Due alberi di bronzo – di 18 e 9 metri – che intrecciano i loro rami per sollevare a 5 metri di altezza un blocco di marmo scolpito di 11 tonnellate. Il tutto sul marciapiede di Largo Goldoni a Roma. Stiamo parlando della grande scultura “Foglie di Pietra” di Giuseppe Penone che dal 22 maggio occupa lo spazio antistante palazzo Fendi che si affaccia su via del Corso. Ed è proprio Fendi ad aver regalato questa opera alla Capitale.
Installata nel contesto architettonico di Roma, l’opera attiva una serie di letture e associazioni tra vari momenti della storia millenaria della Città eterna. “Quando si interviene in uno spazio pubblico – spiega Giuseppe Penone intervenendo alla presentazione dell’iniziativa al Palazzo della Civiltà a Roma – il problema dell’opera è molto più complesso rispetto a una opera che viene inserita in un contesto museale. Quando si visita un museo si vuole vedere l’arte, in uno spazio aperto, invece, l’opera dialoga con tutti gli elementi che sono attorno, compresi i passanti che non hanno intenzione di vedere un’opera d’arte”.
Giuseppe Penone è una figura fondamentale nella storia dell’arte contemporanea. Sin dalle prime opere legate al movimento d’avanguardia dell’Arte Povera negli anni Sessanta, Penone si è imposto come uno dei più grandi maestri nel panorama dell’arte internazionale. Le sculture di Penone combinano un’attenta ricerca sui materiali quali legno, cera, pelle, marmo e bronzo, con una fascinazione per le forze trasformative della natura.
Dopo una serie di installazioni scultoree negli spazi pubblici di varie città – da Parigi a Francoforte e New York -, con Foglie di Pietra Penone interviene nel paesaggio e nella storia di Roma inserendo una presenza inattesa ma integrata nel contesto urbano della Capitale.
“Nel caso specifico – racconta l’artista -, le difficoltà nel realizzare questa opera erano legate a uno spazio non molto ampio, con un grande passaggio di gente. C’era bisogno di non occupare lo spazio a terra. Da qui nasce la scelta di un’opera che si erge in altezza ma che occupa poco spazio al suolo. Sollevare un peso così importante come un blocco di marmo da 11 tonnellate, in un pubblico normale provoca un senso di stupore e di meraviglia. E questo stupore apre alla riflessione sull’opera stessa. Lo stupore ha il compito di veicolare l’interesse sul contenuto dell’opera: cioè la realtà che ci circonda, l’architettura che è presente a Roma basata sul naturalismo sulla forma dell’albero e dei suoi elementi. Per questo il titolo dell’opera è ‘Foglie di Pietra’”.
La scultura è però anche una riflessione sulla natura dei materiali. “Per questo – spiega Penone – ho scolpito nel blocco di marmo quello che è la memoria fisiologica della materia seguendo le vene del marmo. A fianco c’è anche un capitello corinzio. È la memoria umana nel marmo. Averlo sollevato dal suolo sottolinea la forza vitale della gravità e ci fa pensare che le rovine di Roma sono nel sottosuolo e che, come è avvenuto in passato, un giorno la città potrebbe arrivare al livello attuale dall’opera”.
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