
Quello dell’accessibilità e dell’inclusività dei luoghi della cultura è uno dei temi che, seppur di grande rilevanza, fatica purtroppo a trovare spazio adeguato nel dibattito pubblico e nelle politiche culturali.
Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni da molte istituzioni culturali per garantire ai propri pubblici accessibilità e inclusione, e nonostante le linee guida elaborate a livello nazionale e internazionale, la realtà ci restituisce spesso un quadro dell’accessibilità fisica e cognitiva dei musei e delle gallerie d’arte italiane ancora arretrato, con barriere architettoniche e mancanza di servizi e di personale a ostacolare l’accesso e la piena fruizione a tutti dei luoghi della cultura italiani.
Proprio per contribuire a riportare attenzione sul tema e per offrire una fotografia aggiornata sull’attuale situazione dei musei italiani, nell’ambito della Giornata Nazionale delle Famiglie F@Mu al Museo 2022 è stato realizzato un questionario di 21 domande a risposte chiuse e semi-strutturate per rilevare lo stato di accessibilità e di fruibilità dei musei aderenti all’iniziativa, guardando in particolare alla loro capacità di accogliere e includere famiglie con bambini e bambine con disabilità.
In particolare, le domande miravano a raccogliere informazioni sulla predisposizione degli spazi e sulla presenza di servizi specifici per l’accoglienza delle persone con disabilità, sulla preparazione del personale in materia, e sulla disponibilità a intraprendere od organizzare specifici corsi di formazione. Infine, è stato richiesto ai musei anche di autovalutarsi su una serie di aspetti relativi alla propria capacità di accogliere famiglie con bambine e bambini con disabilità.
La Giornata Nazionale delle Famiglie F@Mu al Museo è un evento di un giorno che dal 2013 – con il solo stop imposto nel 2020 dalla pandemia – si è svolto ogni anno coinvolgendo circa 600 musei in Italia. Grazie proprio all’ampia partecipazione sia di musei aderenti sia di pubblico, la Giornata F@MU è diventata un’occasione unica anche per indagare aspetti specifici dell’offerta museale rivolta ai più piccoli e le abitudini di fruizione culturale delle famiglie.
All’indagine, svolta in collaborazione con Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura e con docenti e ricercatori e ricercatrici dell’Università IULM di Milano nei mesi precedenti alla Giornata F@Mu, hanno risposto 315 musei tra comunali (46%), statali (20%) e privati (34%), distribuiti in tutta Italia con il 40% dei rispondenti ubicati nelle regioni del Nord Italia, poco più di un terzo nel Centro, e il restante 26% nel Sud.
ACCESSIBILITÀ MUSEALE. I RISULTATI DELL’INDAGINE SVOLTA NELLA GIORNATA F@MU
Il primo ambito di indagine ha riguardato infrastrutture e servizi dei musei. La fotografia che emerge dai dati raccolti restituisce una situazione con ampi margini di miglioramento, soprattutto per quanto concerne alcune aree: una percentuale significativa di rispondenti dichiara di avere barriere architettoniche che ostacolano l’accessibilità fisica al museo: il 24% non dispone di rampe di accesso e l’11% non dispone di servizi igienici adeguati; in un museo su 4 non è previsto un servizio di accoglienza dedicato, e in un museo su 3 non è possibile ricevere assistenza lungo il percorso di visita.
I musei che si sono dotati di percorsi e sussidi alla visita per non vedenti e ipovedenti sono ancora una quota minoritaria: solo il 35% dispone di percorsi tattili e il 23% di materiali informativi dedicati. Inoltre, l’accessibilità del museo viene scarsamente comunicata all’esterno: meno di un museo su due comunica sul proprio sito il grado di accessibilità fisica al pubblico, e questo vale sia per i musei poco accessibili quanto per quelli che sono pienamente accessibili e che prevedono anche servizi e personale specificamente preparato.
Un dato positivo emerge invece sulle attività educative: la gran parte dei musei analizzati le progetta per essere fruibili a tutti e oltre il 90% dichiara di organizzare, più o meno frequentemente, attività educative specifiche per bambine, bambini, ragazze e ragazzi con disabilità.
Le attuali carenze infrastrutturali, organizzative e comunicative sono ben percepite dai musei che, chiamati ad autovalutarsi, si dichiarano solo mediamente soddisfatti sia della propria accessibilità e fruibilità sia dell’adeguatezza della preparazione del proprio staff. Eppure, oltre la metà dei rispondenti (57%) non prevede che il personale segua corsi di aggiornamento su base annuale sui temi dell’accessibilità e della disabilità. Interrogati sulle motivazioni, i musei il cui personale non partecipa ad attività di formazione e aggiornamento individuano la causa primaria nella mancanza di un’offerta formativa dedicata.
