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LETTURE LENTE - rubrica mensile di approfondimento
Diverse indagini indicano che le biblioteche rappresentano una risorsa con fenomenali potenzialità, che in Italia è ben lungi dall’essere utilizzata appieno: servono a tal fine politiche pubbliche convergenti su obiettivi che promuovano lo sviluppo e il rafforzamento di queste strutture
© Foto di Tu Tram Pham su Unsplash

SERVIZI E IMPATTO DELLE BIBLIOTECHE DOVE SI INVESTE SU QUESTI ISTITUTI

Le biblioteche sono entità familiari per chi vive negli Stati Uniti, come dimostrano i film e le serie televisive di successo in cui accade spesso di vedere i protagonisti recarvisi per informarsi su qualsiasi argomento, per fare ricerche su fatti e persone, per leggere, spigolando tra gli scaffali o facendosi consigliare dai bibliotecari e dalle bibliotecarie, per partecipare a corsi, laboratori o a gruppi di lettura, mostre e altri eventi, per portarci i bambini piccoli (perché quelli più grandi ci vanno da soli), per connettersi alla rete, usare dispositivi e apparecchiature di vario tipo, per incontrarsi.

L’ultima indagine svolta nel 2019 dall’Institute of Museum and Library Services sulle biblioteche pubbliche statunitensi evidenzia che il 97% della popolazione è servita da almeno una biblioteca nel suo luogo di residenza, finanziata prevalentemente dall’amministrazione locale, munita di collezioni, staff, sedi e attrezzature dedicate, e più del 57% degli abitanti ha preso in prestito almeno un libro o altri documenti analogici o digitali nell’anno di riferimento; il massiccio sviluppo delle collezioni digitali o digitalizzate accessibili da remoto ha fatto flettere gli accessi in sede, che sono comunque sostenuti e maggiori di quelli degli anni Novanta del secolo scorso, ma ha fatto crescere l’uso complessivo delle collezioni del 15,96% rispetto a cinque anni prima [1]; aumentano anche le richieste di reference (informazioni e consulenze personalizzate su richiesta) e i programmi di promozione culturale o per l’information e media literacy, metà dei quali è rivolta a bambini e giovani adulti, che vi partecipano a milioni. Dove vi è maggiore offerta di programmi di questo tipo, l’uso delle collezioni è maggiore della media generale. Nel 2016, da interviste condotte dal Pew Research Center su un campione di cittadini dai 16 anni in su [2] era emerso che più del 70% riteneva che l’eventuale chiusura della biblioteca avrebbe avuto impatto negativo per sé e la propria famiglia (per gli ispanici e gli afroamericani, molto negativo) o per la comunità.

Ho citato il caso degli Stati Uniti, come potrei citare quelli degli stati nordeuropei, per dare un’idea dei servizi delle biblioteche civiche contemporanee e del loro impatto in quelle aree dell’Occidente dove gli investimenti ad esse dedicate sono sistematici e tali da consentire agli istituti di affrontare le grandi trasformazioni sociali e tecnologiche di questo millennio.

Anche in Italia ci sono biblioteche e sistemi bibliotecari territoriali organizzati professionalmente. In queste realtà avvengono interessanti sperimentazioni e crescita significativa degli utenti di tutte le tipologie [3]. Hanno inoltre mostrato capacità di reazione durante il lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19, riorganizzandosi velocemente per potenziare i servizi digitali e domiciliari e per trovarsi pronti a riaprire in sicurezza appena possibile [4].

LE TRASFORMAZIONI DELLE BIBLIOTECHE E DEI PUBBLICI DI RIFERIMENTO

Il contesto ibrido – fisico e digitale – attraverso cui passano le relazioni con gli utenti consente di espandere il raggio d’azione delle biblioteche, ma pone anche problemi di integrazione efficace delle tecnologie in biblioteca e della biblioteca negli ambienti digitali frequentati dagli utenti (tra cui la protezione dei dati personali, le licenze d’uso, i costi, il ruolo delle piattaforme commerciali, l’impiego di sistemi di machine learning).

Se poi la composizione dell’utenza evidenzia ovunque una prevalenza delle donne rispetto agli uomini (dato costante), dei bambini (dato in crescita) e degli under 35 rispetto alle altre fasce d’età e, tra gli adulti, di persone diplomate o laureate (ma con tendenza all’aumento delle persone meno istruite) [5], la sfida di sempre – stimolare alla partecipazione i non lettori e quanti ne hanno più bisogno e rischiano di restare esclusi – oggi è prioritaria, in una società multietnica segnata da conflitti, diseguaglianze, crisi del legame sociale e in cui l’apparente abbondanza di informazioni spesso corrisponde a scarsa trasparenza delle fonti, riduzione generalizzata delle capacità di selezione ed elaborazione critica e barriere economiche all’accesso. La biblioteca può offrire soluzioni a condizione di riconoscere le aspettative inespresse e implicite delle persone, avere proposte rispondenti ai bisogni e saperle comunicare, rimodulando i propri linguaggi, coinvolgendo gli utenti nella progettazione delle attività e uscendo “fuori di sé”.

