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Il volume ha “il grande merito di non voler chiudere, ma porre problemi e rilanciare domande. Un libro da servizio pubblico"
Arte-e-spazio-pubblico

Cinque gruppi di lavoro costituiti da 17 esperti, 227 contributi originali su cinque macro temi, quattro giornate di studio e un incontro finale e poi il libro presentato oggi, “un libro da servizio pubblico, un’operazione importante per il Paese perché fa il punto su un’area tematica e disciplinare che spesso non è del tutto presente nelle storie dell’arte. Questo libro si muove su due registri: il primo di carattere storico-fenomenologico, il secondo è quello strettamente critico”. Comincia così il suo intervento Vincenzo Trione, Presidente della Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività culturali, in occasione della presentazione del volume “Arte e spazio pubblico” (Silvana Editoriale, 2023), a cura della Dg Creatività Contemporanea e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, in cui sono raccolti i contributi di più di 100 autori per stimolare una riflessione sulle questioni più attuali legate all’arte contemporanea nello spazio pubblico sul territorio nazionale e internazionale.

ARTE E SPAZIO PUBBLICO

‘Arte e Spazio Pubblico’ è un progetto a cura della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. Ideato nel 2021, si pone come occasione di riflessione sulle più attuali questioni legate all’arte contemporanea nello spazio pubblico: realtà fisica urbana e territoriale con la quale si instaura un dialogo spesso conflittuale tra questioni pratiche e premesse teoriche. Complessità del tema e finalità perseguite hanno articolato il progetto in tre azioni consecutive e collegate. Il volume, edito da Silvana Editoriale, raccoglie i risultati di un importante e ambizioso progetto che si è sviluppato in più fasi: Ricerca, condotta da 5 gruppi di lavoro, costituiti da diciassette esperti provenienti del mondo accademico, artistico e istituzionale; Call for abstract, che ha raccolto 227 contributi originali su 5 macro-temi individuati dagli esperti durante la fase di ricerca; 4 giornate di studio, dedicate all’approfondimento di temi specifici di ricerca: Spazio, Temporalità, Partecipazione e Committenza; 1 incontro finale, di sintesi e restituzione degli esiti del lungo lavoro svolto.

Nel volume, l’arte nello spazio pubblico si racconta attraverso le pratiche artistiche, le strategie di progettazione, i processi partecipativi, le politiche pubbliche di rigenerazione di spazi urbani e territori, i committenti, i mediatori e le comunità, investendo temi come la conservazione e la temporalità dell’opera stessa, senza mai tralasciare il legame relazionale tra essa e il suo spazio. Tematiche significative volte a individuare strumenti e prospettive con cui promuovere e valorizzare la centralità del ruolo dell’arte pubblica nel suo rapporto con le città e lo spazio pubblico per l’intero territorio nazionale.

VINCENZO TRIONE

Trione ha voluto sottolineare la parola ‘Rete’ che, ha detto il presidente, è diventata la parola chiave della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. “La nostra filosofia consiste nel mettere in connessione ciò che spesso nel nostro Paese non si parla. Questa filosofia è raccontata in questo progetto di ricerca che mette insieme il ministero, la Fondazione, gli enti locali e raduna figure di tipo diverso: professori universitari, operatori sul campo, artisti. E’ un modo per misurarsi su un tema decisivo”. Trione ha poi dedicato un’ampia parte del suo discorso a una riflessione sulla città. “La città – ha detto – è la più straordinaria opera d’arte inintenzionale che l’uomo abbia mai creato, un’opera d’arte nata senza progetto, senza intenzionalità”.

Il libro ha, secondo il presidente della Fondazione, “il merito di raccontare una serie di esperienze sia frutto di committenze sia ‘corsare’. Molto spesso esiste una forma di creatività ‘sorgiva’ che a parer mio è la più interessante, una forma che trasgredisce le regole. Se dovessi dire che cosa manca in questo libro, manca forse una riflessione sul contributo controverso dei writers. I writers rappresentano una forma problematica che ha scatenato polemiche feroci. Però talvolta – quando non diventano barbarie -, gli esercizi dei writers non sono così lontani dalle forme di arte pubblica, certo sgrammaticate e imperfette, ma sono delle vere e proprie scritture corsare”.

Il volume ha, infine, “il grande merito di non voler chiudere, ma porre problemi e rilanciare domande: ad esempio, il tema del rapporto col tempo e il tema della partecipazione, ovvero un’arte che si vede senza pagare. In un tempo in cui l’arte viene apprezzata soprattutto perché viene monetizzata, è possibile che ci sia un museo senza pareti? Già il fatto che il libro ha innescato una serie di domande e di questioni rivela probabilmente che si tratta di un libro d’ora in avanti necessario”.

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