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In occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018, la commissione Cultura del Parlamento europeo organizza lunedì e martedì a Bruxelles una riunione della commissione interparlamentare sul “Patrimonio culturale europeo”, organizzata attorno a tre aree tematiche: Cultura e identità; conservazione e restauro del patrimonio culturale; patrimonio culturale e istruzione.

L’obiettivo di questo evento – che riunisce deputati del Parlamento europeo, membri dei parlamenti nazionali, coordinatori nazionali dell’Anno europeo del patrimonio culturale e stakeholder – è quello di promuovere il dibattito, discutere la normativa, condividere esperienze a livello nazionale ed esplorare azioni e idee future su come garantire un’eredità a lungo termine per l’Anno oltre il 2018.

Lunedì si terranno dalle 15 i tre panel, introdotti rispettivamente dall’europarlamentare dem Silvia Costa, da Mircea Diaconu e da Sabine Verheyen. Martedì interverrà invece il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e il segretario generale di Europa Nostra, Sneška Quaedvlieg-Mihailović. Le conclusioni saranno affidate al Commissario europeo per la Cultura, Tibor Navracics, e alla presidente della commissione Cultura del Pe, Petra Kammerevert.

E su questo tema si è tenuta negli scorsi giorni a Lipsia una riunione degli stakeholder, un’occasione per illustrare le varie misure messe in campo in occasione dell’Anno europeo dai paesi membri e per discutere su quale sia l’eredità che l’evento lascerà per i prossimi.

COSTA: QUESTA E’ LA NARRATIVA DELL’EUROPA

Nel corso dell’incontro a Lipsia, ha spiegato Silvia Costa ad AgCult, è stato sottolineato come sia stato giusto in quest’Anno europeo del patrimonio culturale “aver individuato alcuni asset come la tutela e la valorizzazione, la sostenibilità (anche del turismo), l’innovazione e la digitalizzazione. Importante anche la partecipazione dei cittadini, sulla spinta della Convenzione di Faro che ha aperto a una nuova concezione del patrimonio culturale”.

“Ci siamo interrogati su cosa fare dopo l’Anno europeo del patrimonio culturale”, ha aggiunto l’europarlamentare del Pd. “Verrà quindi stilato un rapporto dei singoli paesi per poter valutare i risultati e soprattutto le piste su cui lavorare”, ha aggiunto. “Abbiamo visto giusto quando abbiamo chiesto un Anno europeo, questa è la narrativa dell’Europa, oscurata negli anni della crisi, il più profondo motivo per cui il progetto europeo deve andare avanti”.

L’EREDITA’ DELL’ANNO EUROPEO DEL PATRIMONIO CULTURALE

Ma qual è l’eredità che lascerà l’Anno europeo del patrimonio culturale? Quattro in particolare, spiega la Costa, i temi su cui sarà necessario lavorare nei prossimi mesi.

  • Innanzitutto un coerente investimento nel budget della cultura, sia per il patrimonio ma anche per le imprese culturali, con riferimento alla leva economica e al ritorno indiretto in benessere e salute.
  • C’è poi il tema della governance: l’appello che è arrivato è che continui questo lavoro orizzontale anche con progetti integrati.
  • Definire poi una policy europea al di là dei programmi specifici
  • Infine la necessità di studiare un piano d’azione sul patrimonio culturale per il dopo Anno europeo. E’ stato chiesto che il piano veda la luce anche per mettere in sicurezza una serie di azioni che sono state intraprese.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Due sono gli appuntamenti importanti per analizzare e tirare le fila di quest’anno europeo del patrimonio culturale: il primo si terrà a Venezia il 22-23 novembre, il secondo sarà la chiusura dell’Anno a Vienna il 6-7 dicembre (per approfondimenti: Ue, un “Patrimonio da curare” con interventi di qualità: conferenza a Venezia il 22 e il 23 novembre).

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