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Includere, co-operare a 360 gradi, contaminare, innovarci insieme. Sono queste le sfide che attendono CulTurMedia LegaCoop nel prossimo futuro. Lo ha evidenziato Giovanna Barni, presidente di CulTurMedia Legacoop, nel corso della sua relazione al Secondo Congresso nazionale che si è tenuto presso l’Edificio Marco Polo di Sapienza Università di Roma. Per Barni occorre innanzitutto “generare pratiche e spazi culturali accessibili e inclusivi per ricreare legami sociali e partecipazione, ecosistemi di scambio tra bisogni non soddisfatti dal mercato e offerta, facendo leva proprio sulla nostra natura nella quale i membri sono produttori e consumatori al contempo. Solo così si può provare ad invertire anche quel calo di domanda culturale che affigge soprattutto le aree più marginali e incrementa ancora di più le diseguaglianze di educazione e crescita”. Ma è necessario anche “tessere nuovi spazi istituzionalizzati di collaborazione tra Enti, imprese e comunità, alle diverse scale territoriali e lungo tutto il ciclo: dalla co-progettazione, cura partecipata, co-creazione, co-gestione sostenibile delle risorse culturali e naturali di un territorio, dal singolo luogo ad un circuito interregionale, superando anche gli steccati burocratici. Occorrerà una sussidiarietà con il Terzo Settore, avvalendoci degli strumenti esistenti di amministrazione condivisa, ma sempre in modo complementare e generativo di cooperazione”.

Terzo punto è “preparare strategie di aggregazione e integrazione con gli altri settori per approcciare più risorse del prossimo settennio, ma soprattutto per contaminarci e generare nuove economie di rete, filiere tematiche o territoriali ad un livello più alto ed a valore aggiunto grazie all’ingrediente culturale e creativo: non solo il turismo ma anche agricoltura innovativa e artigianato 4.0, welfare culturale, percorsi naturalistici di mobilità sostenibile, hub creativi e innovativi per un nuovo abitare nelle periferie e nei borghi. Nuove economie che solo la cultura può connettere perché capace di mettere a valore risorse intangibili nei processi di sviluppo locale”. Infine, occorre “innovarci insieme, costruendo un ampio partenariato per l’innovazione, un accordo di scambio tra cooperazione e mondo della formazione perché l’innovazione sociale e l’innovazione digitale e le filiere innovative non possono che essere generate da nuove competenze sempre più multidisciplinari e innovative, per le quali la cooperazione può essere casa ideale: sia perché di per sé l’innovazione non può che scaturire dalla cooperazione tra competenze e discipline diverse sia perché l’impresa cooperativa è in grado di conciliare l’autonomia e la flessibilità delle professioni creative e digitali con la dignità del lavoro, far emergere anche quel lavoro sommerso, nascosto o precario tipico delle nuove professioni”.

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