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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
Il format televisivo di RAI3 scritto da Emilio Casalini cambia la rappresentazione dei territori. Li abita, tenendo il fuoco sulle persone e le loro aspirazioni. Rompe il buio che ancora li rende soli, illuminando nuovi cammini per tutti

“Generazione Bellezza”, il format televisivo scritto e condotto da Emilio Casalini andato in onda nella prima serata di RAI3 dal 25 dicembre al 9 gennaio scorsi, racconta le bellezze dei territori italiani che i loro abitanti, insieme, hanno reso sogno, progetto, impresa e comunità. I dati di ascolto hanno documentato una straordinaria capacità attrattiva. Proponiamo alcuni primi spunti di apprendimento.

 PRIMA SERATA

Vincere la prima serata, dimostrando l’attrattività del soggetto fuori dalla sua nicchia, obbliga tutte le parti interessate a un salto di qualità. Troppo spesso chi agisce sui territori per le economie dette minori le propone così come sono dette, consacrandole alla minorità. Ora ogni alibi è tolto: per gli editori che scelgono i palinsesti; per gli sponsor che li finanziano; per gli attori dello sviluppo locale. L’annotazione riguarda infatti tutta la progettualità e la narrazione che il soggetto comunitario sta alimentando. C’è una “prima serata” della politica e dell’economia che attende la stessa consapevolezza, perché l’impresa di luogo possa assumere il ruolo che merita, per sé e per tutto il Paese.

Dopo la visione di “Generazione Bellezza”, ci sarà qualche economista e più di un dirigente politico che esclameranno ancora: “Pura poesia!”. Invece di compiacersene, accontentandosi del ruolo antologico che l’abituale lusinga assegna al genere, chi lo partecipa ora può rispondere: “No, grazie. Pura economia!”. Nel percorso di Emilio Casalini il linguaggio locale è definitivamente universale e le intraprendenze comunitarie incontrate un chiaro dispositivo per lo sviluppo generale. Il loro processo è propriamente politico (Politico), il loro prodotto sempre culturale, l’esito concretamente economico.

IMPLICAZIONI

Diversamente da altre rappresentazioni televisive sul “locale”, questa è chiaramente partecipe del soggetto. Molto più di quanto effettivamente possibile con una mera applicazione tecnica e di quanto richiesto dal prodotto. È l’esito di un coinvolgimento intenzionale e mai generico: la ricerca, il cammino, l’incontro, la conversazione di svelamento, l’abilitazione dei protagonisti e delle storie, la gratitudine e l’attesa. Implicazione, tutto qui, non poco. L’annotazione non riguarda solo il mestiere del comunicare o l’arte della rappresentazione. È riferibile a tutti coloro che intendono occuparsi di territori e comunità. Tempo fa, nel corso di un dibattito su un crinale d’Appennino, un giovane metropolitano chiese con sincera passione: “Come posso aiutare le montagne?”. La risposta ispirata dalla conversazione di quel giorno ci riporta qui: “Le montagne non hanno bisogno di aiutanti ma di abitanti, cerca una casa e diventalo”. “Generazione Bellezza” è un’opera abitante e tale dovrebbe essere quella di tutti coloro che si occupano di comunità. Esserne “di casa” e familiari.

PROSPETTIVE

Una parte che rimane dentro a chi ha guardato con tutti i sensi “Generazione Bellezza” è quella dei volti. Un tempo e uno spazio dedicato alla loro trasfigurazione. Gli stessi fotografati da Strand, che Zavattini racconta in “Un Paese” [1]. Con le stesse parole di Pasolini sul sentiero verso Orte in “La forma della città” [2]. Non avremmo capito e visto abbastanza senza questa intuizione, né allora né oggi. È evidente, anche in questo caso, che gli autori hanno sentito l’urgenza di questo tempo sospeso, quasi a indicare il fuoco della prospettiva di tutta la scena. Per un disegno occorrono soggetti, contorni, matite e gomme, colori, linee e tratti. Al fuoco della prospettiva non si dedica mai molta attenzione. Casalini sembra applicare il libero esercizio del punto di vista così bene argomentato da Chiara Valerio [3]. In genere il fuoco è posto meccanicamente là dove l’immagine finale può essere più riconoscibile ovvero più rassicurante. Qui è posto sulle persone e sui loro volti. Ogni azione di sviluppo locale, tanto più dicendosi sociale o comunitaria, dovrebbe esplicitare una sua rappresentazione e un suo fuoco di prospettiva. Quest’opera lo ricorda e fa la sua scelta.

