
La Museums Association britannica (fondata nel 1889, è la più antica al mondo) lancia la sua prima serie podcast, a cura di Sharon Steal e Simon Stephens: un vero e proprio percorso “on the road” alla scoperta di pratiche attiviste radicali nei musei britannici.
Questa iniziativa si colloca nel solco di un impegno sempre più manifesto dell’associazione a favore di istituzioni museali fortemente radicate nella società: dalle pubblicazioni Museums Change Lives e, più di recente, Power to the People, all’infaticabile lavoro di advocacy, fino allo sviluppo di strumenti per affrontare questioni cruciali quali la decolonizzazione, la giustizia ambientale e il contrasto al razzismo.
Per la Museums Association, ciò che rende “radicale” un museo è la sua vocazione ad agire per il cambiamento e a esercitare un impatto concreto sulla vita delle persone, contribuendo allo “sviluppo di comunità forti e resilienti” e di una società “più giusta e meno segnata dalle disuguaglianze” (Museums Association 2013).
Che musei come questi vengano definiti radicali, militanti, attivisti (Janes e Sandell 2019) o più semplicemente “utili” (Lynch 2021) poco importa; nella teoria e nelle pratiche più “corsare” di questi ultimi anni, il filo rosso che lega tutte queste diverse declinazioni rimanda a una precisa postura nei confronti della collettività: non più paternalistica, “terapeutica”, “salvifica”, ma fortemente improntata alla agency individuale delle persone, all’esercizio in prima persona dei loro diritti e a un coinvolgimento effettivo, non di facciata, nei processi di attribuzione di senso alle collezioni: quale il loro significato, il loro valore contemporaneo?
I musei, insomma, “come risorsa civica, dove ciò che più conta non sono le collezioni di per sé, ma l’idea di società e di comunità che si vuole contribuire a coltivare attraverso la loro cura, interpretazione e mediazione” (Bodo 2023).
I quattro episodi di “Radical Museums” finora pubblicati sono dedicati ai Culture Services di Doncaster, al St. Fagans National Museum of History di Cardiff, all’Hunterian Museum di Glasgow e (ultimo in ordine cronologico) al progetto “Reimagine, Remake, Replay” dell’Ulster Museum a Belfast.
L’approfondimento forse più interessante è dedicato al museo scozzese, che nel 2020 ha chiamato Zandra Yeaman a ricoprire il ruolo di Curator of Discomfort. Una carica indubbiamente insolita, che trova tuttavia una sponda significativa nel dibattito museologico contemporaneo, dove l’incursione nel disagio, nell’imprevisto, nell’ignoto, la capacità del museo di “mettersi scomodo” e di ripensare alla radice non solo le proprie pratiche, ma anche i propri “perché”, hanno un peso sempre più rilevante.
L’Hunterian Museum è un museo universitario; a partire dalla donazione di William Hunter (1718-1783), lo sviluppo delle sue eclettiche collezioni riflette il rapporto profondo che ha storicamente legato la città di Glasgow alla stagione dell’impero britannico, della tratta degli schiavi e del colonialismo. Il ruolo di Zandra Yeaman è quello di traghettare il museo verso un riequilibrio non solo delle narrazioni, ma anche e soprattutto delle relazioni di potere e autorità che vi sono inscritte. Un viaggio che parte da una Declaration of Discomfort – in cui si afferma che molti musei sono veri e propri monumenti a un sistema di dominio, oppressione e privilegio, e dunque luoghi fortemente connotati dal punto di vista politico – e si articola in tre fasi principali: un percorso autoriflessivo attraverso una serie di workshop condotti in diverse parti della Scozia (perché “aprire” i discorsi istituzionali e curatoriali intorno alle collezioni e condividere l’autorità con gli stakeholder del museo?), l’avvio di un processo di cambiamento organizzativo nella direzione di un museo “più etico” (delineato nel documento programmatico The Huntarian Strategy 2021-25), la costituzione di un gruppo di Community Curators, formato da sei cittadini di Glasgow (accademici, attivisti, educatori), e il loro coinvolgimento nella curatela di “Curating Discomfort”, che viene descritto non tanto come una “mostra”, quanto come un “intervento” negli spazi espositivi che rappresenta solo “il primo passo verso un museo più rilevante e denso di significato per tutti”.

Nel podcast Zandra Yeaman ci accompagna lungo tutto questo percorso, sottolineando come ogni singola azione intrapresa abbia contribuito non solo a far uscire il museo dalla sua comfort zone, ma anche e forse soprattutto a coltivare una comprensione del “disagio” (e la capacità di saperlo affrontare produttivamente) come un fattore cruciale per il cambiamento istituzionale.
Questa e altre conversazioni dimostrano quanto sia importante poter attingere a risorse come il “Radical Museums Podcast”: vere e proprie miniere di spunti per ripensare il nostro modo di concepire il lavoro museale, rallentando (a volte fermandoci) per metterci in ascolto e aprirci a nuovi orizzonti epistemologici e valoriali.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bodo S. (2023), «Rinascita della comunità o sopravvivenza del museo? Appunti per rimettere l’umanità al centro», in Ripartire, trasformare, partecipare. I musei ecclesiastici nel post pandemia, Atti del XIII Convegno Nazionale AMEI – Associazione Musei Ecclesiastici Italiani (Bologna, 9-10 maggio 2022), pp. 3-17.
Lynch B. (2021), “Neither helpful nor unhelpful – a clear way forward for the useful museum”, in Chinoweth A., Lynch B., Petersen K., Smed S. (a cura di), Museums and Social Change: Challenging the Unhelpful Museum, Routledge, London-New York, pp. 1-31-
Hunterian Museum (2021), The Hunterian Strategy 2021-25. A changing society, a changing university, a changing university museum, The Hunterian, Glasgow: https://www.gla.ac.uk/media/Media_810356_smxx.pdf
Janes R. e Sandell R. (a cura di) (2019), Museum Activism, Routledge, London-New York.
Museums Association (2013), Museums Change Lives, https://archive-media.museumsassociation.org/26062013-museums-change-lives.pdf
Museums Association (2018), Power to the People. A self-assessment framework for participatory practice, https://archive-media.museumsassociation.org/Power-to-the-People-2018.pdf
ABSTRACT
UK’s Museums Association (MA) recently launched its first podcast series, “Radical Museums”. Authored by Sharon Heal and Simon Stephens, this precious resource explores how different museums across the country are striving for and driving change. Whether such museum practices are defined as radical, militant, activist or more simply “useful” is irrelevant, as long as they turn the traditional “patronising” and “therapeutic” attitude towards public engagement on its head, and embrace a rights-based approach which fosters personal agency and recognizes individuals as an authoritative voice expressing values, knowledge systems, lived experiences, insights and stories breathing new life into the museum’s narrative and relevance. Among the institutions visited by Heal and Stephens so far, the Hunterian Museum in Glasgow stands out for its appointment of Zandra Yeaman as Curator of Discomfort: over the years, her commitment to address the asymmetries deeply rooted not only in which stories are told, but also (and foremost) in power relations, has been a clear sign of how the museum’s legacy can be productively challenged, and discomfort recognized as a crucial factor for institutional change.