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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
La scommessa è sviluppare un servizio migliorativo rispetto alle piattaforme esistenti per poter ambire ad essere scelto anche da altri operatori culturali. Se ciò avvenisse, l’attività di valorizzazione potrebbe ricevere un forte impulso, così come le collaborazioni fra operatori culturali di natura istituzionale diversa; il mercato potenziale è ampio, ma anche la massa critica necessaria per essere economicamente competitivi
© Foto di Claudio Schwarz su Unsplash

Siamo stati informati della decisione del Ministero della Cultura di sviluppare un servizio di biglietteria elettronica per i musei statali. Nel giro di qualche giorno si sono succeduti due annunci, coerenti nell’oggetto – il servizio di biglietteria elettronica – ma molto diversi in termini di strategia d’ingresso: concentrato sui musei che hanno in essere un rapporto di concessione il primo, focalizzato sui musei statali che non hanno biglietteria online il secondo. Le informazioni disponibili sono scarne, come spesso succede nel caso degli annunci ministeriali; tuttavia, sono sufficienti per sollevare qualche riflessione, cui aggiungo le mie.

I servizi di biglietteria privati abbondano e riguardano già – fra gli altri – musei dello Stato; se lo Stato decide di “diventare imprenditore” ci deve essere un beneficio di natura collettiva all’internalizzazione, oltre all’idea che la gestione diretta del servizio sia economicamente conveniente rispetto alla esternalizzazione. Ne intuisco potenzialmente tre: la possibilità di offrire il servizio anche ai musei più piccoli e poco frequentati; la possibilità di allineare l’immagine di tutti i musei a gestione diretta statale; la possibilità di raccogliere, gestire e restituire ai musei e alla collettività informazioni relative ai comportamenti dei visitatori, permettendo al tempo stesso a ciascun istituto l’attivazione di politiche di fidelizzazione e di incentivo al consumo culturale. Non sono benefici di poco conto, ma non sono (in particolare il terzo) automaticamente garantiti. Non posso fare a meno di ricordare come cinque anni di 18app non abbiano portato conoscenza diffusa e collettiva sui comportamenti di consumo culturale dei giovani adulti, conoscenza che sarebbe stata preziosissima per elaborare politiche culturali a base territoriale e per favorire la collaborazione fra operatori culturali di natura diversa.

Nella predisposizione della piattaforma, il Ministero può contare su un mercato captive rappresentato attualmente dai musei statali che non hanno biglietteria elettronica e potenzialmente tutti i musei statali; tuttavia, la scommessa è sviluppare un servizio migliorativo rispetto alle piattaforme esistenti, per poter ambire ad essere scelto anche da altri operatori culturali. Se ciò avvenisse, l’attività di valorizzazione potrebbe ricevere un forte impulso, così come le collaborazioni fra operatori culturali di natura istituzionale diversa; il mercato potenziale è ampio, ma anche la massa critica necessaria per essere economicamente competitivi. E per raggiungerlo è necessario che AD Arte sia percepito migliore da chi lo deve utilizzare. Questo significa realizzare una soluzione flessibile, costruita a partire dal cliente finale e facile da usare, che permetta di offrire pacchetti, di gestire politiche di prezzo variabili per categorie di pubblico diverse o per fasce orarie, essere multilingua e disponibile su più device; questo richiede attenzione sia dal punto di vista della scelta del partner tecnologico sia dal punto di vista organizzativo nella ripartizione di compiti e attività fra il ministero e i singoli musei. E come già avviene per le piattaforme di ticketing, mi aspetto sia necessario attivare servizi di supporto pre e post vendita.

Un altro aspetto che mi fa pensare è la gestione dei pagamenti; i pagamenti avverranno con carta di credito o attraverso pagoPA? Mi pare che, se l’auspicio è aumentare il più possibile gli acquisti online e in generale le visite ai musei, sia necessario immaginare metodi di pagamento intuitivi e ampiamente utilizzati da visitatori di ogni età e di ogni Paese.

E infine, una questione che mi pare non semplice è il tema della rendicontazione. Fatta eccezione per i musei autonomi, gli introiti dei musei non restano ai musei, ma sono destinati al MEF, da qui al MIC e successivamente redistribuiti. La progettazione e la realizzazione del back end mi pare delicata quanto quella del front end, soprattutto nel caso in cui – Dio ce ne guardi – scioperi, calamità naturali o pandemie richiedano cancellazioni di prenotazioni e variazioni nei flussi di cassa.

È molto importante che il servizio parta bene e cresca sano e robusto, perché in questo caso l’alternativa privata c’è e funziona, pur con spazi di miglioramento; le condizioni di fattibilità e l’implementazione mi paiono delicate, a partire dalla scelta della soluzione tecnologica e dalla ripartizione dei compiti e delle responsabilità fra direzione generale musei, poli museali e singoli istituti.

ABSTRACT

The article presents some reflections about the intentions of the Italian Ministry of Culture to develop and implement an online ticket office usable via web and mobile phones for public museums.

 

 

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Paola Dubini

Paola Dubini

Paola Dubini, Professoressa di Management delle industrie e istituzioni culturali presso l'Università Bocconi di Milano, studia e scrive da diversi anni sulle trasformazioni in atto nel settore editoriale librario. Tra le sue pubblicazioni, “Voltare pagina? Le trasformazioni del libro e dell’editoria” (Pearson 2013), “Institutionalising fragility. Entrepreneurship in cultural organisations” (a cura di, Fondazione Feltrinelli 2016), “Management delle aziende culturali” (a cura di, con F. Montanari e A. Cirrincione, Egea 2017) e “«Con la cultura non si mangia» Falso!” (Laterza 2018).

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