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Grande dolore per l’immagine dell’Italia all’estero e per quello che questa sentenza comporterà nella pratica. E subito il ricorso al Consiglio di Stato sul quale trapela “ottimismo” dal Mibact. È un Dario Franceschini dispiaciuto ma non rassegnato difronte alla sentenza del Tar del Lazio che ha annullato la nomina di cinque direttori di musei di ‘interesse nazionale’. Si tratta dei direttori dei musei di Mantova e Gallerie estensi di Modena, museo archeologico di Napoli, Taranto e di Reggio Calabria. In pratica, cinque dei primi 20 direttori nominati con selezione pubblica internazionale in base alle norme previste dalla Riforma del sistema museale del 2014. “Sono un avvocato e un uomo politico di una certa esperienza – ha spiegato a margine di un evento al Mibact -, quindi so bene che le sentenze vanno contrastate nelle sedi proprie giurisdizionali, non vanno commentate ma vanno rispettate. Ma detto questo mi chiedo che figura fa il nostro paese con il resto del mondo, la riforma dei musei italiani ha fatto discutere il mondo della cultura e ha ricevuto apprezzamenti ovunque”.

I ricorsi

I due ricorsi si riferiscono alla nomina del direttore di Palazzo Ducale di Mantova e della Galleria Estense di Modena e dei direttori dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Nella prima e più articolata sentenza (n. 6171/2017) i magistrati hanno puntato il dito contro i criteri di valutazione dei candidati ammessi, dopo la selezione dei titoli, al colloquio, dal quale è scaturita, per ciascun museo, una terna sulla base della quale il ministro e il direttore generale dei musei hanno poi scelto il direttore. Criteri dalla natura ‘magmatica’, che non consentono, hanno scritto i giudici, di ‘comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato’. Censura riproposta anche nell’altra decisione (la n. 6170).

Ci sono, però, altri due motivi proposti dalla prima ricorrente e ritenuti fondati dal Tar. Intanto, il fatto che il colloquio sia avvenuto a porte chiuse (alcuni candidati sono stati sentiti, senza la presenza di uditori estranei, via skype perché in Australia o negli Stati Uniti). Invece, ha sottolineato il Tar, “occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso al locale”. Infine, il bando “non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani”, perché nessuna norma derogatoria consente al ministero di reclutare dirigenti pubblici Oltralpe.

Le ragioni del Mibact

I rilievi avanzati dal Tar investono tre aspetti: cittadinanza dei nominati, trasparenza della procedura e criteri di valutazione. Al riguardo, per agevolare il lavoro delle redazioni, il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo precisa che:

CITTADINANZA – Il diritto europeo e il principio di libera circolazione dei lavoratori nella Ue, confermato da una pluriennale giurisprudenza della Corte di giustizia e più di recente dal Consiglio di Stato, consentono il conferimento di incarichi dirigenziali a cittadini comunitari. Il TAR del Lazio sembra aver applicato in modo molto restrittivo la legge sul pubblico impiego (art. 38 d.lgs n. 165 del 2001) ignorando quindi i progressi fatti con la successiva giurisprudenza sia italiana che comunitaria.

TRASPARENZA – La procedura è stata trasparente e pubblica, ogni passaggio è stato pubblicato sul sito del Ministero, i colloqui non sono avvenuti a ‘porte chiuse’ e sono stati integralmente registrati su file audio accessibili come tutti gli altri atti della selezione. La selezione è avvenuta nel rispetto dei più alti standard internazionali, garantiti da una commissione di elevato profilo scientifico, composta da figure apicali di importanti istituzioni culturali europee.

