
Con una popolazione di poco più di 100 mila abitanti (stabili a partire dal censimento del 1971), Novara è oggi la seconda città del Piemonte dopo Torino. La sua storia millenaria è segnata dalla posizione strategica. È crocevia dei traffici commerciali tra gli assi viari che congiungono il triangolo industriale Torino–Milano–Genova alla Svizzera, oltre a essere un distretto dell’alta moda e un importante polo logistico/produttivo. La percentuale di residenti immigrati supera il 14% e si concentra principalmente nel quartiere di Sant’Agabio dove si registrano oltre un quarto degli abitanti di origine straniera.
L’amministrazione attuale, guidata da Alessandro Canelli, fin dall’inizio del suo primo mandato, 7 anni fa, ha avviato un percorso per una nuova visione della città, Novara 2030 (poi aggiornato con orizzonte temporale al 2035) partendo dalle sue risorse e vulnerabilità, dai punti di debolezza socioeconomici, urbanistici, da “aggredire” per muovere passi di miglioramento graduale della qualità della vita. Uno dei punti fondamentali del percorso è stato mettere a sistema le risorse, non solo economiche, ed esplorare nuove forme di collaborazione pubblico-privata che mettano virtuosamente in moto nuova economia e benessere individuale e sociale.
Tre sono stati i pilastri di questa strategia complessiva: 1) il contrasto alla disoccupazione attraverso l’attrazione di investimenti e lo stimolo verso insediamenti produttivi grazie a una revisione del piano regolatore; 2) la realizzazione di infrastrutture digitali (fibra ottica nelle case) e vie di comunicazione (strade e ferrovie); 3) il rafforzamento di investimenti per la costruzione di nuovi studentati e servizi a supporto della crescita dell’Università locale, che conta tre facoltà: medicina, farmaceutica ed economia. L’Università del Piemonte Orientale è stata infatti tra gli atenei italiani a registrare un tasso di crescita (+8%) del numero di immatricolati per l’anno accademico 2021/2022, a fronte di un calo a livello nazionale del 5,2% rispetto all’anno precedente. Il forte incremento delle immatricolazioni si traduce in una domanda crescente di alloggi per studenti, con un eccesso rispetto all’offerta disponibile, una problematica condivisa con molte altre città universitarie nel resto d’Italia. Le buone pratiche descritte nel seguito entrano in relazione con ciascuno dei tre assi.
PRATICHE E STRUMENTI DI RIGENERAZIONE LOCALE
Le sfide di rigenerazione urbana descritte dal Sindaco mostrano il modus operandi individuato per attivare i processi di trasformazione. Lo strumento principale adottato è stato l’impiego del Partenariato Pubblico-Privato (PPP). Nella disciplina dei contratti pubblici, quando si parla di PPP ci si riferisce a tutto quello che non è appalto, con ciò intendendo tutti quei rapporti contrattuali che coinvolgono una P.A. e che non sono di natura passiva (ossia in cui l’amministrazione non deve prevedere un esborso di denaro). La collaborazione pubblico-privato (una delle fonti normative è l’art. 151 ex codice degli appalti) rappresenta per i comuni uno strumento centrale per poter rigenerare spazi rilevanti per lo sviluppo delle relazioni di comunità. Se consideriamo la carenza di personale nella P.A., stimata su scala nazionale in un milione di unità dalla Federazione Lavoratori Pubblici e Funzione Pubblica, è autoevidente quanto questo strumento possa rappresentare una leva essenziale per fare di più con meno. In un momento storico di crescente e preoccupante astensionismo, con una dinamica demografica sfavorevole e un assottigliamento del peso e del coinvolgimento dei giovani, riattivare degli spazi attraverso opportune politiche dei luoghi è un atteggiamento proattivo che induce a considerare la città in termini favorevoli, amichevoli, ossia come un contesto di confronto e possibilità. Allo stesso tempo, i luoghi restituiti stimolano la partecipazione, possono contribuire a scongiurare l’insorgenza dei NEET o altre forme di cosiddetto ritiro sociale e possono dare nuova linfa alla cura condivisa di ulteriori beni comuni, sulla base dello stesso approccio.
