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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
L’Italia, nonostante negli ultimi anni abbia compiuto sforzi significativi in termini di infrastrutture tecnologiche, si colloca al di sotto della media europea per quanto riguarda le competenze digitali, alcune categorie di servizi pubblici e il numero di imprese che offrono formazione alle proprie risorse. Gli sforzi in termini di investimenti sono incoraggianti e denotano che è stato intrapreso un lungo percorso virtuoso verso l’innovazione fatto di sentieri conosciuti e di altri meno battuti
© Foto di Uriel Soberanes su Unsplash

Prima di iniziare la lettura di questo articolo, voglio dire ai miei lettori che non ho usato ChatGPT per generare in tutto, o in parte, i contenuti dello stesso.

LO SVILUPPO DEI PROCESSI DI DIGITALIZZAZIONE IN ITALIA

Secondo il “Rapporto 2030 sullo stato del Decennio digitale”, pubblicato il 27 settembre 2023 dalla Commissione Europea, che fa il punto sui progressi della trasformazione digitale dei paesi dell’UE, l’Italia ha un potenziale digitale ancora non sfruttato. Nonostante negli ultimi anni il paese abbia compiuto sforzi significativi in termini di infrastrutture tecnologiche, si colloca al di sotto della media europea per quanto riguarda le competenze e alcuni aspetti di digitalizzazione dei servizi pubblici. In termini di competenze digitali, i progressi dell’Italia sono lenti e contribuiscono solo modestamente al raggiungimento degli obiettivi europei prefissati, difatti solo il 46% della popolazione possiede le competenze di base e ciò compromette la capacità di beneficiare delle opportunità tecnologiche e di esercitare la propria cittadinanza digitale.

Sebbene il paese abbia adottato una strategia nazionale specifica e abbia incluso riforme e investimenti nel PNRR atte ad aumentare il livello di competenze digitali, il numero di imprese che offrono formazione ai propri dipendenti è ancora insufficiente. Inoltre, il numero di laureati in ambito tecnologico e informatico in Italia rimane significativamente al di sotto dei target del Decennio digitale UE e quindi l’offerta non è in grado di soddisfare la domanda di professionisti qualificati necessaria al sistema delle imprese. Anche se l’offerta formativa si sta ampliando, indirizzandosi sulle materie STEM, la quota di laureati in ICT rimane all’1,5%, e quindi insufficiente e significativamente al di sotto della media UE paria al 4,2%. La quota di donne tra gli specialisti delle ICT è, inoltre, del 16%, ben al di sotto della media pari al 18,9%. Secondo il rapporto, l’Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per potenziare le competenze digitali, in particolare l’aggiornamento e la riqualificazione della forza lavoro e dovrebbe migliorare la cooperazione tra l’industria e la società civile. Per quanto riguarda la digitalizzazione dei servizi pubblici e della Pubblica Amministrazione, prosegue il rapporto, l’Italia si colloca al di sotto della media UE per la fornitura di servizi pubblici digitali rivolti ai cittadini (punteggio 68 contro 77) e alle imprese (75 contro 84).

Stato dei progressi verso gli obiettivi del Decennio Digitale fissati per il 2030.
Fonte: Report Digital Decade 2030 – Commissione Europea

Nonostante i ritardi accumulati negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto sforzi in relazione alle infrastrutture digitali, all’interoperabilità dei dati e delle informazioni tra le PA. l’attuazione del principio “once only” secondo il quale i cittadini e le imprese devono fornire una volta sola alle autorità pubbliche; i propri dati, l’uso dell’identità digitale e l’utilizzo crescente del sistema sanitario delle cartelle cliniche elettroniche. Il Rapporto conclude con la seguente raccomandazione: L’Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per digitalizzare i servizi pubblici.

AGID E GLI ALTRI STRUMENTI DELLE POLITICHE PUBBLICHE

A fronte di questo quadro qual è lo stato della policy digitale in Italia? Per rispondere a questa domanda è necessario analizzare l’operato dell’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, istituita più di dieci anni fa con il Decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 e controllata dalla Presidente del Consiglio dei Ministri o da altri ministeri delegati. Le attività dell’Agenzia sono molteplici e diversificate e possono essere sintetizzate in quattro punti fondamentali, quali:

  1. la diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nell’intero sistema paese;
  2. l’elaborazione di indirizzi, regole tecniche e linee guida in materia di omogeneità dei linguaggi, delle procedure e degli standard per la piena interoperabilità e uniformità dei sistemi informatici della pubblica amministrazione;
  3. la vigilanza sulla qualità dei servizi e sulla razionalizzazione della spesa informatica della pubblica amministrazione;
  4. la promozione di iniziative di alfabetizzazione digitale.

