
I DOTTORATI COMUNALI
Con decreto n. 305/2022 del 29/09/2022 del Direttore generale dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, sono state ammesse a finanziamento 46 borse di studio per i dottorati comunali per il 38° ciclo di studi, per un totale di oltre 3,4 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi alle 40 finanziate nel 2021 con oltre 2,9 milioni.
Ma cosa sono nello specifico i dottorati comunali?
Attraverso il comma 65-septies della legge di bilancio n. 205/2017, per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, è stato stanziato, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, un importo pari a 3 milioni di euro per il finanziamento, in via sperimentale, di borse di studio a vantaggio dei Comuni delle aree interne individuate dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne, per lo svolgimento di dottorati di ricerca nelle materie coerenti con gli obiettivi della SNAI stessa.
In particolare vi dev’essere un’aggregazione di Comuni – minimo due – ricadenti in un’area SNAI, i quali, nel rispetto del principio di prossimità, dopo avere individuato gli “interventi coerenti con la crescita economica e sociale del territorio”, devono stipulare un’apposita convenzione con l’Università statale o non statale territorialmente più vicina che abbiano precedentemente attivato corsi di dottorato coerenti con le aree tematiche della SNAI (in mancanza di un’Università nell’area interna o, laddove presente, questa non abbia attivato dottorati in linea con gli obiettivi della SNAI, i Comuni possono comunque attivare convenzioni con Università al di fuori dell’area interna).
Nello specifico, infatti, i dottorati comunali, finanziati con un massimo di 75.000 euro per l’intero corso di dottorato, sono finalizzati a “garantire l’offerta e la piena accessibilità degli abitanti ai servizi essenziali; promuovere la ricchezza del territorio e delle comunità locali; valorizzare le risorse naturali e culturali, attraverso la creazione di nuovi circuiti occupazionali; contrastare lo spopolamento demografico e culturale”.
L’IMPATTO TERRITORIALE
Emerge con tutta evidenza la forte potenzialità dei dottorati comunali i quali rappresentano uno strumento innovativo e strategico per affrontare, in termini contestualizzati e territorializzati, le cause dello spopolamento e della de-antropizzazione delle variegate aree interne. Nelle aree interne italiane, infatti, data la loro diversità territoriale, non si può intervenire attraverso strumenti livellati e calati dall’alto, ovvero tramite azioni uguali per tutti i territori, ma bisogna attivare politiche in grado di cogliere le specificità locali.
Ed è questo che i dottorati comunali mirano a fare, ossia sviluppare processi di conoscenze che, partendo dal generale, vengano poi declinate a livello locale, divenendo così lo strumento di collegamento tra mondo accademico e della ricerca e territorio, nella speranza che coloro i quali sviluppano progetti di ricerca nelle aree interne siano anche messi nelle condizioni di contribuire ad apportare, nel concreto, innovazione sociale nel territorio in cui operano.
A tal proposito basti pensare che, secondo i dati forniti nella Relazione annuale sulla strategia nazionale per le aree interne del 2020, del personale a tempo indeterminato impiegato nelle Amministrazioni dei Comuni delle aree SNAI, oltre un quarto, ovvero il 27,9%, ricade nella fascia over 60, e solo il 6,5% nella fascia fino a 39 anni. Ma non basta: nelle stesse Amministrazioni il personale con spiccate competenze professionali e specializzate è estremamente ridotto, laddove si consideri che i lavoratori a tempo indeterminato che hanno conseguito il titolo di laurea e/o post-laurea è solo il 16,2%, a fronte del 27,4% del personale che ha terminato la sola scuola dell’obbligo.
Dinanzi a tale condizione, risulta evidente quanto vi sia la necessità di sviluppare un sistema virtuoso e collaborativo tra mondo della ricerca e delle Amministrazioni locali delle aree interne, un ecosistema delle conoscenze e delle pratiche in cui i dottorati comunali possono rappresentare uno strumento essenziale capace di connettere i Comuni delle aree interne alle Università attraverso una ricerca-azione partecipata, co-costruttiva e co-progettuale.
Un’ulteriore risorsa innovativa dei dottorati comunali è rappresentata dalla capacità di portare, nelle aree interne, gli strumenti per tentare di recuperare e valorizzare il ricco patrimonio culturale materiale e immateriale presente in questi territori, capace di ingenerare economie locali e sostenibili basate sull’industria culturale e della conoscenza.
Infatti, con dottorati e progetti di ricerca costruiti sulle specificità locali, proprie di ogni singolo territorio, studiosi, ricercatori, docenti, laboratori di ricerca e Università si spostano dai centri ai margini, dai contesti urbani a quelli rurali, dalle pianure alle aree collinari e montane, dai “pieni” ai “vuoti”, attraverso un movimento inverso in cui è il mondo accademico che si muove uscendo da se stesso, per co-progettare insieme al territorio e alla sua comunità, guardando l’area interna non come un territorio su cui progettare ma con cui progettare.
