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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
Imprese culturali e creative. La sfida della nuova Knowledge and Innovation Community dell’Istituto europeo per l'innovazione e la tecnologia
© Foto di Skye Studios su Unsplash

Con una dotazione complessiva stimata di 300 milioni € in 14 anni, la nona comunità della conoscenza e dell’innovazione (Knowledge innovation communities – KIC), promossa dallo European Institute for Technology (EIT), è stata lanciata per rafforzare e trasformare i settori e le industrie culturali e creative in Europa, collegando operatori e organizzazioni alla più grande rete di innovazione del continente. La costruzione dell’Europa delle culture ha ora uno strumento in più a disposizione.

COS’È E DI COSA SI OCCUPA L’EIT

Finanziato in maniera strutturale dalla Commissione europea tramite il programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe, EIT è un organismo indipendente dell’Unione europea, nato nel 2008, che ha lo scopo di identificare, co-finanziare e coordinare l’attività di specifiche KICs, anche queste finanziate da Horizon Europe. Le KICs sono partenariati composti da università, centri di ricerca e imprese uniti dal comune intento di perseguire un’agenda strategica in specifici settori scientifici e tecnologici, mediante attività integrate di alta formazione, ricerca e innovazione. L’EIT intende rafforzare la capacità dell’Europa di innovare e affrontare le sfide globali alimentando il talento imprenditoriale delle organizzazioni per creare crescita sostenibile e posti di lavoro qualificati.

Insieme ai suoi partner principali, EIT offre: diplomi e corsi di educazione all’imprenditorialità per trasformare gli studenti in imprenditori; servizi di creazione e accelerazione di attività che portano idee e attività a un livello superiore; progetti di ricerca e innovazione che trasformano le idee in prodotti e connettono partner e fattori produttivi essenziali quali gli investitori e le competenze.

Attraverso le KICs, l’Istituto sostiene partenariati paneuropei dinamici che affrontano sfide globali urgenti, dal cambiamento climatico alla salute o alle energie rinnovabili. A questi ambiti si affianca adesso per la prima volta il focus su Cultura e Creatività: “EIT Culture & Creativity is a Knowledge and Innovation Community that’s bringing creatives from all walks of life together to rethink how we live as Europeans. That includes rethinking the way we currently run our cultural and creative sectors and industries from fashion to film and empowering creatives to transform it according to their vision of the green and digital transitions”.

LA MISSIONE DELLA NUOVA KIC CULTURE & CREATIVITY

L’EIT ha lanciato una call nell’ottobre 2021 chiedendo ai candidati di presentare la loro visione su come l’EIT Cultura e creatività trasformerà i settori e le industrie culturali e creative (CCSI) dell’Europa. Pur condividendo con le altre KIC gli obiettivi generali di EIT, i cosiddetti pilastri, che sono la ricerca, l’educazione e l’innovazione, il focus di intervento della nuova KIC si concentra su 5 macro aree:

  • Trasformare le imprese CCSI attraverso un sostegno all’innovazione personalizzato, con schemi di incubazione e nuovi investimenti e finanziamenti filantropici che colleghino le reti esistenti di 2 mila centri creativi, 3 mila istituzioni culturali e 300 mila imprenditori in tutta Europa.
  • Rompere i silos della conoscenza e i confini nell’istruzione insegnando la tecnologia all’avanguardia (ad es. la realtà immersiva, aumentata, virtuale o estesa) ai creativi e la creatività come abilità intersettoriale, aumentando le collaborazioni multidisciplinari fra i saperi esperti dell’istruzione superiore e l’economia del settore creativo, coltivando sia una classe imprenditoriale fantasiosa che un milieu artistico con expertise di mercato.
  • Fornire innovazioni focalizzate su obiettivi di cambiamento, sfruttando il potere trasformativo dei CCSI per sviluppare servizi e prodotti ecosistemici ricostruendo l’Europa dopo la pandemia di COVID-19 come un continente a emissioni zero. EIT Culture & Creativity fornirà spazi sperimentali per consentire innovazioni creative stimolate attraverso la ricerca e il trasferimento tecnologico e le prime adozioni nei mercati globali emergenti ad alta crescita.
  • Integrare l’impatto e il valore dei CCSI, in particolare la cultura e il patrimonio come fattori abilitanti per la rigenerazione economica e la coesione sociale, sostenendo le regioni, le città e le aree rurali, per facilitare i cambiamenti industriali e sociali, compresi adattamento e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
  • Approfondire il riconoscimento dei contributi dei CCSI agli ecosistemi di ricerca e innovazione basati su nuovi metodi data driven, standardizzare gli scambi di conoscenze e il monitoraggio intelligente di elementi quantitativi e qualitativi. EIT Culture and Creativity faciliterà così lo scambio evidence based coi migliori innovatori e decisori politici a tutti i livelli per sbloccare il potenziale di settori e industrie culturali e creative per una società sostenibile e fiorente.

