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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
Presso le Serre dei Giardini Margherita, uno dei progetti emblematici di rigenerazione urbana, nasce Serra Madre, un inedito laboratorio di triangolazione tra arte, scienza, cittadini e imprese

Si chiama Serra Madre e avrà sede presso le Serre dei Giardini Margherita di Bologna, un progetto di rigenerazione urbana già avviato da tempo e che dedica grande attenzione ai temi ambientali e sociali. Serra Madre sarà un luogo di triangolazione tra arte, ricerca e imprese: al suo interno, Kilowatt, il soggetto che gestisce le Serre, insieme a Sineglossa, organizzazione che disegna azioni in cui l’arte diventa strumento di trasformazioni economiche e sociali, intendono avviare un ecosistema collaborativo che dialoga con la città, capace al tempo stesso di essere connesso su scala internazionale, in coerenza con la visione del New European Bauhaus.

 

Federico Bomba, direttore di Sineglossa, dialoga con Gaspare Caliri, socio co-fondatore di Kilowatt sulle premesse teoriche che hanno motivato questa sinergia, gli obiettivi sul lungo termine e gli impatti sperati dell’azione condivisa.

Federico: La nostra collaborazione nasce dal desiderio di Kilowatt di recuperare un'area ancora inutilizzata di 600 metri quadri all'interno delle Serre dei Giardini Margherita, per farla diventare sede di un centro di produzione artistica legato ai temi più complessi della contemporaneità, a partire da quelli ambientali. Abbiamo pensato subito che fosse il posto perfetto, perché incastonato nel polmone verde della città, già costantemente attraversato dai cittadini, con un co-working, un asilo, un ristorante e spazi di studio e di lavoro per chiunque abbia voglia di passare la sua giornata nel verde al centro di una città che ha un enorme problema di qualità dell’aria, essendo la Pianura Padana una delle aree più inquinate d’Europa. L’idea è da subito chiara: coinvolgere in un'unica comunità di pratiche artisti, ricercatori, imprese e cittadinanza attiva, avviare un laboratorio permanente che abbia come oggetto d'indagine la complessità del contemporaneo e la costruzione di immaginari positivi, in grado di guidarne le prossime visioni, progettando spazi e azioni attraverso un modello relazionale e partecipativo.

Gaspare: Trovo particolarmente interessante l’uso della parola laboratorio. All’interno di Serra Madre, come ha già ben descritto, Federico, vorremmo far dialogare arte, scienza e impresa. La nostra intenzione è di farlo, dal lato delle imprese, andando oltre le logiche classiche di mecenatismo, senza tuttavia pensare che l’arte possa essere strumentale alla ricerca e sviluppo delle aziende e organizzazioni del territorio – anzi per provare, tramite lo sguardo prismatico dell’arte, a porre nuove domande sulla contemporaneità. Questo di certo ha molto del laboratorio, perché c’è tanto da sperimentare. Non vogliamo, però, che questo laboratorio sia come quello che, secondo Latour, fondò l’idea di scienza “dura” nella modernità cioè quello spazio di codificazione dove Robert Boyle pose le basi per separare la scienza dal resto del mondo, proprio al chiuso di un laboratorio. Ecco perché parliamo anche e soprattutto di ecosistema.

Federico: Ecosistema è una parola chiave del New European Bauhaus, che dal suo lancio, nel settembre 2020, ha raccolto proposte ed esempi da organizzazioni culturali e scientifiche, imprese e innovatori sociali per ripensare il paradigma di sviluppo europeo. Sineglossa è entusiasta di esserne partner ufficiale, dal momento che rispecchia sia negli strumenti che negli obiettivi la nostra sfida, rafforzando l'urgenza di individuare una strada radicalmente diversa da quelle intraprese da Stati Uniti e Cina. Seppur con diverse modalità, infatti, entrambe le superpotenze continuano a incoraggiare un modello ostinato nel porre l’economia e il profitto come indicatori privilegiati per valutare l’efficienza delle politiche di sviluppo, continuando a sottovalutare le catastrofiche conseguenze dell’azione indiscriminata dell’uomo sull’ambiente e le diseguaglianze sociali provocate da un sistema di welfare carente. Nelle intenzioni del NEB, l’Europa, che da molti è considerata periferica rispetto alle grandi trasformazioni in atto, smette di essere ancillare al pensiero dominante dei grandi decisori e immagina una terza via più bella, sostenibile ed inclusiva, in cui tutto si tiene. Questo non significa in nessun modo trascurare la ricerca tecnologica, ma fare in modo che le sue applicazioni non siano sganciate dalle considerazioni sul benessere degli individui e delle comunità. Non è un caso che uno dei più importanti festival internazionali su arte, tecnologia e società, Ars Electronica, nasca in Europa già alla fine degli anni settanta proprio per parlare delle strette implicazioni che esistono tra questi elementi. La scelta di ospitare una delle sue tappe mondiali al Resilienze Festival quest’anno è stata dettata dalla volontà di costruire, a partire da Bologna, un network nazionale di centri di ricerca scientifica e culturale: Data Tour D’Italie. Il progetto intende collaborare alla raccolta, elaborazione e rappresentazione dei dati connessi alle sfide ambientali che ci troviamo ad affrontare dagli Appennini fino al Sud Italia, con l’obiettivo di renderli più vicini alle persone, affinché ciascuno si senta parte sia del problema che della soluzione.