L’AgID gestisce diverse piattaforme fondamentali per la nostra democrazia, quali lo SPID, la Sanità digitale, il pagoPA, la fatturazione elettronica e il protocollo della Posta Elettronica Certificata; inoltre ha il compito di realizzare il Piano Triennale per l’informatica della Pubblica amministrazione, coordinando il lavoro delle Amministrazioni Pubbliche. Il Piano ha una funzione di riferimento nella pianificazione delle azioni di digitalizzazione della PA dove la prima edizione (2017-2019) poneva l’accento sull’introduzione del Modello strategico dell’informatica nella PA, mentre la seconda edizione (2019-2021) dettagliava l’implementazione del modello. Il Piano triennale 2020-2022 e il suo aggiornamento 2021-2023 sono stati maggiormente focalizzati sulla componente realizzativa delle azioni strategiche individuate. L’aggiornamento 2022-2024 costituisce l’evoluzione delle due precedenti edizioni e in modo più evidente, attribuisce uno spazio più rilevante al PNRR.

Il sito internet dell’AgID offre agli utenti molteplici informazioni qualitative e quantitative sullo stato della digital policy del paese, ad esempio una sezione apposita è dedicata allo stato di avanzamento e monitoraggio dei dati dei progetti strategici di trasformazione digitale in Italia, quali lo SPID, il pagoPA, la Fatturazione Elettronica, i dati aperti della PA, il Fascicolo sanitario elettronico, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente e la gestione della sicurezza informatica nella PA.

I dati forniti da AgID consentono di avere un quadro piuttosto aggiornato su alcuni KPI strategici per la Pubblica Amministrazione e offrono una fotografia dello stato attuale.

Stato di avanzamento e monitoraggio dei dati
Fonte: Dati AgID

Gli indicatori di compromissione (IoC) attestano un attacco informatico; secondo i dati dell’Agenzia la PA ha gestito quasi 14 mila segnalazioni per 8 milioni di attacchi subiti.

L’ordine elettronico è il documento informatico con cui la pubblica amministrazione (o i soggetti che effettuano acquisti per conto dalla stessa) comunica ad un fornitore i beni e/o servizi che intende acquistare e le relative istruzioni. Al 30 aprile 2023 sono stati gestiti quasi 24 milioni di ordini.

Per quanto riguarda lo SPID sono state erogate circa 36 milioni di identità da 12 gestori abilitati; attualmente più di 14 mila PA consentono l’accesso ai propri servizi tramite l’identità elettronica.

L’Anagrafe Nazionale conta 59 milioni di cittadini residenti in Italia e 6 milioni di residenti all’estero.

Il numero di operazioni gestite tramite pagoPA si avvicinano al miliardo per un valore di transazioni pari a 185 miliardi di euro. Infine, per quanto riguarda il Fascicolo Sanitario il servizio ha un’intera copertura nazionale.

Gli Open data meritano un discorso a parte. Si contano, al momento circa 61 mila dataset gestiti da 897 amministrazioni.

Open data.
Fonte: Dati AgID

I dataset sull’ambiente rappresentano l’insieme più numeroso, seguono i dati sul governo, la PA e le regioni, la popolazione e la società. Nella speciale classifica i dati sulla cultura rappresentano il 5% del totale, un dato molto basso se si pensa alla grande quantità di patrimonio culturale materiale e immateriale diffuso su tutto il territorio nazionale. Risulta evidente come nell’ambito culturale ci sia molto da fare in termini di investimenti in digitalizzazione, nella creazione di infrastrutture tecnologiche e di conseguenza nella realizzazione di database di dati aperti, liberamente utilizzabili da chiunque.