A questo scopo, le biblioteche non solo hanno iniziato a frequentare i social network e a integrare i loro dati e informazioni nel web semantico, ma collaborano sempre più tra loro e con altre istituzioni e organizzazioni per raggiungere ospedali, RSA, istituti di prevenzione e pena, persone in condizioni di disagio sociale, fisico, cognitivo o relazionale, le minoranze etniche e linguistiche, gli esercizi commerciali, oppure ancora (come sta avvenendo sempre più per ora solo nelle biblioteche di università) aspiranti imprenditori in cerca di supporto allo sviluppo di start-up. Non deve poi sfuggire il fatto che i partner tradizionali e nuovi delle biblioteche – altre biblioteche, autori ed artisti, editori, librerie, altri istituti culturali, scuole, università, aziende, associazioni del Terzo settore, ordini professionali, gli stessi produttori di applicazioni e sistemi di gestione dell’informazione digitale – sono a loro volta utenti delle biblioteche, da cui ottengono contenuti e stimoli all’innovazione.

Le nuove sfide delle biblioteche pubbliche riguardano l’interculturalità e la valorizzazione effettiva delle diversità, l’usabilità degli ambienti digitali [6], i partenariati con le imprese e le organizzazioni non profit, le strategie per valorizzare e riutilizzare il patrimonio culturale e connetterlo con la vita quotidiana delle persone, la progettazione di collezioni, servizi e programmi per il contrasto attivo ai divari: è facile capire come questa comunità professionale riconosca la profonda coerenza della propria missione con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile [7] e perché l’Unesco consideri la biblioteca pubblica un’istituzione fondamentale [8], o il Consiglio d’Europa – Conferenza dei ministri della Cultura abbia adottato nel 2023 il documento Recommendation on library legislation and policy in Europe, promosso dall’European Bureau of Libraries, Information and Documentation Associations.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Secondo l’Anagrafe ICCU, al 31 dicembre 2022 erano attive in Italia 12.905 biblioteche (erano 13.959 nel 2018: da allora ne sono state chiuse quasi un migliaio), in prevalenza appartenenti a comuni, distribuite in maniera diseguale sul territorio e con orari di apertura che in poco più del 12% dei casi superano le 40 ore di apertura settimanale, restando in gran parte al di sotto delle 18 ore. Molti nostri concittadini non hanno mai incrociato una biblioteca sul loro cammino, oppure una visita occasionale in biblioteca è risultata per loro deludente. L’investimento storicamente scarso nel nostro paese sulle biblioteche, favorito anche dalla frammentazione del quadro istituzionale e normativo, dall’inizio del XXI secolo è diventato addirittura irrisorio per una serie di cause che vanno dalla crisi finanziaria del 2007-2008 alla credenza che, con la crescita del mercato dei dispositivi, dei servizi e dei contenuti digitali, le biblioteche fossero un’istituzione obsolescente: una credenza non dimostrabile, anzi smentita a gran voce durante il lockdown del 2020 con la moltiplicazione degli appelli per la loro riapertura, ma che può rafforzarsi di fronte a sedi inospitali, scaffali polverosi in stato di abbandono e personale non adeguato.

A dispetto di queste criticità, l’indagine ISTAT effettuata per la prima volta nel 2019 sulle 7.425 biblioteche rivolte al pubblico generale – con esclusione di quelle di università pubbliche e private, di quelle scolastiche e di quelle riservate a un’utenza interna – ha evidenziato che, nel loro insieme, esse sono il servizio culturale più capillare e utilizzato, con oltre 50 milioni di accessi e 7,8 milioni di utenti attivi, calcolati sugli iscritti ai servizi che ne hanno fruito almeno una volta nell’anno. Si tratta però solo del 15% della popolazione, con un divario notevole tra il massimo del 35,7% registrato nella Provincia autonoma di Trento, che si avvicina alle medie dei paesi nordeuropei e del mondo anglosassone, e il minimo del 4,6% registrato in Campania [9]. Questo divario è proporzionale non solo ai dati sulla distribuzione territoriale delle biblioteche, poiché il 58,3% si trovano al Nord e quelle del Sud costituiscono appena il 24%, ma anche a quelli sulla presenza di staff qualificato, carente al Sud dove il 60% delle biblioteche sono gestite da volontari, e sul dimensionamento di spazi, attrezzature, posti a sedere. Ed è anche coerente con gli indici sul benessere, con quelli sulle competenze digitali e con i dati OCSE sulle competenze alla lettura dei giovani [10], inevitabilmente più bassi dove mancano buone biblioteche.