Il primo intervento, con un forte impatto simbolico, ha riguardato Casa Bossi, palazzo neoclassico di Antonelli (nato a Ghemme, nel novarese), fatiscente, presidiato da un Comitato d’Amore territoriale. È stata delineata una collaborazione pubblico-privato per la ristrutturazione, nata in rete con le tre fondazioni bancarie di riferimento, le Fondazioni Cariplo, CRT e CSP. L’immobile è stato aggiudicato al Fondo Valorizzazione ed Innovazione Piemonte gestito dalla Società di Gestione del Risparmio REAM che le vede fra i suoi azionisti. Per il recupero e la rifunzionalizzazione, in parte commerciale e in parte dedicata allo sviluppo di servizi e attività del terzo settore, l’acquisizione è avvenuta nel 2022 con un investimento da 35 milioni per 17 anni prorogabili fino a un massimo di 23, al termine dei quali il fondo potrà essere liquidato, gli immobili andranno sul mercato e il Comune avrà una sorta di prelazione sull’acquisto di Casa Bossi. Per bilanciare la redditività dell’operazione e renderla sostenibile è stato introdotto nel disegno un altro immobile, l’ex Macello di Novara, in stato di abbandono, che verrà ristrutturato e posto a reddito. Il fondo immobiliare, orientato alla riqualificazione di beni culturali, investe complessivamente sul territorio 35 milioni di euro. Questo esempio esprime le potenzialità di innovazione dei PPP. Il Comune di Novara non ha apportato risorse finanziarie, ma immobili, avrà un ritorno economico e potrà riacquisire il bene, di grande valore culturale.
Il secondo esempio è la Cupola Antonelliana: bellissima opera architettonica, la cui vetta a cento metri permette di godere di un panorama incredibile, che non era fruibile fino all’estate del 2021. L’impresa sociale Kalatà, che già cura la fruizione della cupola ellittica del Santuario di Vicoforte, ha attivato con il Comune un project financing per i servizi turistici, per consentire la visita a 100 metri con un’esperienza di salita. Il risultato: mentre prima la cupola rappresentava un onere per il Comune, con una scarsa attrattività turistica (4 mila visitatori all’anno); ora per il Comune è fonte di reddito da affitto e fee sugli incassi, i costi di manutenzione sono a carico di Kalatà, i visitatori sono ora 16mila all’anno, provenienti anche dall’estero poiché la società è specializzata in incoming turistico, con impatto indiretto anche su tutta la città in termini non solo economici ma anche di senso del possibile. Un’icona che da onere si trasforma in principale attrattore per la città. Anche in questo caso si tratta di un PPP, relativo a un servizio turistico.
Il terzo è Spazio Nova – Ex Caserma Passalacqua: è stato sviluppato un centro di aggregazione giovanile e produzione culturale che ospita concerti, laboratori digitali ed eventi. Offre sale conferenze, aree studio, una sala prove con studio di registrazione, un maker space e molti altri spazi frequentati da attivisti, studenti, musicisti, attori ed educatori, in una miscela di collaborazioni e contaminazioni che libera energie e creatività. Un esempio? La piccola grande storia di Giulia Cavagna Sala, in arte MissG (e le Barriere Architettoniche), influencer disabile che racconta la sua vita da adolescente e i tanti ostacoli da superare quotidianamente. 16 anni, studentessa di grafica, ha di recente avviato un percorso per le competenze trasversali e l’orientamento che, attraverso Spazio Nova, la vede collaborare col Comune per il miglioramento dell’accessibilità della stazione, in collaborazione con Rfi, o per sensibilizzare coetanei e non al tema, che rappresenta una palestra di uguaglianza e un’occasione preziosa di educazione al confronto con le diversità e la varietà di esperienze e punti di vi(s)ta che ci possono arricchire. La governance dello Spazio è definita attraverso il partenariato speciale pubblico-privato (PSPP). Il PSPP è una forma innovativa di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati finalizzata alla fruizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare culturale. Introdotto con l’art. 151, c. 3, del Dlgs. n.50/2016, originariamente prevedeva che solo il Ministero per la Cultura, allora MiBACT, potesse attivare tale forma di partenariato sui beni del Patrimonio Culturale dello Stato. Successivamente sono state avviate numerose sperimentazioni di PSPP su beni del patrimonio culturale o altri beni pubblici con destinazione d’uso culturale, prevalentemente nella disponibilità patrimoniale di Comuni, applicando l’art. 151 c. 3 in analogia, ai sensi dell’art. 166 dello stesso Codice dei contratti pubblici che prevede il «principio di libera amministrazione delle autorità pubbliche» nella scelta del concessionario (la concessione è la forma più vicina alle collaborazione pubblico-privata di natura partenariale). Nel caso di Novara, l’attività è osservata e monitorata dal Comune, ma condotta in autonomia dalle associazioni del territorio, in rete con l’Università e altri soggetti. Lo spazio è stato permutato col demanio, è stata costruita una intesa con privati e servizi sociali, stimolando la vita di comunità e chiedendo alle associazioni cosa volessero farne, aggiungendo risorse per sistemarlo e metterlo al servizio della cittadinanza.
