skip to Main Content
LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
La recensione di Luca Dal Pozzolo del volume “Le biblioteche nel sistema del benessere” curato da Chiara Faggiolani ed edito da Editrice Bibliografica (Milano, 2022)

IL CATALOGO È QUESTO

Come nella lingua greca, nel corso dei millenni – dall’invenzione del nome fino allo sguardo smarrito del liceale contemporaneo – la parola si stratifica, si riveste sontuosamente di sensi e colori, affini e lontani, risalendo per analogie e metafore finanche a significati antinomici – per la disperazione degli studenti-traduttori e la delizia di umanisti navigati –, così le biblioteche: dalla raccolta dei primi documenti, alla conservazione dei libri a stampa, a sala studio e di pubblica lettura, a luogo di formazione per le competenze linguistiche e digitali, all’accoglienza verso i nuovi cittadini, a centro civico e di orientamento, a spazio per bambini e adolescenti, soggiorno mancante per le abitazioni sovraffollate, luogo di mediazione acrobatica tra socialità, dialogo e raccoglimento, coworking, manutenzione dei legami sociali per gli anziani, luogo accessibile, non discriminatorio, e così via, sicché il catalogo, per essere esaustivo di tutti i servizi e di tutte le funzioni, lascerebbe indietro il ben noto primato di milleettré conquiste amorose di Don Giovanni in Ispagna.

Di tutto questo ci parla il volume sapientemente curato e orchestrato da Chiara Faggiolani per far emergere una complessità sotto gli occhi di tutti, ma non a tutti nota, e cioè che non è più possibile pensare alle biblioteche di pubblica lettura come a un servizio di conservazione, di messa a disposizione di documenti nei diversi formati e di prestito, con attorno una nuvola di funzioni ancillari, che questa o quella istituzione potrebbe decidere o meno di darsi.

Questa tesi non è certo sostenibile oggi che ci affacciamo alla cosiddetta società della conoscenza (con tutte le difficoltà a concepirla, ancor prima che abitarla); ma non era sostenibile nemmeno in passato. Basta passare in rassegna i deliziosi eserghi, da Cicerone in poi, che introducono alcuni degli undici saggi del libro, per capire che la biblioteca è sempre stata molto di più di ciò che molti pensano che sia; che anche il nome biblioteca contiene nel suo paradigma una stratificazione inestricabile di funzioni, attività, effetti e affetti, sicché una biblioteca non possa essere considerata un contenitore edilizio dove si conservano e prestano libri, più la sede di alcuni altri servizi facoltativi.

È un presidio, è un luogo. D’altro canto, un “luogo – come dice Corboz – non è un dato, ma il risultato di una condensazione” (…) dove “tutte le accidentalità del territorio cominciano a significare” [1]. E le biblioteche hanno a che fare con il territorio e le sue geografie, come ci spiegano i saggi contenuti nel libro, e configurano esse stesse, al loro interno, il territorio molto particolare della conoscenza.

MOLTI SGUARDI, MOLTE VISIONI, NESSUN MOSAICO

Per restituire la complessità della biblioteca contemporanea ci si può esercitare nel tentativo di arrivare a una definizione adeguata (per i musei l’Icom ha appena concluso soddisfacentemente un lungo percorso di questo tipo) e, tuttavia, l’attività definitoria, sebbene indubitabilmente necessaria, non manca di suscitare diffidenze, non cancella l’impressione che le cose più interessanti e promettenti per il futuro si trovino ai confini e anche un po’ più in là rispetto al bordo della definizione. Come i salotti di cui parla Proust, che si definiscono più per le persone che escludono che per i membri che accolgono.

Per questi motivi è utilissimo l’approccio di Chiara Faggiolani, che raduna nel suo salotto esperti con approcci e sguardi diversissimi, capaci di illuminare vividamente lati, componenti e sfaccettature singolari del sistema delle biblioteche, dalle indagini sulla struttura e sulla geografia delle biblioteche nel Paese, alle analisi del sentiment dei fruitori, alle differenze nelle scelte tra lettura in biblioteca e acquisti in libreria, alle problematiche legate alla professione del bibliotecario, all’impatto sulla città e sulla società, alla capacità di produrre benessere e di partecipare allo stesso tempo di un più vasto sistema di benessere sociale e territoriale.

