Le periferie come luogo non solo da tutelare, ma dove introdurre innovazione, creatività e lavoro di grandi maestri e di giovani talenti. In un secolo che sarà quello “degli investimenti nelle periferie urbane, perché sono il luogo dove si giocano tutte le sfide di questo tempo”. Lo ha rimarcato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nel corso del suo intervento al convegno “Futuro periferie: la cultura rigenera” che si è tenuto a Roma presso l’ex Cerimant di Tor Sapienza. Presente, tra gli altri, il premier Paolo Gentiloni. Il numero uno del Collegio Romano ha ribadito “la volontà del governo di investire concretamente e operativamente sul tema delle periferie urbane”.
“Abbiamo scelto questo luogo straordinario ma anche simbolico di quello che si potrebbe riuscire a realizzare in Italia. Il complesso passa prevalentemente, con l’accordo firmato ieri, al Mibact; il progetto è stato già finanziato con 40 milioni di euro all’interno della delibera del Cipe dell’1 maggio 2016. Quaranta milioni sono una cifra importante ma è evidente che per le dimensioni incredibili di questo luogo sono risorse utili solo per un avvio”.
L’ex Cerimant, aggiunge Franceschini, “è un luogo simbolico perché Tor Sapienza è stato teatro di molte tensioni sociali anni fa, tensioni difficili da risolvere. Questo luogo – che avrà una destinazione che sarà multifunzionale, in parte depositi, in parte attività culturali, in parte industrie creativi – può essere il luogo che vince la sfida di invertire i flussi: non le persone delle periferie urbane che vanno nei centri storici, ma invertire i flussi”.
“Qui dentro arrivano i binari direttamente dalla stazione Termini, questo consente delle modalità di spostamento molto più agevoli. Sarà un grande recupero urbanistico e una dimostrazione che le periferie possono diventare attrattori di flussi di persone attorno ad attività originali e innovative. Qui davvero si può gestire uno dei progetti più ambiziosi dei prossimi anni nel nostro paese, che sta perfettamente dentro la filosofia su cui i governi Renzi e Gentiloni si sono mossi”.
“Prima al Mibact – ricorda Franceschini – non esisteva una Direzione che si occupava di arte e architettura nelle periferie urbane, ma è evidente che a fianco di un lavoro di tutela di ciò che le generazioni precedenti ci hanno lasciato, si può fare un investimento sul presente: arte e architettura contemporanea. Le nostre soprintendenze devono costruire e trovare competenze nuove per affrontare il tema delle periferie urbane”.
“Abbiamo vinto negli scorsi anni la sfida della tutela dei centri storici, ma non ci siamo dedicati sufficientemente al nuovo. Quindi penso che questo secolo sarà quello degli investimenti nelle periferie urbane, perché sono il luogo dove si giocano tutte le sfide di questo tempo, la sfida della crescita demografica, la sfida dell’emarginazione e dell’integrazione, e sono anche il luogo in cui si può giocare la sfida dell’innesto dell’architettura contemporanea. Quindi un luogo non solo da tutelare ma dove introdurre innovazione, creatività, il lavoro di grandi maestri e di giovani talenti. Siamo all’inizio di una grande sfida che ci farà vincere in questo secolo la sfida delle periferie urbane”.
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