NUOVE POLICY. LA PRIMA KIC SULLA CULTURA. PERCHÉ ADESSO

Quella culturale si aggiunge alle altre otto Comunità dell’innovazione preesistenti, ciascuna delle quali si concentra su una diversa sfida sociale: Climate (per accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio); Digital (per guidare la trasformazione digitale dell’Europa); Food (per una rivoluzione globale nell’innovazione e nella produzione alimentare); Health (per dare ai cittadini dell’UE maggiori opportunità di godere di una vita sana); InnoEnergy (per realizzare un futuro energetico sostenibile per l’Europa); Manufacturing (per rafforzare e aumentare la competitività dell’industria manifatturiera europea); Raw Materials (per trasformare le materie prime in un grande punto di forza per l’Europa); Urban Mobility (verso trasporti intelligenti, verdi e integrati).

Il tempo che stiamo vivendo, fra cambiamento climatico (anzi: surriscaldamento globale), crisi energetica, guerre e pandemia in rapido avvicendamento, pone delle sfide sempre più complesse. Di fronte a scenari così articolati e problematici, da un lato paiono mancare gli strumenti per comprendere e rappresentare la realtà favorendo decisioni lungimiranti e, dall’altro, la tentazione di semplificazioni drastiche e consolatorie non fa che procrastinare e acuire contraddizioni e incertezze già laceranti e sotto gli occhi di tutti.

In questo tempo, il ruolo dell’immaginazione e il suo studio a tutti i livelli di istruzione, dalla scuola primaria all’università può diventare la risorsa chiave per far evolvere gli ecosistemi e i modelli di sviluppo che ci hanno portato alla situazione attuale. Studiare l’immaginazione – le sue creazioni, i suoi processi (creatività) e le sue strutture cognitive sottostanti – è una modalità per trovare nuove soluzioni nella vertiginosa trasformazione sociale in corso, nella comunicazione, nelle relazioni indotte dall’innovazione digitale, colmando il divario controproducente tra le scienze e le discipline umanistiche. In questo contesto la ricerca artistica può contribuire a interrogarci sul presente per comprenderlo in tutta la sua complessità e aiutarci a trasfigurarlo mettendo in opera il potenziale trasformativo di linguaggi e immaginari artistici.

LA NASCITA DELLA NUOVA KIC CULTURE & CREATIVITY

L’istituzione della comunità rappresenta ora uno strumento ulteriore fra le leve di policy europee, con un forte impulso alla ricerca applicata per favorire la costruzione di una filiera economica in ambito CCSI. In particolare, EIT si inserisce in un percorso di progressivo riconoscimento del potenziale trasformativo della cultura e dell’arte, percorso che ha visto un’accelerazione a partire dal 2018 con la nuova Agenda Europea per la Cultura. Tale policy, fortemente innovativa, segnata da un intreccio fra politiche giovanili, educative e culturali, ha affermato con forza che la cultura, osservata nelle sue dimensioni non soltanto valoriali, ma anche prettamente economiche, è molto più che una soft issue. Con l’avvio della nuova KIC, si apre un doppio settennato di intervento pubblico nell’economia europea per migliorare la qualità della vita delle persone, rendere più resilienti e inclusive le comunità, generare lavoro, crescita e cross over, ovvero interazioni sistematiche e sistemiche tra cultura e ambiti di policy un tempo debolmente interconnessi, come salute, coesione sociale.

Questa KIC è quindi un grande riconoscimento. Vuol dire che sempre più i CCSI sono al centro delle politiche economiche e sociali europee. A introdurre e rafforzare questo argomento nel dibattito pubblico e istituzionale europeo è stata una comunità professionale animata da diversi attori tra cui, in prima linea, l’European Creative Business Network (ECBN), diretto da Bernd Fesel (oggi CEO della KIC). Quest’ultimo ha creduto in questa possibilità, impegnandosi in tempi non sospetti per garantire solidità concettuale, scientifica ed operativa a questa visione, con l’apporto fondamentale dell’eurodeputato tedesco Christian Ehler, determinante nel garantire agibilità politica a questi settori, promuovendo la risoluzione del Parlamento Europeo “Per una politica coerente dell’UE in materia di Imprese Culturali e Creative”. La battaglia è stata lunga e, cosa interessante, è stata alla fine condivisa da uno schieramento trasversale di forze politiche.

