da qualche giorno è in corso un tam tam che ha portato già a una petizione su Change.org e a un incontro mercoledì prossimo a Roma con i membri Pd della Commissione Cultura della Camera guidati da Anna Ascani, responsabile del settore per il partito.

Farm Cultural Park

Dal 2010 a Favara (AG) una comunità stimolata dall’iniziativa di Andrea Bartoli e Florinda Saieva ha rigenerato a proprie spese uno dei tanti spazi di degrado del paese (detto “i sette cortili”), come ce ne sono tanti purtroppo in ognuna delle nostre città. Ospitando artisti e architetti, artigiani e creativi, bambini e turisti, Farm Cultural Park ha contribuito a fare di Favara un centro di eccellenza internazionale di arte e rigenerazione urbana, un luogo visitato da decine di migliaia di persone ogni anno provenienti da ogni parte del mondo, che partecipano attivamente alle iniziative proposte da quella comunità. A distanza di sette anni (in realtà già da almeno tre anni) Farm Cultural Park è diventata una delle attrazioni turistiche più importanti della Provincia di Agrigento. Nonostante i risultati raggiunti, enormi sfide economiche e gestionali devono essere affrontate non solo per mantenere le posizioni acquisite dalla città ma addirittura per accrescerle. Farm Cultural Park da sempre sostenuta dai suoi Fondatori e da pochi privati e imprese, oggi fa grande fatica a portare avanti la propria missione di costruzione di identità e di dimensione di futuro e che in mancanza di urgenti soluzioni di sostenibilità rischia di dover cessare la propria attività a brevissimo termine.

Il caso

E di questo i responsabili dell’iniziativa ne hanno parlato con l’amministrazione cittadina che si è mostrata disponibile a sostenere il progetto. Un primo passo sarebbe stato quello di poter chiedere e ottenere una volta per tutte, l’occupazione onerosa di spazi ed aree pubbliche ove risiedono opere d’arte e installazioni e che ospitano continuamente attività culturali. Il 28 giugno 2017 Farm Cultural Park presenta denuncia di occupazione generale di spazi ed aree pubbliche e dopo aver quantificato con l’Ufficio competente la liquidazione della somma da corrispondere a titolo di occupazione, provvede lo stesso giorno al pagamento di un bollettino di conto corrente postale di euro 1.437,18 (per i primi sei mesi anticipati). Una settimana dopo la Squadra di Vigilanza Edilizia di Favara, chiamata da un signore che vive all’interno dei “Sette cortili” perché non riusciva a far uscire la propria macchina dal parcheggio, rileva due occupazioni abusive relative a due istallazioni della Farm. Abusive, sia chiaro, perché ancora gli uffici non avevano autorizzato la richiesta del 28 giugno, con i relativi pagamenti, di occupazione di suolo pubblico. I responsabili della Farm Cultural Park vengono poi a conoscenza due giorni fa (non direttamente dall’amministrazione, ma da un giornalista) dell’esistenza di un’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi emanata dagli uffici del Comune di Favara che li obbliga ad adempiere alla prescrizione entro 90 giorni e che prevede pure una sanzione amministrativa da 2.000 a 20.000 euro. “E’ chiaro – scrive Andrea Bartoli, fondatore di Farm Cultural Park -, avverso questa Ordinanza, qualora non venisse rimossa in autotutela, ricorreremo contro il T.A.R., gli organi competenti di grado superiore, la Corte di Giustizia Europea. Raccoglieremo le firme, scriveremo alle Università, al Presidente della Repubblica, al Capo del Governo e persino al Papa. Ovviamente anche alla Procura della Repubblica”. L’amministrazione Cinquestelle della città dice di aver appreso dell’atto degli uffici civici ormai a giochi fatti.

L’incontro alla Camera dei Deputali

Mercoledì alla Camera dei Deputati Anna Ascani (neoresponsabile del Pd per la Cultura) con i membri dem della commissione Cultura di Montecitorio Irene Manzi, Roberto Rampi e Giulia Narduolo (tutti e quattro impegnati in maniera attiva e appassionata nel sostenere le imprese culturali e creative del Paese) incontreranno i responsabili dell’impresa nella speranza di poter fare qualcosa. Spiega ad AgCult Irene Manzi, tra l’altro relatrice alla Camera della proposta di legge (presentata da Anna Ascani) proprio sul sostegno alle imprese culturali e creative: “Stiamo cercando di sollecitare l’amministrazione a risolvere le problematiche di carattere burocratico che sono emerse per non perdere una realtà positiva che è a tutti gli effetti un’impresa culturale e creativa. Ha prodotto un indotto in termini turistici molto significativo: hanno aperto a Favara – una realtà del Mezzogiorno dove è più difficile avviare imprese di questo tipo – tanti nuovi Bar, ristoranti e Bed&Breakfast. Ma soprattutto va segnalato il rilievo in termini di produzione culturale contemporanea e di integrazione sociale. Vogliamo sollecitare l’amministrazione di Favara – prosegue Manzi – a considerare il valore di questa realtà e ad avviare un tavolo, risolvere i problemi burocratici e a non a intervenire a colpi di provvedimenti amministrativi e ordinanze”.

La petizione su change.org

Sulla vicenda della Farm Cultural Park si sono mossi in tanti, in tutt’Italia. Sul web, nei messaggi e nelle chat si è animato nel finesettimana un lungo passaparola e ieri è stata anche lanciata una petizione su Change.org, piattaforma che ospita tante iniziative nate “dal basso” e che spesso faticano a trovare spazio altrove. “Ogni anno Farm ospita nuovi artisti – si legge nella petizione lanciata su change.org -, chiedendo l’autorizzazione per le installazioni che riguardano gli spazi pubblici. Quest’anno, mentre un ufficio del Comune stava lavorando la consuetudinaria pratica delle installazioni regolarmente presentata (con importo richiesto per l’occupazione del suolo pubblico già corrisposto da Farm), un altro della stessa Amministrazione rilevava l’abusività delle installazioni ordinandone lo sgombero e somministrando una sanzione amministrativa pecuniaria”. E ancora: “Quanto sta accadendo a Farm Cultural Park, a Favara – luogo simbolo di un nuovo modo di ripensare comunità e luoghi dell’abitare – non è un problema locale, ma è una questione di tutte e tutti noi che quotidianamente si muovono nel mondo sempre più dirompente delle imprese culturali e creative, di chi sa che solo attraverso la cultura siamo in grado di uscire dalle molteplici crisi che ci affliggono”.

Il premio Cultura di gestione del 2011

A settembre la Commissione Cultura della Camera avvierà un’indagine sulla diffusione della Cultura in Italia e sulle buone pratiche. “Questa esperienza rientra a pieno titolo nelle best practice delle imprese culturali e creative” aggiunge Manzi. Che ricorda come già nel 2011 la Farm Cultural Park ricevette il premio Cultura di Gestione di Federculture avendo sviluppato, si legge nelle motivazioni del premio, “un processo integrato di riqualificazione del centro storico del Comune di Favara. La destagionalizzazione del turismo, l’eccellenza nelle diverse forme di espressione artistica e la mission sociale sono le tre anime del progetto, il cui valore innovativo, in una terra come la Sicilia, risiede anche nell’educazione al bello ed al rispetto della res publica”. E addirittura si segnalava nelle motivazioni proprio “la ristrutturazione eco-compatibile degli edifici, salvati dall’abbandono”, che ha prodotto “la rigenerazione della città, suscitando una grande attrazione nei giovani artisti siciliani e stranieri, e ha reso un piccolo centro di grande pregio architettonico un museo diffuso di arte e cultura del contemporaneo”.

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