ASPIRAZIONI SCONFINATE

Nessuno dei racconti di “Generazione Bellezza” prova a interpretare, nemmeno a tratti, la parte dell’inchiesta sulla “questione locale”. Una scelta deliberata. La chiave che favorisce la conoscenza e l’attrattività dei protagonisti è la loro aspirazione, sempre mossa dal bene (loro e degli altri) e da sguardi positivi. Questo tratto costante è parte del successo del format e, insieme, delle esperienze che ci ha presentato. Il racconto ha cercato, visto e rappresentato tenacemente il bene possibile proponendoci questa postura come modello per l’impresa territoriale sostenibile e competitiva. Le intraprendenze individuali e comunitarie che abbiamo conosciuto durante questo percorso erano imprese di bene perché innescate e condotte da visioni bene-dicenti, per azioni bene-volenti. Fa una bella differenza. Non basta esortare a farlo, occorre esercitarlo, anche nella minorità e nella diffidenza del resto. A dispetto o in attesa degli “scoraggiatori militanti” [4] diremmo con Franco Arminio.

Oltre a questo, ognuno dei racconti poteva dirsi sconfinato e sconfinante. Emilio Casalini, insieme a tutti i protagonisti dell’opera, potrebbero (dovrebbero) reagire alla qualificazione di “locale” eventualmente attribuita al soggetto e alle sue scene. Abbiamo potuto intendere definitivamente che qui si tratta di Terra, Mondo e Umanità. “Dove – sembra chiederci Casalini – se non nelle terre, fra i paesi e con le persone?”. Una cura necessaria all’ipermetropia del nostro tempo.

IL SENSO DELLA BELLEZZA

Nomen omen. “Generazione Bellezza” ne è piena e nulla di ogni suo tratto di bellezza – questo il punto – prova a nasconderne le fatiche, le rughe, le paure, le incertezze, le imperfezioni. Anzi, ne rivela il senso, fuori da ogni retorica e annunciandone l’urgenza. Mette mano, abilitando e chiedendo concreto coraggio in ognuno di noi, al superamento dell’ostacolo più grave e decisivo per ogni intrapresa comunitaria: la solitudine.

EPIFANIE

“Guarda la stella e cammina!” ha esortato Papa Francesco nell’Angelus dell’Epifania 2022 [5]. Epifanie potremmo dire dei racconti di “Generazione Bellezza”. La scena è quella di un’esponenziale e “sconfinata umiltà” (a dirla con le parole della Rete IT.A.CA Parco Nazionale Monti Sibillini [6]). Il cammino di uomini di scienza alla ricerca di risposte che non termina in una corte regale o accademica, nella piena luce del giorno, ma davanti a una stalla, di notte, in un paese anonimo, di fronte a un bambino. Vogliamo credere che la luce che li ha guidati (magari pensandola stella da lontano), nel più che possibile smarrimento, fosse quella delle lanterne di tanti, uno ad uno, a passo lento, attirati semplicemente da una nascita, lì dove sembrava impossibile attenderla, rimanendone anche loro ammirati e sconvolti.

NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] Zavattini C., Strand P., “Un paese”, Einaudi, 1955

[2] Pasolini P., “La forma della città”, RAI, 1974

[3] Valerio C., “La matematica è politica, Einaudi, 2020

[4] Arminio F., “Cambiamo prospettiva: i paesi sono i luoghi del futuro”, intervista nella Rivista “Fondazioni”, ACRI, mag-giu 2020

[5] Papa Francesco, “Non smettere mai di camminare guardando la stella”, riportato da Osservatore Romano, 7/01/2022

[6] Rete IT.A.CÀ Parco Nazionale Monti Sibillini, “Respirare il nostro tempo”, 2021

 

Giovanni Teneggi cura lo sviluppo di cooperative di comunità per Confcooperative. Dal 2005 la sua attività di ricerca, narrativa e consulenziale è dedicata alla costruzione sociale ed economica della comunità. Ha avuto ruoli manageriali in enti sindacali, del terzo settore e organismi pubblici. Ha partecipato a pubblicazioni collettive su questi temi edite da Donzelli, Il Mulino, FrancoAngeli, LetteraVentidue e FBKPress. Abita e vive con la sua famiglia l’Appennino Tosco Emiliano dove è nato.

ABSTRACT

“Generazione Bellezza”, the prime-time TV show written and presented by Emilio Casalini – aired between 25 December and 9 January on RAI3 – tells us about the beauties of the Italian territories and their inhabitants, who all together have made them dream, enterprise and community. Watched by a great number of spectators, the show has had an extraordinary attractive power. The article offers some reflections on a new idea of cultural, social and economic development of the so-called “minority places”.

 

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Giovanni Teneggi

Giovanni Teneggi cura lo sviluppo di cooperative di comunità per Confcooperative. Dal 2005 la sua attività di ricerca, narrativa e consulenziale è dedicata alla costruzione sociale ed economica della comunità. Ha avuto ruoli manageriali in enti sindacali, del terzo settore e organismi pubblici. Ha partecipato a pubblicazioni collettive su questi temi edite da Donzelli, Il Mulino, FrancoAngeli, LetteraVentidue e FBKPress. Abita e vive con la sua famiglia l’Appennino Tosco Emiliano dove è nato.

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