IL DOSSIER E GLI INVESTIMENTI

Il percorso di costruzione della KIC è stato improntato alla trasparenza e alla partecipazione. Il dossier vincente tra le compagini partecipanti è stato realizzato dai 50 partner del consorzio promotore ed è stato caratterizzato da una grande operazione di elaborazione iniziata già nel 2019, e di ascolto, nel corso del biennio 2020-2022, con sessioni di studio che hanno permesso di comporre il mosaico delle CCSI e definire la gerarchia delle priorità tenendo conto e dando voce alle istanze emergenti.

Le organizzazioni europee che hanno siglato l’accordo di inizio lavori (Start-Up Grant Agreement) del 1 marzo 2023, coordinate dall’Istituto FRAUNHOFER, sono le seguenti: EURECAT, KIINTEISTO OY KAAPELITALO (KAAPELI), KREATIVWIRTSCHAFT AUSTRIA (KAT), CITY OF AMSTERDAM, CREATIVE INDUSTRY KOSICE (CIKE), UNA EUROPA, IN PLACE OF WAR IRELAND, HAMBURG KREATIV GESELLSCHAFT, JA BULGARIA, MEDIAPRODUCCION, PUBLIC ART LAB (PAL), K8 INSTITUT FÜR STRATEGISCHE ÄSTHETIK, GOETHE-INSTITUT E.V., ERASMUS UNIVERSITY ROTTERDAM (EUR), OGILVY GERMANY, TIME MACHINE ORGANISATION (TMO), RISE, IMPACT HUB GMBH, TRANS EUROPE HALLES (TEH), EUROPEAN CREATIVE HUBS NETWORK (ECHN), CREATIVETECH, GAMEINFLUENCER, UNIWERSYTET JAGIELLONSKI (JU).

Assieme a esse, i partner fondatori italiani che hanno sottoscritto il dossier di candidatura sono Fondazione Cariplo, ARTER, Fondazione Fitzcarraldo, CNR, MateraHub e ETT spa, oltre alla IULM di Milano e all’Università di Bologna in quanto parte della rete di università “UNA Europa”. Come per il livello europeo, anche nell’ambito delle iniziative su scala nazionale, il principale meccanismo di funzionamento saranno delle call, che sono per definizione aperte a tutti.

Seguendo meccanismi rigorosi, la fase di avvio ha assegnato nel 2023 un finanziamento dedicato pari a 6 milioni di euro per dare corpo alla complessa struttura organizzativa, definire gli indirizzi strategici, e costruire il business plan per perseguirli e monitorarli a partire dal 2024. Lo scorso marzo sono uscite le prime 5 call dell’EIT, che hanno ricevuto oltre 400 candidature da tutta Europa (i progetti premiati saranno circa 30). Il Consorzio si pone anche l’obiettivo di ampliare il numero di partner fino a 120 soggetti tra il 2024 e il 2025. Esiste già un sistema di adesione con fee d’ingresso diversificate per permettere anche a soggetti di piccole dimensioni di entrare a far parte dell’ecosistema e avere così l’opportunità di concorrere alle call.

Per quanto riguarda il rapporto con le altre politiche europee, dentro la KIC è presente un esponente di New European Bauhaus come referente per fare da raccordo esplicito fra le due iniziative. Inoltre, varie attività cross-kic, ossia di collaborazione fra più ecosistemi, promuoveranno resilienza, cura condivisa del patrimonio culturale, nuove connessioni con le comunità.

Le 10 linee di azione (action programs) già previste, attraverso la vasta gamma di competenze combinate grazie alla presenza dei partner esperti di dominio, permetteranno di sostenere la formazione e testare l’innovazione seguendo una logica iterativa. Il risultato che i promotori immaginano di produrre sarà un graduale, ma significativo ampliamento sia della dimensione del mercato comunitario per quanto riguarda i CCSI che degli spazi fisici e digitali vocati all’innovazione. Tali linee operative interagiscono inoltre con le politiche di sviluppo regionale, come le Smart Specialisation Strategies (S3), finalizzate a mappare tutte le strategie regionali che in Europa includono assi specifici di intervento sui CCSI, che in Italia sono raggruppate nel cluster “Turismo, Patrimonio culturale e industria della creatività”.