Non si dimentichi inoltre la collaborazione con Fondazione DeAgostini, che coopera con la città in un quartiere complicato e multietnico. In zona semicentrale, la riqualificazione di un’ampia superficie verde situata tra via Redi e via delle Rosette, nel quartiere di Sant’Andrea, con bonifica e trasformazione in parco urbano a carico della Fondazione, ha permesso di realizzare un percorso di gestione da parte della comunità attraverso un patto di collaborazione. Sono state coinvolte tutte le realtà attive del territorio, con azioni co-costruite basate su bisogni e risorse della comunità.
Un’altra operazione rilevante in termini di posizionamento della città ha avuto luogo nel Castello Visconteo. La Fondazione Castello di Novara, ente strumentale del Comune di Novara, dal 2006 lavora con l’obiettivo di renderlo il centro più importante dell’animazione culturale della Città. In particolare, in sinergia con la Galleria Giannoni, la collaborazione con galleristi specializzati sull’800 ha permesso di passare da 5 a 45 mila visitatori l’anno grazie a piccole mostre eccellenti, da collezioni private.
In un certo senso, il riuso dei beni (pubblici o privati) non utilizzati si configura come restituzione alla comunità. Per sfruttare questi “vuoti a rendere” e trasformarli da costo a risorsa per il territorio sono venuti in soccorso strumenti specifici che hanno facilitato queste pratiche di rigenerazione locale a base culturale.
MODUS OPERANDI
Nel 2016, il primo passo dell’amministrazione Canelli, che ha fatto da cornice e questi interventi, è stata una rilettura di studi realizzati da altri soggetti territoriali come la Camera di Commercio e la Provincia, senza redigere un nuovo piano strategico faraonico, puntando sull’impostazione di una politica di sviluppo della città con orizzonte il 2030.
Gli elementi replicabili dell’esperienza novarese sono l’adozione efficace dello strumento dei PPP/PSPP e la gestione dei processi di trasformazione urbana. Dal punto di vista del metodo il Sindaco mette in evidenza tre aspetti: 1) “è stato importante orientare e compattare i dirigenti, riducendone il numero complessivo da 16 a 12, grazie alla fortunata coincidenza di una serie di pensionamenti programmati precedentemente; 2) per supportarli sono stati selezionati anche dei quadri e per coordinarli un direttore generale, proveniente da Regione Piemonte, con esperienza su innovazione e informatica; 3) la presenza di una competenza specifica in progettazione culturale è stata un elemento di forza nello staff”.
COSTRUIRE IL FUTURO ATTRAVERSO LA CONOSCENZA
L’aspetto più interessante della riflessione del Sindaco Canelli è il seguente: “la colpa principale dell’atteggiamento perdente che porta al declino è la clamorosa sottovalutazione dell’importanza della formazione e della cultura fra i giovani, e questo è avvenuto negli ultimi decenni a prescindere dal colore politico dei governi che si sono avvicendati. Il risultato attuale è che ampie fasce della popolazione non leggono. Se in generale si studia assai meno degli altri paesi avanzati, ciò vale ancora di più per le discipline STEM, segnando un’arretratezza drammatica che non ci permette di trovare i talenti di cui avremmo bisogno per crescere anche quando non mancano gli imprenditori con una marcia in più. Un tassello non secondario completa questo quadro: il nostro è un paese in cui si passa il tempo a giocare, ben 127 miliardi euro/anno vanno in fumo per il gioco d’azzardo, una spesa paragonabile a quella sanitaria, in termini di incidenza sul Pil, circa il 7%. Per contrastare queste tendenze, se a livello centrale servono politiche attive del lavoro più incisive, a livello decentrato si possono costruire politiche di sviluppo locale, in primo luogo per dare occupazione, meglio se di buona qualità, ma senza disdegnare qualsiasi tipo di opportunità lavorativa. Serve inoltre offerta formativa specifica”.
