skip to Main Content
Il direttore del Cepell è membro del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Michetti e dal 2017 al 2019 ha diretto la ‘Collezione Farnesina’, la più importante collezione di arte contemporanea che oggi sia ospitata in spazi ministeriali e pubblici
Premio-Michetti-manifesto

Giunto alla sua 74esima edizione, inaugurerà sabato 8 luglio il Premio Michetti, uno dei più longevi e prestigiosi premi d’arte contemporanea d’Italia. La missione del Premio è quella di riflettere sulla pittura, linguaggio con cui gli artisti nel XX secolo hanno maturato un rapporto estremamente dialettico, che passa dal rifiuto al fascino incondizionato. È per questo che il titolo scelto per la mostra – “Libertà di avere tre idee contrastanti” – prende spunto da un testo di Mario Merz (1925-2003), pioniere di una ricerca che, a partire dagli anni Cinquanta, ha spinto gli artisti a ripensare il proprio rapporto con l’arte, nel solco di una rivisitazione del quadro e della sua relazione con lo spazio. AgenziaCULT ha intervistato Angelo Piero Cappello, direttore del Centro per il libro e la lettura del MiC, è anche membro del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Michetti.

Cappello descrive un’edizione del Premio che rifugge dal tentativo troppe volte inseguito nella creatività contemporanea di raccontare o di esprimere una “tendenza”, una moda, una linea interpretativa nuova o innovativa dell’arte e della realtà, ma che al contrario, si apre invece ad un racconto plurale – perfino, in qualche tratto, contraddittorio – di forme e scelte d’arte diverse ma tutte egualmente belle e utili al formarsi di una consapevolezza dell’arte nel pubblico dei visitatori. E lancia l’idea di una proiezione del Premio anche all’estero, magari giovandosi di quella prestigiosa finestra italiana nel mondo rappresentata dalla nostra rete delle Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo.

D.: Lei è attualmente direttore del Centro per il libro e la lettura del MiC, ma anche membro del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Michetti per l’arte contemporanea: che c’entrano, tra loro, le due cose?

APC: “Guardi, potrei risponderle facilmente che la scrittura, il libro, non sono altro che espressioni della creatività contemporanea al pari di ogni altra forma d’arte e che, quindi, chi si occupa dell’una cosa non può non guardare con attenzione e curiosità anche all’altra. In realtà le due cose sono legate, invece, dalla mia esperienza pregressa. Nel 2001, rientrando da un periodo di servizio all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, in Egitto, mi trovai a collaborare con l’Ambasciatore Vattani per quelli che, allora, erano i primi passi della costituenda Collezione d’arte contemporanea della Farnesina. Successivamente, nel 2017, rientrando sempre dall’estero, finché non accettai l’incarico al centro per il libro e la lettura, fui incaricato della direzione della Collezione Farnesina: che era nel frattempo divenuta la più importante collezione di arte contemporanea che oggi sia ospitata in spazi ministeriali e pubblici. Molti dei nomi in concorso al premio di Francavilla sono presenti, con loro opere, all’interno della Collezione Farnesina: Puppi, Favelli, Ruffo…”.

D.: questa del 2023 è la 74ma edizione del Premio Michetti. Qual è secondo Lei la novità più rilevante di questa edizione?

APC: “Potremmo dire che le novità sono tre, come le idee contrastanti di cui si parla nel titolo. La prima è che per la prima volta si coinvolgono, in uno dei Premi più prestigiosi e consolidati nel panorama nazionale, giovani alla prima esperienza facendoli di colpo diventare protagonisti delle loro stesse proposte in più luoghi della regione; la seconda è nella durata: che va, quest’anno, da luglio a ottobre. L’ultima, ma non meno rilevante a mio avviso, è la traccia che Costantino D’Orazio, straordinario curatore di questa edizione, insieme con il giovane Presidente Lombardinilo hanno voluto imprimere al Premio corrente riferendosi all’opera di Mario Merz: libertà di avere tre idee contrastanti. Dunque un’edizione che rifugge dal tentativo troppe volte inseguito nella creatività contemporanea di raccontare o di esprimere una “tendenza”, una moda, una linea interpretativa nuova o innovativa dell’arte e della realtà; al contrario, aprendo invece ad un racconto plurale – perfino, in qualche tratto, contraddittorio – di forme e scelte d’arte diverse ma tutte egualmente belle e utili al formarsi di una consapevolezza dell’arte nel pubblico dei visitatori”.

D.: gli artisti di quest’anno sono tutti artisti dal curriculum prestigioso: ce n’è uno o una, tra questi, che lei preferisce?

APC: “Lo ha detto Lei, sono tutti artisti prestigiosi. Ce n’è qualcuno, ovviamente, che conosco meglio per averlo incontrato nella Collezione Farnesina o che, addirittura, ho voluto io stesso all’interno della Collezione del Ministero degli Affari Esteri e da cui ci siamo fatti più volte rappresentare all’estero nelle occasioni d’arte internazionali a riprova dell’ottima scelta compiuta da Costantino D’Orazio”.

D.: quali altre novità immaginerebbe per il futuro del premio Michetti?

APC: “Mi piace sognare che un Premio come quello abruzzese, che al nome del pittore che lo ispira lega e collega quello del suo grande conterraneo scrittore Gabriele d’Annunzio o tutta una serie di artisti ed intellettuali parte di un ‘Cenacolo’ di artisti che hanno fatto la storia della cultura italiana fra Otto e Novecento, potesse sbarcare anche all’estero magari, perché no, giovandosi di quella prestigiosa finestra italiana nel mondo rappresentata dalla nostra rete delle Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo. D’altra parte, lo stesso Ministro Gennaro Sangiuliano, che ha una straordinaria sensibilità per tutto quello che l’arte e la cultura italiane oggi rappresentano nel mondo, nelle linee di indirizzo fornite ai dirigenti del suo dicastero, ha segnalato fortemente il ruolo della creatività contemporanea italiana come marker distintivo del prodotto artistico italiano che il mondo intero ci invidia”.

© AgenziaCULT - Riproduzione riservata

Back To Top