UNA LETTURA DIVERSA DEI DATI
I dati raccolti hanno permesso anche di analizzare i musei in cluster. Ciò ha consentito di provare a capire cosa caratterizzi i musei più “virtuosi” e cosa invece quelli meno accessibili.
Gli istituti coinvolti dall’indagine sono stati dunque divisi in tre cluster in base al loro livello di accessibilità e inclusività.
Un primo gruppo di musei è caratterizzato da una piena accessibilità fisica (infrastruttura), dalla presenza di servizi di accoglienza, e da personale preparato. In questi musei, per lo più comunali e situati nel Nord-Est e nel Centro Italia, inoltre, è più frequente trovare personale che segue annualmente corsi di formazione specifica sui temi dell’accessibilità e dell’inclusione.
Il secondo cluster si caratterizza invece per una particolare attenzione alle esigenze di soggetti non vedenti o ipovedenti, per una buona accessibilità fisica e per la capacità di promuovere l’inclusione grazie a laboratori didattici per tutti i bambini e le bambine. I musei di questo gruppo sono sia comunali sia privati: quelli comunali sono soprattutto quelli delle regioni del Nord-Ovest e del Centro mentre quelli privati si trovano soprattutto in alcune regioni del Sud.
Il terzo gruppo di musei è quello che presenta i maggiori margini di miglioramento: si tratta, infatti, di musei che presentano più spesso barriere architettoniche e che, meno di altri, organizzano attività e laboratori fruibili da tutti. Dato interessante è che proprio in questo gruppo si concentrano i livelli di soddisfazione più bassi rispetto alla preparazione del personale, a conferma della centralità del capitale umano.
DALLA PROSPETTIVA DEI MUSEI A QUELLA DEI VISITATORI
Nonostante l’analisi condotta nell’ambito di F@Mu restituisca dati aggiornati sull’attuale situazione dei musei italiani e dia voce ai musei nell’autovalutare la loro preparazione, fisica, organizzativa e culturale ad offrire modalità di fruizione davvero inclusive, manca certamente in tutto questo la prospettiva del giovane pubblico coinvolto.
Manca, in primis, ai musei che non rilevano numeri e soddisfazione di questo specifico pubblico, precludendosi la possibilità di conoscerne meglio bisogni e aspettative e di dotarsi anche di un sistema di monitoraggio sull’adeguatezza della propria offerta e sugli eventuali interventi correttivi.
Laddove disponibili, i dati ci dicono che le bambine e i bambini con disabilità che frequentano i musei sono prevalentemente quelli in età scolare delle scuole primarie, e che vi accedono accompagnati prevalentemente da un genitore (45%) ma anche, spesso, con gruppi organizzati (39%). Questi dati però vengono raccolti in meno della metà dei musei.
Ma manca, spesso, anche sul fronte della ricerca (e quindi, qui, un auspicio che anche questa indagine possa trovare poi continuità in uno studio sulla domanda…). In un recente appello dal titolo “Disabled children are not voiceless beings” – apparso su una delle più importanti riviste accademiche di turismo, Annals of Tourism Research – Neil Carr e Fathimath Shiraani hanno sottolineato l’importanza che il mondo della ricerca riconosca le bambine e i bambini con disabilità come attori sociali e li includa direttamente nella progettazione delle attività di ricerca. Ciò sia per evitare di adottare una prospettiva da adulti, sia per non trascurare le voci e le esperienze reali dei diretti interessati compromettendo così lo sviluppo di quadri teorici e di misure di intervento operative realmente efficaci. Se tale considerazione vale per il mondo del turismo, indubbio che valga altrettanto e di più per il mondo della cultura (e del turismo culturale, a valle).
ABSTRACT
In recent years, the attention of research and operators on the accessibility and inclusiveness of cultural institutions has grown considerably. Museums have strengthened their inclusion strategies and worked to break down architectural and cognitive barriers. In this context, however, the target of families with disabled children has been largely neglected. Thanks to a survey conducted on 315 Italian museums participating in the F@Mu National Day of Families at the Museum, the article explores the accessibility and readiness of museums to welcome this specific audience in terms of facilities, services, staff, and activities. In particular, the article investigates whether Italian museums consider families with children with disabilities and whether and how their specific needs are addressed. Finally, a cluster analysis identifies three museum clusters with significant differences in their approach to accessibility and inclusion.