Fra i partner sono presenti anche pubbliche amministrazioni. Sempre a proposito della ramificazione territoriale, giocheranno un ruolo importante i CoLocation Centers (6 strutture operative sui territori, di cui una in Italia, gestita da AR-TER) che hanno la funzione di antenne, fornendo servizi e dialogando coi territori plurinazionali di riferimento e favorendo la cooperazione e lo sviluppo delle imprese su tutto il territorio europeo.

CCSI E LA QUINTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

In un momento storico come l’attuale, contraddistinto da livelli di incertezza crescenti che rischiano di mettere a rischio la tenuta democratica e l’assetto industriale avanzato delle aree più produttive dell’Europa, un investimento in questa direzione può dare luogo all’impensato, fornire nuove lenti per decostruire e ricomporre il rompicapo del welfare, permettendo di ridefinire processi logori e ideare nuovi servizi e prodotti, all’insegna di una ricomposizione di priorità in parte dettata dalla necessità e in parte motivata da stili di vita emergenti. La possibilità di contare su risorse ingenti in un arco temporale ampio, quasi 3 lustri, ci mette infine al riparo dal cortotermismo e pone le basi per miglioramenti strutturali della nostra economia e società, alla ricerca di un equilibrio fra sostenibilità e competitività.

A fronte dell’accelerazione che interessa in particolare il sistema tecnologico, le istituzioni europee stanno dimostrando competenza nel tentativo di normare attraverso l’AI Act la rivoluzione industriale in corso. Un tentativo che tiene insieme due tensioni contrapposte: la necessità di garantire un terreno fertile per l’innovazione tenendo il passo dei blocchi geopolitici leader di settore (USA e CINA) e l’importanza di puntellare e difendere la sfera valoriale europea attraverso una articolata definizione dei rischi e una conseguente predisposizione di limiti alla libertà di applicazione tecnologica in specifici frangenti critici. Questo sforzo entra ora in dialogo con la nuova iniziativa dell’EIT non solo perché le domande che i promotori si pongono e i valori che intendono negoziare come comunità politica sovranazionale potranno essere imposti come vincoli per dare forma all’ecosistema sociotecnico in costruzione, ma anche perché è in gioco l’evoluzione degli immaginari stessi legati all’Europa. I linguaggi della creatività, dell’arte e della cultura sono chiamati a uno sforzo senza precedenti per farsi interpreti critici del cambiamento, un cambiamento che rimette in discussione i principi di ispirazione comuni.

In questa fase possono giocare un ruolo importante tre sfide irrisolte: la tensione verso un modello di coesione sociale che superi le contraddizioni del paradigma della social innovation e costruisca ecosistemi dell’innovazione inclusivi; il bilanciamento fra lo sviluppo delle aree urbane e la creazione di opportunità per le aree interne attraverso iniziative di rigenerazione locale, welfare culturale e di prossimità, nonché livelli minimi di servizio universale; la capacità di generare ecosistemi produttivi secondo la matrice dell’economia civile, intrinsecamente sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale oltre che economico.

CULTURA DELLA VALUTAZIONE

Di fronte a obiettivi così ambiziosi la nuova KIC di EIT rappresenta una sfida culturale anche perché il contesto CCSI sarà sottoposto a valutazione sulla base di una griglia di KPIs standard condivisi con le altre KICs, afferenti a settori economici ben più profittevoli o comunque assai più abituati a trovare un equilibrio virtuoso fra economicismo e missione sociale. Occorre considerare che la redditività di EIT Culture & Creativity è tutt’altro che scontata e la continuità della presenza dei soggetti che hanno assicurato l’avvio dell’iniziativa investendo capitale umano non è affatto assicurata. In altri termini, emerge l’ambivalenza di una grande opportunità che si presenta insieme a condizioni genetiche di estrema fragilità.

Per misurare l’impatto delle azioni promosse, tre saranno gli aspetti cruciali: 1) l’assunzione di una specifica cultura della valutazione per i CCSI; 2) un’attenzione particolare alla costruzione di una infrastruttura concettuale e fisica in grado di configurare un data space culturale paneuropeo con un sistema di indicatori in grado di rappresentare le dimensioni di valore generato non solo in termini economici, ma anche sociali e ambientali; 3) per la prima volta rispetto a tutte le precedenti KICs, ai tre pilastri tradizionali (education, research e business) si affianca la cosiddetta dimensione “society”.