Il valore di questo movimento inverso lo si può notare se solo si pensi che, secondo lo studio Studenti e bacini universitari dell’Istat (2016), dei quasi 8.000 Comuni italiani, solo in 103 hanno sede i corsi di laurea degli atenei statali. Dunque, i dottorati comunali offrono l’opportunità per capillarizzare l’offerta formativa, mettendo a disposizione dei territori periferici gli strumenti attraverso cui valorizzare il proprio patrimonio territoriale.
Questo tipo di relazioni tra diversi tipi di attori sociali, Amministrazioni comunali, Università, comunità locali e imprese, che i dottorati comunali mettono in atto, permette di allargare le maglie dello sviluppo locale che diviene distrettuale, aumentando la capacità attrattiva, lavorativa ed economica dei territori.
Invero, uno dei più evidenti fallimenti del sistema socio-economico urbanocentrico, è stato proprio quello di accentrare in pochi centri urbani i luoghi decisionali delle politiche di gestione territoriale, omogeneizzando le risposte alle istanze inevitabilmente specifiche provenienti dai territori periferici. Ma l’incapacità di interpretazione delle specificità locali non si traduce nella loro assenza, e l’esigenza di declinare a livello territoriale le politiche sociali ed economiche deve trovare uno sfogo attraverso cui farsi pratica costante. Ecco dunque che i dottorati comunali rappresentano uno straordinario strumento da cui è possibile ripensare le connessioni ed i contatti tra territori, Università e ricerca, per creare nuove socialità, nuove economie e nuove modalità di produzione e fruizione culturale e delle conoscenze.
LA NECESSITÀ DI COORDINAMENTO DEI DOTTORATI COMUNALI
C’è però un secondo aspetto da prendere in considerazione, non meno fondamentale di quanto finora detto, ovvero la grande potenzialità insita nella costruzione di una rete di relazioni e connessioni dei dottorati comunali, capace di mettere in moto un laboratorio di esperienze, conoscenze, ricerche e buone pratiche, per non lasciare che durante le triennalità i ricercatori e i Comuni delle aree interne restino soli, gli uni scollegati dagli altri.
Invero, affinché il lavoro scientifico possa pienamente connettersi con i territori, è essenziale la messa in rete e in relazione di chi fa ricerca sul territorio attraverso un coordinamento in grado di sviluppare una piattaforma basata sulla ricerca e la sperimentazione che, da un lato, consentirà ai ricercatori di accrescere le proprie conoscenze e, dall’altro, alle Amministrazioni locali delle aree interne, di avere un ampio bagaglio di esperienze da cui attingere per tentare di applicare, sul proprio specifico territorio, possibili soluzioni e strategie sulla base di dati ed esperienze.
Non si può infatti dimenticare che, ad oggi, i dottorati comunali sono in una fase sperimentale, e non strutturale. Pertanto è il momento ideale per testare strumenti di innovazione.
Si propone dunque la costituzione di un coordinamento nazionale dei dottorati comunali, così che tutte le esperienze finora maturate e sviluppate, insieme a quelle future, possano trovare un ambito attraverso il quale valorizzarsi e diffondersi, con l’obiettivo di incidere sulla qualità delle ricerche e sulle loro ricadute nell’ambito delle politiche place-based. Si tratta di una proposta che mira da un lato a rendere più incisive le attività di ricerca e di terza missione delle Università, dall’altro a stimolare i Comuni, ad assumere un ruolo più attivo tramite il collegamento tra attività di ricerca e politiche locali.
Intanto abbiamo creato una casella di posta elettronica per i dottorandi che fossero interessati alla proposta o a comunicare l’esperienza in corso: coordinamentodottoraticomunali@gmail.com.
Le aree interne possono divenire l’ambito nel quale sperimentare effettivamente un nuovo rapporto tra ricerca e territorio. Per questo dovranno essere studiate modalità di partecipazione degli amministratori locali al costituendo coordinamento, nell’ottica di una rigenerazione delle comunità locali a partire dalla implementazione dei servizi essenziali e dalle correlate azioni di sviluppo locale e di riduzione delle disuguaglianze come via per arrestare e/o invertire la rotta della marginalizzazione.
ABSTRACT
Two years after the start of the experimentation of the municipal doctorates, there is still a lack of a structure through which to join the projects, experiences and good practices already started or being initiated in the territories. For this reason, in the awareness of the strong potential of the municipal doctorates, both for the world of research and the territories of the inner areas, through this article it is proposed to establish a coordination of municipal doctorates to network researchers with each other and with administrations of inner areas.