
“L’archeologia non serve solo a comprendere il passato ma a costruire il presente e il futuro”. Cosi la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, nella conferenza stampa di commiato dal MArTA dopo averlo guidato per sette anni. “Ringrazio il personale del Museo che in questi anni ha lavorato con grande spirito di abnegazione e passione nonostante quasi il 70% di carenza di organico; ringrazio tutto il personale di Accoglienza, Fruizione e Vigilanza per la sicurezza e la garanzia dell’apertura del Museo perché è stata davvero molto complicata. Inoltre voglio ringraziare i Sindacati, la RSU, le parti sociali perché in questi anni l’attività è stata svolta con massima stima reciproca”, ha sottolineato Degl’Innocenti che ha aggiunto: “Il lavoro svolto non sarebbe stato possibile senza l’intervento di tutta la comunità. Taranto ha sempre avuto una grande volontà di riscatto e autorevolezza che si basa su un passato importante. Il MArTA è stato esportato al Museo Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires in Argentina con 60 opere in mostra, mettendo in luce il ruolo importante di Taranto come antica capitale culturale del Mediterraneo occidentale, la “Parigi del mondo antico”. In questi anni abbiamo lavorato con una visione in cui il passato, il presente e il futuro sono sempre stati coesi e l’archeologia è stata in costante dialogo con la contemporaneità. Abbiamo fatto un lavoro collettivo con il territorio in modo che il museo, nato con la nascita della città moderna di Taranto alla fine dell’800, potesse fortificare la sua vocazione identitaria e il “significato singolare plurale” di Magna Grecia”.
La direttrice ha poi continuato: “Abbiamo aperto il museo alla città e abbiamo trovato professionalità di grande valore in tutte le istituzioni, associazioni, università e centri di ricerca. Ma una grande forza di questa città è stato l’impegno delle istituzioni: la Prefettura, la Questura, i Carabinieri, la Marina Militare, la Regione Puglia e l’Amministrazione Comunale a cui va un grande plauso perché sta contribuendo in modo decisivo alla rinascita di Taranto”. Si tratta di un bilancio in cui le attività di ricerca e di digitalizzazione del Museo continueranno anche in futuro attraverso progetti creati in questi anni. “La forza di Taranto”, ha rimarcato Degl’Innocenti, “consiste soprattutto nella comunità e nell’associazionismo. Il vuoto istituzionale vissuto alcuni anni fa ha fatto sì che la città riprendesse forza intorno a un grande progetto comune identitario e di comunità. Quando arrivai al museo il 1 dicembre 2015, trovai l’ottimo lavoro di allestimento del primo piano realizzato dalle Soprintendenze ed il secondo piano del MArTA in cantiere e non ancora aperto al pubblico. Durante un dibattito mi venne chiesto se avessi letto un libro che parlava di Taranto come “città problema”, oggi direi “Taranto città opportunità” perché è un grande cantiere non soltanto urbanistico ma anche di idee dallo spirito territoriale molto forte e al contempo internazionale, Taranto al centro di un Mediterraneo che unisce e non divide”.
Degl’Innocenti ha quindi parlato del suo legame con la città destinato ad andare oltre il mandato al MArTA. “Per me è un momento difficile lasciare perché non si è trattato di un semplice lavoro, ma anche di una missione di vita e purtroppo come ogni percorso, ha un termine. Sono stata onorata di essere stata per sette anni una dipendente del Ministero della Cultura perché ha grandi professionalità che possono insegnare ed essere da esempio per tutto il mondo. In vista del mio mandato in scadenza, ho vinto la selezione pubblica europea del Comune di Bologna, ma avrò la possibilità di tornare spesso a Taranto dal momento che i sindaci dei due Comuni stanno stipulando un protocollo di intesa”. La ricerca, l’educazione e la formazione rappresentano i valori alla base del piano strategico del MArTA che hanno consentito di raggiungere importanti obiettivi molto positivi nonostante la carenza di organico. “All’inizio non è stato facile perché il Museo era un cantiere e il secondo piano doveva essere terminato”, sottolinea la direttrice: “Il MArTA è passato da una gestione di museo-ufficio della Soprintendenza Archeologia della Puglia a Museo ad autonomia speciale, quindi con un bilancio autonomo e per la prima volta autonomo in vari aspetti gestionali, non semplici – il museo è diventato anche Stazione Appaltante – che hanno richiesto molto lavoro e tanta dedizione. Quando sono arrivata mi sembrava una città che aveva perduto la sua memoria e una città che non ha memoria, consapevolezza del proprio passato, delle sue radici e della sua identità, non può produrre sviluppo. Inclusione, democrazia culturale e accoglienza non sono in contraddizione con la ricerca, l’accademia e il lavoro scientifico, ma fanno parte della stessa missione del museo. Lo abbiamo dimostrato. Ora questo è un Museo aperto, centro di ricerca e educazione, luogo di dialogo, attivatore di cittadinanza attiva e propulsore culturale ed economico – ha concluso – e sono certa che riuscirà a progredire ulteriormente, anche senza di me”.