LA RICOMPOSIZIONE DI UN MOSAICO? TUTT’ALTRO

I saggi approfondiscono, scavano verticalmente i loro carotaggi nel corpo della biblioteca, evidenziando specificità e singolarità irriducibili, come gemme preziose lungo un intrico geologico di vene sotterranee. Ed è qui che la cura di Chiara Faggiolani emerge come vera cura, non come assemblaggio giudizioso di punti di vista diversi, quanto invece nell’avvisare fin dall’inizio e poi alla fine del volume che il senso della biblioteca non risiede in nessuna di quelle gemme e nemmeno nella loro totalità, ma nelle relazioni che intessono con la città, con la società, con gli utenti; che i molti sguardi e le molte visioni non sono tessere di mosaico, ma nodi di relazioni dinamiche e che in questo risiede il carattere di sistema delle biblioteche, a loro volta ricomprese nel sistema del benessere.

FUORI DAL QUADRATO

Il carattere della biblioteca di sistema profondamente ingranato e interdipendente in sistemi più grandi ne fa l’istituzione culturale più esposta ai cambiamenti della società, che subisce più pressioni dai suoi utilizzatori e dai cittadini e che non può ignorare né la loro voce, né la loro domanda. Essere luogo della conoscenza nella società della conoscenza non è solo un privilegio, ma anche una sfida di altissimo profilo nel presidiare uno dei gangli cruciali per le traiettorie di trasformazione della società.

Di conseguenza, misurarne l’impatto sul sistema del benessere, tema affrontato da alcuni saggi, non è riduzionismo economicista ma, al contrario, riconoscimento di un ruolo che va compreso nella sua complessità, nutrito, incrementato e presidiato perché i sistemi, come prima si accennava, sono dinamici anche nei loro equilibri/squilibri: in questo senso un campanello d’allarme ci richiama a riflettere su cosa significhi il forte calo delle frequenze nelle biblioteche in seguito ai periodi di lockdown, ci spinge a interrogarci sul carattere contingente o strutturale del fenomeno che influisce direttamente sul BES, il sistema di indicatori del Benessere Equo e Sostenibile che l’Istat elabora per dar conto delle variabili che incidono sulla qualità della vita e che il PIL nella sua unidimensionalità non rappresenta.

Per comprendere fino in fondo ruolo e dinamiche delle biblioteche nella società della conoscenza e nel sistema del benessere, Chiara Faggiolani usa la metafora di un noto enigma grafico, risolvibile solo se si evita un fortissimo bias che consiste nel rinchiudersi all’interno di un perimetro quadrato, anche se la formulazione del problema non solo non lo prevede affatto, ma, anzi, ne determina lo scacco.

Il quadrato, in questo caso, è lo sguardo semplificatore che nasconde quell’universo di significati, di funzioni, azioni e affetti che il nome biblioteca designa e allude, ma non può elencare.

Si può evitare questa condizione, e il libro di Chiara Faggiolani ci offre un’altra prospettiva, ci indica come uscire dal quadrato del nostro sguardo, ci dice esplicitamente che la biblioteca non è una cosa, né molte cose, ma è ciò che tiene insieme, non solo i propri documenti e i propri servizi, ma questi, il territorio di cui è presidio culturale, la società, noi stessi. E il nostro benessere.

NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] ANDRÉ CORBOZ, Il territorio come palinsesto, in Ordine sparso. Saggi sull’arte. Il metodo, la città e il territorio, Milano, Franco Angeli, 1998, p. 190.

ABSTRACT

Library is much more than a building collecting and lending books; it is a cloud of functions and opportunities, a multilayered institution that enriched its offer by building paths and routes across the different formats of knowledge, providing education, digital literacy, improving citizenship for different targets and people from childhood to old age, opening a comfortable and inclusive public space, where it is possible either concentrating in silence or having rich social exchanges. It is just because a library is neither “a thing” nor “lot of things”, but what is able to keep together a great complexity of services, answers and dreams, that is the closest cultural institution to its public, open to change under the pressure of audience’s questions. For the same reasons, it is a crucial knot of the welfare system, interacting with all the services devoted to welfare. The book curated by Chiara Faggiolani, according to the included essays, offers eleven ways of “reading” the library, following the glance of different professionals, from librarians, to geographers, statisticians, and specialists of the welfare system; not a reconstruction of a mosaic image, but the radiation of relationships with the city, the society, the territory. And last, but not least, with us and our wellbeing.

 

Clicca qui e leggi gli altri articoli della sezione “CONSIGLI DI LETTURA” di LETTURE LENTE
Luca Dal Pozzolo

Luca Dal Pozzolo

Architetto, è Direttore dell’Osservatorio Culturale del Piemonte. I suoi ambiti di ricerca riguardano le politiche culturali e la programmazione territoriale, i beni culturali e lo sviluppo locale. È stato visiting professor in diverse università in Francia, Belgio e Spagna. Ha pubblicato numerosi libri e articoli sui temi dell’economia della cultura, della programmazione culturale e della progettazione urbana. Insegna inoltre presso il Politecnico di Torino.

© AgenziaCULT - Riproduzione riservata

Back To Top