CRITERI DI VALUTAZIONE – I candidati in possesso dei requisiti previsti e pertanto ammessi alla selezione sono stati valutati dalla commissione, oltre che in base ai criteri della legge sul pubblico impiego (art. 19 comma 1 della 165/2001), tenendo conto dei titoli di studio e delle pubblicazioni, delle esperienze professionali, delle capacità tecnologiche e linguistiche, della conoscenza del patrimonio culturale italiano e dell’organizzazione del MiBACT. I candidati ritenuti più idonei, fino a un massimo di 10, sono stati convocati per un colloquio che ha portato all’identificazione per ciascun museo di una terna di nomi, a cui sono stati attribuiti, così come previsto dai più avanzati standard internazionali, tre categorie di giudizio (A, B e C) – corrispondenti a precise fasce di punteggio – e da cui è stata effettuata la scelta finale del direttore.

La procedura di selezione dei direttori

L’intera procedura di selezione si è svolta in conformità non solo con il diritto europeo e nazionale, ma anche con i più elevati standard internazionali, come riconosciuto dall’International Council of Museums (Icom).

La selezione dei direttori è stata effettuata da una commissione di altissimo profilo scientifico presieduta dal presidente della Biennale di Venezia e che tra i suoi componenti vedeva autorevoli personalità del panorama culturale internazionale come il direttore della National Gallery di Londra, il rettore del Wissenschaftskolleg di Berlino e l’attuale consigliera culturale del presidente Macron.

Musei: i numeri della riforma Franceschini

La riforma Franceschini ha costituito una vera e propria rivoluzione del sistema museale italiano. I musei hanno conosciuto un forte innovazione gestionale e tariffaria, da semplici uffici delle Soprintendenze sono diventati istituti dotati di autonomia amministrativa e scientifica, nel caso dei più importanti, con direttori selezionati attraverso un bando internazionale.

I risultati sono straordinariamente positivi: il periodo successivo alla riforma ha infatti visto incrementare il numero di visitatori, sia quelli a pagamento che quelli gratuiti, e gli incassi dei principali musei e parchi archeologici statali. Dal 2013 al 2016 è di oltre 7 milioni la crescita del numero dei visitatori – che sono passati da 38,5 milioni a 45,5 milioni (+18%) – mentre gli incassi sono aumentati di quasi 50 milioni di euro – dai 126 milioni di € del 2013 ai 174 milioni di € del 2016 (+38%). Le forme innovative di promozione hanno riavvicinato gli italiani al proprio patrimonio culturale: la prima domenica gratuita del mese è ormai un appuntamento fisso per famiglie e turisti.

Ecco di seguito i dati che riguardano i musei oggetto della sentenza del Tar del Lazio. Confrontando i numeri del 2016 con quelli pre-riforma del 2014 si riscontra che:

• i VISITATORI del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria sono aumentati di 14.600 unità (pari al +7,5%); quelli del Museo Archeologico Nazionale di Napoli di 102.000 unità (+29,1%); quelli del Palazzo Ducale di Mantova di 157.100 unità (+76,2%); quelli del Museo Archeologico Nazionale di Taranto di 34.500 unità (+72%), anche la Galleria Estense, che ha riaperto nel maggio del 2015 a seguito della chiusura forzata causata dai danni del terremoto del maggio 2012, sta registrando numeri molto significativi: +7% di visitatori solo nell’ultimo anno;

• i RICAVI del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria sono aumentati di circa 300mila €; quelli del Museo Archeologico Nazionale di Napoli di circa 571.500 €; quelli del Palazzo Ducale di Mantova di circa 880mila €; quelli del Museo Archeologico Nazionale di Taranto di 102.730 €; anche la Galleria Estense, che ha riaperto nel maggio del 2015 a seguito della chiusura forzata causata dai danni del terremoto del maggio 2012, sta registrando numeri molto significativi: +60% di ricavi solo nell’ultimo anno.

Le sentenze del Tar:

La sentenza relativa alla direzione di Palazzo Ducale di Mantova e della Galleria Estense di Modena

La sentenza relativa al direttore di Paestum e dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria

La dichiarazione di Franceschini a margine di un evento al Mibact:

 

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