Tali indicatori serviranno a misurare i risultati ispirati dalla visione complessiva con cui sta prendendo forma l’ecosistema di EIT KIC che può essere riassunto nei cinque punti seguenti: 1) dare potere e connettere creativi e innovatori in tutta Europa e contribuire a un settore più resiliente, sostenibile e trasformativo; 2) sbloccare il valore latente di una moltitudine di piccoli attori culturali e creativi attraverso il trasferimento di tecnologie, una migliore collaborazione intersettoriale e la loro effettiva integrazione nelle reti di produzione di valore; 3) rafforzare l’innovazione guidata dall’arte come parte indispensabile dell’ecosistema europeo dell’innovazione; 4) rafforzare l’apprezzamento e il radicamento dei valori e delle identità europee; 5) sfruttare la posizione unica dei settori e delle industrie culturali e creative per facilitare le transizioni verdi, digitali e sociali dell’Europa. Per l’Italia, è importante partecipare attivamente alla costruzione di questo nuovo soggetto attraverso le tante call in programma, perché l’esito dipenderà tanto dalla trasparenza dei processi quanto dalla qualità di chi interverrà.

Con l’incognita elettorale del 2024, i conflitti fra visioni nazionali e particolari contrapposte saranno inevitabili. L’introduzione di questo nuovo attore nel contesto istituzionale europeo in questa fase espone l’iniziativa alla fragilità degli equilibri emergenti ma al tempo stesso rappresenta uno straordinario laboratorio per allargare il dibattito sulle minacce alla democrazia e sulle sfide di sostenibilità che abbiamo di fronte. All’orizzonte si staglia una via stretta ma non per questo impossibile da percorrere, fatta di compromessi fra istanze geopolitiche e domanda interna di benessere, scarsità della manodopera per orientare e realizzare le transizioni ecologica e digitale, ridimensionamento delle risorse disponibili ed erosione della coesione sociale. È in gioco la ridefinizione del modello stesso di società ed economia a livello europeo. All’interno di questa grande trasformazione, riusciranno i mondi della cultura e della creatività a cogliere l’occasione per liberare il proprio connaturato potenziale trasformativo nel guidare il cambiamento?

SITOGRAFIA

EIT KIC: https://eit-culture-creativity.eu/
Cosa è l’EIT: https://indd.adobe.com/view/be1faa63-4078-45f7-abd7-3880564b5847
Come funziona l’EIT: https://eit.europa.eu/sites/default/files/eit_innovation_model_2021.pdf
KIC (knowledge and innovation community) a oggi attive: https://eit.europa.eu/our-communities
Agenda per la cultura europea (2018): https://bit.ly/3O5ExE7
Risoluzione del Parlamento Europeo: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-8-2016-0357_IT.html
European Cultural Foundation Strategy 2020-2025: https://culturalfoundation.squarespace.com/strategy
S3 (JRC): https://s3platform.jrc.ec.europa.eu/
EU 2023 Strategic Foresight Report: https://commission.europa.eu/…/files/2023-07/SFR-23_en.pdf

ABSTRACT

The 9th community of knowledge and innovation (KIC) promoted by the European Institute of Technology (EIT) is designed to strengthen the cultural and creative sectors and industries (CCSI) in Europe by connecting creatives and organizations to the largest innovation network in Europe. EIT launched a Call for Proposals in October 2021 inviting applicants to submit their vision for how EIT Culture & Creativity will transform Europe’s CCSI. The winning team consists of 50 partners across 20 countries. The new institution will deliver its activities through 6 Co-Location Centers (one of whom will be in Italy). This article introduces vision, KPIs and first steps of such brand new promising path. Will CCSI drive EU change?

 

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Giancarlo Sciascia

Giancarlo Sciascia

Imprenditore e manager culturale con background in Economia Politica. Dal 2007 ha collaborato con numerose istituzioni italiane (Festival, Musei, Enti di ricerca) e contribuito alla realizzazione di varie startup competition all’intersezione tra gli ambiti digitale, sociale e culturale (cheFare, Culturability, Internet Festival, Falling Walls). Dal 2016 è l'Audience Developer di Fondazione Bruno Kessler. Nel 2020 ha curato il libro “Fabbricare fiducia al tempo di Covid19 e oltre” per Rubbettino.

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