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Una legge praticamente vuota. Luigi Gallo, membro in quota M5S della Commissione Cultura della Camera, è insoddisfatto della proposta di legge – trasmessa all’Aula di Montecitorio e in attesa di essere calendarizzata – che disciplina e promuove le imprese culturali e creative. Ma il Movimento 5 Stelle non starà a guardare e in Assemblea tenterà “di rendere più sostanzioso il provvedimento, di riportarlo al suo disegno originale”, spiega Gallo ad AgCult. L’esponente cinquestelle ricorda il “buon lavoro fatto in sede di comitato ristretto” mettendo a punto un testo “in grado di aprire a soggetti nuovi questo settore, così da dare nuova vitalità”. Oggi, aggiunge, “la proposta di legge è quasi vuota: ci sarà una definizione, ci sarà un elenco stilato dal governo, attraverso un decreto del Mibact, che speriamo non finisca per escludere soggetti da eventuali bandi culturali che non siano all’interno di criteri troppo rigidi”.

Imprese culturali e Art Bonus

Sia la prima firmataria Anna Ascani (Pd) sia la relatrice in commissione e in Aula Irene Manzi (Pd) hanno dichiarato ad AgCult che il lavoro fatto non andrà perso, anzi. Entrambe hanno manifestato l’impegno a riprendere il discorso degli incentivi fiscali ed economici in sede di Legge di Bilancio a fine anno e di cercare di recuperare l’aspetto della concessione di immobili alle imprese culturali e creative attraverso lo strumento dell’Art Bonus. Una soluzione che non convince i Cinquestelle. “A sentire la maggioranza, l’Art bonus è la soluzione a tutti i problemi culturali del Paese. Ogni volta che c’è un problema il governo trova questa soluzione in calcio d’angolo. Quando si ricorre all’art bonus per risolvere i problemi vuol dire che c’è una deviazione rispetto ai principi originali”, ironizza Gallo. Che poi ricorda: “La prima versione dell’Art bonus l’abbiamo condivisa anche noi e abbiamo ottenuto risultati per la trasparenza e, grazie ai nostri emendamenti, la creazione del portale”.

La politica culturale in Italia

Secondo il Movimento 5 Stelle in Italia c’è ancora molto da fare per la cultura. “Il nostro Paese – sottolinea Gallo – è ultimo negli investimenti culturali sia per Pil che per spesa pubblica. È questo che va cambiato. Il fatto che questa legge è stata depotenziata è la dimostrazione che la cultura, come l’istruzione, resta la cenerentola per tutte le forze politiche che governano in questo momento. Il governo deve smetterla di limitarsi alle briciole. Purtroppo la nostra commissione è una catena di montaggio di piccoli provvedimenti localistici senza un respiro più ampio. Queste iniziative non sono mai l’occasione per fare un ragionamento strutturale da estendere a tutto il territorio nazionale. Non si fa perché per farlo ci sarebbe bisogno di risorse che questo governo non ha messo a disposizione del settore”.

Anche il ministro della Cultura Dario Franceschini (che pure “ha fatto cose buone”) non si salva dalle critiche dell’esponente pentastellato. “Il paese non si è accorto di un rilancio del settore culturale. Anche l’aumento delle visite nei musei da solo non basta. Se non aumenta la cultura artistica dell’intero Paese, se non c’è una vera connessione tra il mondo scolastico, l’istruzione e la cultura (il che potrebbe essere ottenuto adottando anche un sistema educativo diverso) non si ottiene granché”.

Anniversari e manifestazioni culturali

Le critiche al meccanismo della “catena di montaggio di piccoli provvedimenti localistici” coinvolge anche le leggi all’esame del Parlamento su anniversari e singole manifestazioni culturali. Spiega Gallo: “Non accettiamo la logica che un deputato che ha un bene culturale da tutelare nel suo territorio scrive una legge, istituisce una fondazione, un giorno di memoria o altro per rispondere ad esigenze localistiche. Tutte le esigenze dei territori meritano di essere affrontate, ma con normative chiare e oggettive per tutti. Questo approccio darebbe la dinamicità giusta al settore che si vuole promuovere”.

La soluzione potrebbe essere una legge quadro. “Facciamo una legge quadro sugli anniversari, facciamo una legge quadro sulle esperienze culturali internazionali. Il Parlamento – conclude Gallo – non può essere impiegato settimana dopo settimana a sfornare singole leggine. Occupiamo oltre 600 deputati per approvare ogni volta una leggina di un singolo territorio. Che poi oltretutto finiscono spesso in un nulla di fatto per via della doppia lettura al Senato, dove i numeri della maggioranza sono molto più traballanti”.

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