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Alla Bmta di Paestum presentata la proposta degli archeologi: “Il possesso di determinati requisiti - siano essi certificati dalle associazioni di categoria o meno - venga recepita all’interno del dm 244 per chiudere definitivamente l’epoca in cui chiunque può intervenire senza una professionalità archeologica adeguata e certificata”

Il Dm 244/2019 del ministero della Cultura, che perimetra – tra gli altri – l’ambito professionale dell’archeologo, non ha mai definito esplicitamente i requisiti specifici necessari per operare come archeologo subacqueo. Con il risultato che al momento ci si muove in ordine sparso e il rilascio dei permessi per intervenire sott’acqua è del tutto arbitrario. Tuttavia, ora, arriva la proposta dell’associazione Nazionale Archeologi (ANA) che ha individuato i requisiti necessari per definirsi archeologo subacqueo e che chiede che tale profilo venga riconosciuto a livello normativo.

Il lavoro dell’Ana parte da lontano. Circa un anno e mezzo fa è stata istituita, all’interno dell’associazione, la commissione archeologia subacquea, presieduta da Rita Auriemma, professore associato all’Università del Salento, chiamata a identificare appunto i requisiti affinché un archeologo subacqueo possa operare effettivamente in questa veste. Questi requisiti ora, come detto, sono stati fissati e sono stati presentati nel corso della XXIV edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico a Paestum. All’evento hanno partecipato anche le Capitanerie di porto, la Guardia costiera, il ministero delle Infrastrutture, la direzione generale Educazione e ricerca del ministero della Cultura, etc.

L’Ana, in quanto associazione di categoria e in base alla Legge 4/2013, può infatti rilasciare un’attestazione di qualità in cui si dichiara, sempre ai sensi della 4/2013, che un determinato archeologo possiede quelle determinate caratteristiche professionali che gli consentono di eseguire interventi subacquei. “Si tratta di uno strumento semplice che consente di colmare quel vuoto normativo – spiega ad Agenzia CULT Alessandro Garrisi, presidente dell’Associazione -. Al momento non esiste un criterio unico a livello nazionale e chi è chiamato ad assegnare i permessi per operare in mare si muove in maniera arbitraria e in ordine sparso. Pertanto, l’Ana avanza ora la sua proposta e chiede che il possesso di determinati requisiti – siano essi certificati dalle associazioni di categoria o meno – venga recepita all’interno del Decreto 244 per chiudere definitivamente l’epoca in cui chiunque può intervenire senza una professionalità archeologica adeguata e certificata”.

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