Gaspare: La questione più cruciale è appunto far sentire le persone parte dell’ecosistema di cui parliamo. Non possiamo non fare riferimento alla disciplina che si occupa da sempre, fuor di metafora, proprio di ecosistemi cioè la biologia, a partire da Jacob Von Uexkull, maestro della zoologia del Novecento, per cui l’ambiente e l’ecosistema sono anzitutto il luogo della possibilità – dove ciascuno può contribuire solo se percepisce la possibilità di muovervisi dentro. Così come la zecca (celebre esempio di Von Uexkull) percepisce il suo ambiente, il suo mondo, come fatto solo di tre cose – lo stimolo olfattivo di un animale che passa sotto di lei, quando è posata sul ramo di un albero, il calore per capire se è atterrata bene, la sazietà per sapere se si può lasciare andare – così ciascuno di noi è limitato nel percepire e agire nel proprio ambiente in base alle possibilità che vi intravede. Per questo fare ecosistema è anzitutto esplorare immaginari che ci facciano uscire dall’immobilismo distopico, senza ovviamente negare i motivi inequivocabili di quell’immobilismo. Del resto, cercare scorciatoie decisionali è caratteristica del nostro cervello, è ciò che ci ha permesso di sopravvivere, ma se la scorciatoia è restare immobili ad aspettare la fine… diventa del tutto evidente come produrre mondi come spazi di movimento per tutti i soggetti che li abitano (arte, ricerca, imprese, cittadinanza) sia una delle sfide più importanti della contemporaneità.

A proposito di modelli di produzione del valore, si dice spesso che “è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo”: ecco, vorremmo tanto dare modo alle persone di non essere d’accordo con questa affermazione, proprio a partire dalla frequentazione di un luogo dove ognuno a suo modo possa sperimentare “vie di fuga” alternative a questi due “finali”, a partire dal coinvolgimento delle scuole, a tutti i livelli, delle giovani generazioni di artisti, della cittadinanza. Da anni alle Serre lavoriamo in questa direzione anche e soprattutto attraverso Resilienze Festival, una manifestazione annuale che ha l'ambizione di appassionare i cittadini ai temi ambientali attraverso narrazioni ed esperienze creative e artistiche. L’anno prossimo abbiamo programmato un altro importante appuntamento per rendere tangibile il nostro sforzo, quando porteremo a Bologna un’esposizione dal titolo NEAR + FUTURES + QUASI + WORLDS, progetto collettivo itinerante nato per celebrare i cinque anni di S+T+ARTS, l'iniziativa della Commissione Europea che, dal suo lancio nel 2015, promuove le sinergie tra scienza, tecnologia e arte. Questa mostra sarà un’occasione per aprirci alla città, grazie anche alla collaborazione con Fondazione per l’Innovazione Urbana e Sala Borsa, la biblioteca di pubblica lettura più baricentrica della città. Proprio quella Bologna che per decenni è stata per tante persone luogo di espressione e di movimento intellettuale unico in Europa, uno spazio dove non sentirsi mai vincolati a immaginari omologanti. 

 

A partire da queste premesse, attraverso la messa in rete di artisti, attivisti, ricercatori ed imprese all'interno di programmi di residenza, festival e produzioni artistiche, si intende attivare un confronto transdisciplinare finalizzato alla prototipazione di nuovi modelli collaborativi. Dal biodesign e dalle nuove tecnologie fino all'intelligenza artificiale e alla data visualization, passando per l'educazione non formale, la sperimentazione artistica e il lavoro con le comunità locali, l'insieme delle nostre pratiche trova coerenza nell'approccio metodologico offerto dalla cross-fertilization e in quello che definiamo un Nuovo Rinascimento.

 

Federico Bomba. Direttore artistico di Sineglossa. Filosofo, dopo aver diretto spettacoli rappresentati in festival di tutto il mondo fino al 2014, fonda Sineglossa – centro di ricerca e impresa culturale – di cui è presidente. Co-direttore di art+b=love? Festival e direttore scientifico della collana Nonturismo/Ediciclo editore, è contributor per diverse testate online e offline di arte contemporanea ed economia della cultura. Si occupa di creare ecosistemi fisici e digitali in cui artisti, scienziati, imprenditori e pubbliche amministrazioni collaborano a produrre sviluppo economico e sociale.

Gaspare Caliri. Socio fondatore di Kilowatt. Semiologo co-fondatore di CUBE (Centro Universitario Bolognese di Etnosemiotica). Guida progetti a impatto ambientale, culturale e sociale. Ha gestito snark – space making, agenzia multidisciplinare di city making. Insegna al master MADIM (Università Milano-Bicocca). Cura Ascolti verticali, rassegna sulla consapevolezza dell'ascolto. Membro di artway of thinking, collettivo di arte relazionale. Scrive saltuariamente per SentireAscoltare e cheFare.

ABSTRACT

A systemic – and ecosystemic – project is being born in Bologna to give contemporary art a central role in problematizing and understanding planetary transformations and the complexity of our times. It is called Serra Madre and will be based at Le Serre dei Giardini Margherita, an urban regeneration project that has been underway for some time and which pays great attention to environmental and social issues. Serra Madre will be a place of triangulation between art, research and businesses: inside it, Kilowatt, the organisation that manages Le Serre, together with Sineglossa, an organization that designs actions in which art becomes a tool for economic and social transformations, are starting a collaborative ecosystem that dialogues with the city but is also international connected, in line with the vision of the New European Bauhaus.

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