In attesa di dati effettivi da valutare per poter misurare esaustivamente gli impatti, per quanto attiene la dimensione simbolica degli interventi promossi, questo caso di studio mostra come il patrimonio culturale, inteso correttamente, possa rappresentare una risorsa identitaria e anche una leva di sviluppo, a patto di dedicare investimenti in istruzione, formazione, cultura, con una forte attenzione ambientale e una propensione ad attrarre ulteriori investimenti. La presenza di bilanci sani crea poi un circolo virtuoso che aiuta prima a innovare e poi a istituzionalizzare i servizi che si adattano e rispondono via via ai bisogni emergenti. Formazione e cultura, ad esempio attraverso la rete dei servizi bibliotecari, sono i driver di sviluppo più importanti perché “creano in modo strutturale un rafforzamento delle condizioni che abilitano nel tempo la prosperità territoriale”. Canelli avanza a tal proposito una proposta radicale: “essendo un investimento, così dovrebbe essere trattato anche nell’ambito della contabilità di Stato. Non dovrebbe essere considerata spesa corrente ma inserita in conto capitale. Occorrerebbero certo cambiamenti normativi e contabili rilevanti ma in tal modo sarebbe più facile, perché incentivato, finanziare enti, associazioni, aggregazioni fra soggetti. Finanziare attività in ambito culturale significa costruire futuro. E allora, ad esempio, per quale ragione non si possono impiegare le risorse disponibili da un avanzo di bilancio per accendere un mutuo e fare un teatro che nei dieci anni successivi darà lavoro qualificato?”
LA CENTRALITÀ DELLA VALUTAZIONE DELLE POLITICHE PUBBLICHE
Un nodo cruciale è quello degli strumenti di valutazione delle politiche pubbliche per monitorare l’avanzamento delle opere. Su questo aspetto Novara sta lavorando alla definizione di una piattaforma di valutazione con CSI Piemonte, in modo da individuare criteri e indicatori per avere riscontri oggettivi sulle ricadute generate. Nell’arco di un anno, per metà 2024, dovrebbe essere realizzato un modello algoritmico completo di parametri economici, sociali e culturali. Si tratta di un progetto pilota che poi confluirà nell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – ANCI (il Sindaco Canelli è anche Presidente della Fondazione IFEL l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale fondato nel 2006 dall’ANCI) e verrà messo a disposizione di tutte le altre amministrazioni che vorranno avvalersene. Ne seguiremo gli sviluppi.
SITOGRAFIA
https://www.reamsgr.it/comunicazione/comunicati-e-notizie/145-ream-sgr-si-aggiudica-la-gara-per-l-individuazione-di-un-soggetto-cui-affidare-la-riqualificazione-del-complesso-monumentale-casa-bossi-e-dell-ex-macello-civico-di-novara.html
https://www.ilcastellodinovara.it/
https://www.casabossinovara.com/
https://www.casermapassalacqua.it/
https://www.fondazionedeagostini.it/sala-stampa/comunicati-stampa/fondazione-de-agostini-e-comune-di-novara-presentano-il-progetto-una-piazza-verde-per-santandrea/?
https://www.csipiemonte.it/it
ABSTRACT
A conversation with Alessandro Canelli, Mayor of Novara since 2016, and until 2026, to understand a development plan for the city that passes through public-private cooperation. To achieve urban change, favorable conditions are needed to attract investments and productive settlements that generate economic and job opportunities. In parallel, the importance of listening to communities, evaluating the impact of public policies and investing in culture and training. With a disruptive yet specific proposal, de iure condendo: to consider related expenditures as capital rather than current expenditures.