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Sulla nuova definizione di museo “è in atto un dibattito su come possiamo aggiornarla alle sfide della contemporaneità”. Le differenze di opinione? “E’ un fatto naturale”

È il primo italiano a rivestire il ruolo di presidente di ICOM – l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali – e la sua nomina è arrivata nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria ed economica che ha colpito duramente anche il settore culturale. Alberto Garlandini, museologo ed esperto in gestione e promozione del patrimonio, avrà il (difficile) compito di rafforzare il ruolo di ICOM e aiutare il comparto verso una piena ripresa. Come? “investendo in almeno 3 aspetti: l’innovazione, le competenze e la partecipazione”, afferma Garlandini in un’intervista ad AgCult.

INNOVAZIONE E COMPETENZE: INVESTIRE SUI GIOVANI

Prima di tutto l’innovazione digitale, “che ha avuto un grande sviluppo durante il lockdown” ma che ha visto anche “l’aggravarsi del digital gap e ha creato ulteriori forme di diseguaglianza”: occorre puntare “sull’innovazione nella comunicazione e nel modo di agire ma facendo attenzione a non lasciare indietro nessuno”, prosegue Garlandini. Ci sono poi le competenze e “il ruolo delle persone nei musei”: istituzioni culturali che “sono prima di tutto conoscenze ed entusiasmo delle persone che ne garantiscono l’attività”. È necessario, secondo il neo presidente di ICOM, “salvaguardare le persone che lavorano nei musei e aprire a nuove competenze. I giovani sono portatori di entusiasmo e non possono essere lasciati da parte. Le nostre ricerche ci dicono che gli occupati nei musei reggono ma specialmente i giovani, che hanno rapporti temporanei, stanno soffrendo. Non bisogna perdere le loro conoscenze”. Il terzo aspetto su cui investire è “la partecipazione, l’apertura alle comunità e la capacità di parlare a tutti. I musei devono saper portare il patrimonio nelle comunità, avere un ruolo attivo ed essere protagonisti dei grandi dibattiti che attraversano le nostre società”.

RAFFORZARE IL RUOLO DI ICOM

ICOM svolge da sempre un ruolo di confronto, scambio di conoscenze ed esperienze tra i professionisti di tutto il mondo e “in questo momento così drammatico, con queste sfide nuove e impreviste, questo ruolo assume un peso ancora maggiore – sottolinea Garlandini -. ICOM deve essere sempre più la voce del patrimonio culturale per ribadire l’importanza dei musei per costruire un futuro migliore per le comunità”. L’organizzazione internazionale, oggi più che mai, deve “confermare il suo ruolo di piattaforma globale di discussione, con la capacità di valorizzare l’innovazione e di stare a stretto contatto con le comunità, il primo e il più importante riferimento”. Il compito di Garlandini, quindi, sarà quello di consolidare questa funzione, rafforzare “la capacità di ICOM di essere un luogo di scambio e di confronto tra le diversità, confermare l’attività dei musei al servizio della comunità, accentuarne il valore sociale, il raggiungimento dei grandi obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il ruolo sociale dei musei”. La nomina di un italiano alla guida di ICOM può fare la differenza: “è la testimonianza – spiega Garlandini – dell’importanza della museologia italiana che ha prodotto, e continua a produrre, un contribuito essenziale per la comunità internazionale. Gli italiani sono molto attivi in ICOM, a Kyoto ad esempio è stata approvata una risoluzione, che ha visto il contributo del comitato italiano, sulle misure per salvaguardare e migliorare la conservazione delle collezioni nei depositi”.

LE NUOVE SFIDE DEI MUSEI

Le istituzioni culturali di tutto il mondo stanno vivendo una situazione estremamente difficile: “Secondo i dati che abbiamo raccolto la maggior parte dei musei è ancora chiuso e quelli che stanno lentamente riaprendo hanno minori risorse e una quantità di restrizioni importanti”. Tutte le misure sanitarie, sottolinea Garlandini, “dovranno essere applicate rigorosamente. Dovranno essere implementate modalità innovative di accesso ai musei e anche ripensare profondamente il ruolo e le competenze del personale di sorveglianza e di comunicazione”. Necessario, inoltre, “attivare piattaforme digitali per il tracciamento e il monitoraggio dei visitatori, saranno necessari sistemi sofisticati di prenotazione delle visite per distribuire i visitatori nei luoghi e nel tempo riuscendo a mettere in rete i musei sullo stesso territorio”. Una sfida “forte, ma anche in questi momenti così difficili i musei e i professionisti hanno dimostrato un’enorme capacità di reazione, di reattività e di creatività nella conservazione e promozione del patrimonio anche nel periodo di emergenza”.