PNRR, DIGITAL TRANSFORMATION E LE POLITICHE CULTURALI

La politica digitale nazionale non transita solo per l’AgID, ma ha un ruolo fondamentale nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il cui valore tra investimenti e riforme è di 191,5 miliardi di euro. La digitalizzazione vale il 27% delle risorse totali del Piano per un valore di circa 50 miliardi di euro. Tra le misure previste si segnalano interventi per le infrastrutture digitali, la connettività a banda ultra-larga, oltre alle misure volte a trasformare e innovare la Pubblica Amministrazione (PA) in chiave digitale. Nella relazione sullo stato di attuazione del PNRR a cura del dicastero guidato dal ministro Fitto di maggio 2023 si legge che nel secondo semestre del 2022 molte delle misure per la transizione digitale sono entrate nella fase attuativa. Ad esempio, è stato conseguito il completamento del Polo strategico nazionale (PSN), l’infrastruttura dei dati e dei servizi strategici pubblici nella quale dovranno trasferirsi i data center delle PA. Dal 17 ottobre 2022 è attiva la Piattaforma digitale nazionale dati (PDND) per garantire l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle PA e dei gestori di servizi pubblici; nell’ambito dell’investimento sulla sicurezza contro i rischi informatici è stata istituita la nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Altri risultati sono stati raggiunti nell’ammodernamento del sistema sanitario e ospedaliero e dei servizi forniti dall’INPS.

LE STRATEGIE DEL MIC SU CULTURA E DIGITALE

Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse culturali nel PNRR si nota come la maggior parte degli investimenti siano rivolti a interventi di natura edilizia e attività collegate, difatti, se si considerano le attività di rimozione delle barriere architettoniche, l’efficientamento energetico, l’intervento sui borghi, l’architettura rurale, i giardini storici, il FEC e il Recovery Art, le risorse impegnate sono il 78% del totale (3,3 miliardi di euro su 4,28 miliardi di euro). Rimane, quindi, davvero poco spazio per gli investimenti nell’arte pubblica, nello sviluppo delle collezioni dei musei e nel digitale. I principali interventi riguardano l’intervento denominato “Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale” gestito dalla Digital Library per un ammontare complessivo di 500 milioni di euro con un target europeo di risorse digitali pari a 65 milioni entro fine 2025 e 75 milioni per giugno 2026, per quanto riguarda il target nazionale. L’intervento di digitalizzazione di beni cultuali di 200 milioni di euro (quota statale 130 milioni e 70 milioni quota regionale), allo stato attuale, ha in corso tre procedure di gara per la conclusione di Accordi Quadro per la digitalizzazione di materiali cartacei e fotografici, oggetti museali e microfilm conservati nei luoghi della cultura di Regioni e Province autonome. Il valore delle gare è pari a quasi 33 milioni di euro per la realizzazione di 25 milioni di oggetti digitali. Altro risultato importante riguarda l’espletamento, attualmente in corso, di quattro procedure di gara avviate nel 2022 per l’intervento di digitalizzazione del patrimonio culturale, per le quali è previsto un impegno di oltre 100 milioni di euro (tra risorse già impegnate e contratti in itinere) su 130 milioni di euro stanziati sulla quota statale. Inoltre, lo scorso febbraio è stata pubblicata la versione 1.1 del Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (PND), ossia è il documento che contiene la “la visione strategica con la quale il Ministero della Cultura intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026”. Il Piano, finanziato con fondi PNRR, nell’ambito dell’Investimento M1C3 1.1 – Strategie e piattaforme digitale per il patrimonio culturale – è il punto di riferimento per i diversi attori dell’ecosistema culturale, quali musei, agli archivi, alle biblioteche, alle soprintendenze, agli istituti e ai luoghi della cultura pubblici che conservano, tutelano, gestiscono e/o valorizzano beni culturali. L’aggiornamento, rispetto alla versione 1.0 approvata nel giugno 2022, recepisce il concerto della Commissione cultura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in considerazione del loro ruolo istituzionale nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale.

Nonostante i risultati importanti la Digital Library è formalmente senza una guida, in quanto il precedente direttore, l’arch. Laura Moro, il cui incarico è scaduto il 30 aprile 2023, non è stato sostituito con un altro responsabile. Al momento il Segretariato Generale del MiC ha avocato a sé il potere di direzione e quindi a distanza di sei mesi si attende ancora un sostituto competente che sia capace di gestire con criteri manageriali la transizione digitale degli Istituti di Cultura italiani. Si segnala anche l’iniziativa TOCC – Transizione digitale organismi culturali e creativi a capo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC per l’erogazione di contributi a fondo perduto in favore di micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e non profit, operanti nei settori culturali e creativi per favorire l’innovazione e la transizione digitale per un valore di fondi PNRR di 115 milioni di euro. L’avviso ha avuto un discreto successo con circa 2.986 domande presentate, con quasi 108 milioni di euro di contributi assegnati a 1860 soggetti. Tali valori sono molto bassi se si pensa che le imprese culturali creative quantificate nel rapporto “Io sono Cultura 2023. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, a cura della Fondazione Symbola è pari a 275 mila unità. Inoltre, per l’avviso Capacity building – TOCC, del valore di 9,6 milioni di euro, volto a migliorare l’ecosistema in cui operano i settori culturali e creativi in chiave digitale e tecnologica e a formare imprese, enti non profit e professionisti della cultura, chiuso in agosto 2023, sono pervenute 197 domande per un totale di 513 progetti.

CONCLUSIONI

La transizione digitale è una leva strategica di sviluppo economico e sociale e in questo lavoro si è tentato di trattarne gli aspetti principali, seppur con la consapevolezza di non poter esser esaustivi. La complessità dell’argomento richiederebbe altri articoli approfonditi sui diversi aspetti e programmi avviati in questi anni, tuttavia, dall’analisi fatta si nota che l’Italia ha intrapreso un lungo percorso virtuoso verso l’innovazione digitale dei servizi pubblici. Il percorso è ancora lungo e tortuoso ed è composto di tante strade conosciute e di altre meno battute che proietta l’Italia verso il futuro. È un viaggio entusiasmante, ricco di insidie che implica scelte a volte coraggiose, di cui ne parla, seppur in chiave diversa, il podcast innovativo disponibile su Youtube e Spotify “The Roads Not Taken” che offre prospettive diverse per approcciare il sentiero dell’innovazione percorrendo “le strade non ancora prese”.

SITOGRAFIA

https://www.agid.gov.it/

https://digitallibrary.cultura.gov.it/

https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/2023-report-state-digital-decade

https://www.italiadomani.gov.it/content/sogei-ng/it/it/home.html

https://www.youtube.com/@theroadsnottaken

https://open.spotify.com/show/4vwXZmkcwf5l1MQyOmU4rx

ABSTRACT

Although Italy has made significant efforts in recent years in terms of technological infrastructure, it is below the European average in terms of digital skills, some digital public services and the number of companies offering training to their employees. The efforts in terms of investments are encouraging and denote that a long virtuous path towards innovation has been taken, made up of many known roads and others less travelled. According to the Report “2030 Digital Decade” published by the European Commission, which takes stock of the progress of the digital transformation of EU countries, Italy has an untapped digital potential. Although Italy has made significant efforts in recent years in terms of technological infrastructure, it lags behind the European average in terms of skills and some aspects of digitisation of public services. In the special open data ranking, datasets on culture account for 5% of the total.

 

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Giuseppe Cosenza

Giuseppe Cosenza

Giuseppe Cosenza. È un economista della cultura con competenze in project management, in marketing culturale e in legislazione culturale. Lavora in Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, nella divisione Beni Culturali e Turismo, nell’area Investimenti Pubblici. Per diversi anni si è occupato di valutazione e finanziamento di progetti di impresa culturali e creativi promossi da Cultura Crea, la misura agevolativa del Ministero della Cultura a sostegno delle imprese culturali e creative localizzate nel Sud Italia. È stato tutor in programmi di accelerazione e accompagnamento alle imprese e agli aspiranti imprenditori della filiera turistica e culturale. Scrive per Arteconomy24 - Il Sole 24 Ore ed è Membro e Consigliere ICOM Lazio, dove si occupa del rapporto pubblico/privato nel settore culturale e del tema nell’innovazione nei musei. È membro del CdA del Parco Archeologico di Ostia Antica. Si laurea in Economia e Commercio e successivamente in Gestione e Innovazione delle Organizzazioni Culturali e Artistiche alla facoltà di Economia dell’Università di Bologna.

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