IL SERVIZIO ESSENZIALE DELLE ISTITUZIONI CULTURALI

È ancora difficile immaginare con esattezza il mondo post Covid e uno dei compiti di ICOM sarà proprio quello di traghettare il settore verso l’uscita dalla crisi. “Fin dall’inizio dell’emergenza ICOM ha cercato di dare risposte concrete alla nostra comunità – spiega il presidente dell’organizzazione internazionale -. Abbiamo potenziato il ruolo di advocacy, cioè di ribadire ai governi e ai decisori pubblici e privati che i musei e le istituzioni culturali sono essenziali, svolgono un servizio pubblico essenziale e per questo devono essere sostenuti dai governi come altri settori sociali. È un impegno inderogabile: musei e professionisti si impegnano ma hanno bisogno anche di aiuto pubblico”. ICOM inoltre, ricorda Garlandini, “ha prodotto, grazie ai suoi comitati, degli standard scientifici e delle procedure per affrontare in modo efficace la conservazione e la valorizzazione delle collezioni anche durante l’emergenza. Da anni abbiamo standard internazionale per la gestione del rischio (calamità naturali, guerre e terrorismo) ma la pandemia ha sorpreso tutti, anche i musei. La comunità museale, però, è riuscita a dare standard e procedure per affrontare efficacemente la pandemia e gli effetti sulla conservazione del patrimonio”.

RILANCIARE IL PATRIMONIO IMMATERIALE

Secondo Garlandini occorre ora “monitorare la situazione: continueremo a farlo perché l’evoluzione ci può dare degli elementi per meglio organizzare la nostra azione. I musei dovranno riorganizzare le loro priorità, trovare nuove forme di comunicazione con le comunità e il loro ruolo sociale diventerà sempre più importante. La pandemia ha accentuato le diseguaglianze nel mondo e questo è un problema dei musei, per noi è fondamentale l’aiuto che possiamo dare alle comunità per uscire dall’emergenza”. Il presidente di ICOM punta l’attenzione anche sul patrimonio immateriale, che “ha subito i colpi maggiori: il lockdown e il distanziamento hanno ferito la vita sociale, le relazioni interpersonali, hanno impedito eventi identitari e le varie forme di aggregazione sociale che sono parte essenziale della diversità e dell’identità delle comunità. Rilanciare il patrimonio immateriale, riannodare i fili di una comunicazione sociale interrotta bruscamente è un compito fondamentale anche dei musei, da assolvere sia attraverso il ritorno al contatto diretto con il pubblico ma anche facendo tesoro delle nuove capacità di comunicazione digitale che hanno dimostrato”.

LA NUOVA DEFINIZIONE DI MUSEO E LE DIFFERENZE DI OPINIONE

Garlandini avrà anche il compito di guidare il dibattito verso una nuova definizione di museo, che – secondo quanto ha appreso AgCult – ha provocato disaccordi e alcune dimissioni all’interno di ICOM. “È in atto un dibattito sulla definizione e su come possiamo aggiornarla alle sfide della contemporaneità, ne abbiamo discusso prima di Kyoto e in alcuni casi sono state enfatizzate le differenze di opinioni, ma la diversità di opinione è un fatto naturale – sottolinea Garlandini -: il museo ha alcune caratteristiche comuni nel mondo ma poi si riflette e si sviluppa in realtà diverse: diversità culturali, sociali, linguistiche, politico-amministrative, di tradizioni e di approcci filosofici. A Kyoto abbiamo deciso di proseguire il dibattito, non avevamo ancora raggiunto un terreno comune che poteva aggiornare la definizione. Continuiamo a lavorarci, sicuri che riusciremo – mettendo in rapporto il Comitato permanente istituto per gestire il processo e il contributo dei comitati – a svilupparlo e a trarne esperienze”. “Il problema reale – conclude Garlandini – è collocare i musei nella contemporaneità, nelle grandi sfide che le comunità vivono. I musei sono in continuo divenire e cambiamento. Siamo al servizio delle comunità e nei prossimi anni riusciremo positivamente a evidenziare ciò che ci unisce nell’aggiornamento della definizione”.

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