Un punto di forza è l’etica bibliotecaria fondata sul valore dell’accesso universale alla conoscenza, grazie a cui questa comunità professionale è riuscita a fare delle biblioteche italiane il primo esempio di amministrazione aperta, dando vita nel 1986 – su iniziativa dell’Associazione italiana biblioteche e dell’Istituto centrale per il catalogo unico, entrambi guidati allora da una grande bibliotecaria, Angela Vinay – a SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale), il network di servizi pubblici liberamente accessibili da remoto che conta oggi circa 7.000 biblioteche partecipanti e milioni di accessi, cui si affiancano molteplici forme di cooperazione interistituzionale di tipo territoriale o tematico.

Tuttora però SBN e le altre forme di cooperazione interbibliotecaria si fondano solo su accordi e protocolli d’intesa tra le parti, mentre si assottigliano gli organici dedicati al settore e a livello di governance restano indefinite le responsabilità e la suddivisione dei compiti tra stato, regioni ed enti locali affinché i servizi bibliotecari siano garantiti a tutti.

PERCHÉ SERVE UNA LEGGE

Gli analisti ISTAT osservano che le biblioteche in Italia sono una risorsa con fenomenali potenzialità che è ben lungi dall’essere utilizzata appieno: servono a tal fine politiche pubbliche convergenti su pochi obiettivi ma chiari, che promuovano sviluppo e rafforzamento di queste strutture.

La Carta di Milano delle biblioteche, elaborata nel 2022 dagli assessorati alla Cultura di Milano, Roma, Torino e Bologna insieme all’AIB, con il sostegno di Anci e Conferenza delle regioni e sottoscritta anche da altri comuni grandi e piccoli, fornisce preziose indicazioni in tal senso: enuncia principi-guida e obiettivi concreti, formula una serie di impegni assunti dai comuni firmatari e chiede al governo nazionale e alle regioni misure idonee a potenziare le infrastrutture nazionali e regionali di supporto ai servizi locali e alla cooperazione.

Un documento approvato dal Consiglio superiore dei beni culturali sui servizi nazionali nel 2017 delineava, inoltre, la proposta di un sistema bibliotecario multilivello, articolato per funzioni e poli regionali secondo l’architettura costituzionale delle autonomie e orientato a integrare in una stessa rete nazionale tutte le biblioteche di tutte le tipologie, con relative specialità e specializzazioni, in modo da accrescerne la sostenibilità e moltiplicare la massa critica delle competenze, dei servizi e delle relative opportunità di accesso per tutti.

Raccomandazioni, documenti d’indirizzo e dichiarazioni d’impegni rischiano però di “predicare ai salvati”: per ottenere il rilancio dell’intero settore occorre una legge, come chiede l’AIB dagli anni Novanta del secolo scorso, che chiarisca cosa i cittadini hanno diritto a chiedere a un servizio bibliotecario di qualità e quali sono gli obblighi dei vari attori istituzionali per garantirlo.

NOTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

[1] La serie storica dei dati è reperibile al seguente link: https://www.imls.gov/research-evaluation/data-collection/public-libraries-survey.

[2] John B. Horrigan, Libraries 2016. Pew Research Center, September, 9, 2016, https://www.pewresearch.org/internet/2016/09/09/libraries-2016/.

[3] Si vedano ad esempio le statistiche pubblicate dalla Biblioteca – Centro culturale Multiplo di Cavriago su dati raccolti nel 2022 al termine di un grande lavoro di riprogettazione e co-progettazione dei servizi, https://www.comune.cavriago.re.it/multiplo/per-saperne-di-piu/progetto.

[4] Cfr. Anna Bilotta, Nuovi servizi per nuovi bisogni: una rassegna sulle biblioteche pubbliche italiane, «Biblioteche oggi Trends», 6 (2020), n. 2, p. 52-64, http://www.bibliotecheoggi.it/trends/article/view/1140.

[5] Per l’Italia, cfr. Chiara Faggiolani, Biblioteca casa delle opportunità: cultura, relazioni, benessere: report dell’indagine “La biblioteca per te”. Roma, Sapienza università editrice, 2021, https://www.editricesapienza.it/node/8076.

[6] In proposito si veda il Nuovo manifesto AIB per le biblioteche digitali, 6 giugno 2020, https://www.aib.it/struttura/commissioni-e-gruppi/gruppo-di-lavoro-biblioteche-digitali/2020/82764-nuovo-manifesto-per-le-biblioteche-digitali/.

[7] Cfr., ex multis, International Federation of Library Associations and Institutions, Esempi, educatrici, facilitatrici: biblioteche e sostenibilità, 25 settembre 2018; traduzione italiana a cura di Associazione italiana biblioteche – Gruppo di studio Biblioteche e sviluppo sostenibile, https://www.aib.it/struttura/osservatorio-biblioteche-e-sviluppo-sostenibile/2019/76522-gsdg-ifla-biblioteche-e-sostenibilita/.

[8] Da ultimo, si veda l’edizione aggiornata del Manifesto IFLA/Unesco delle biblioteche pubbliche, https://aibstudi.aib.it/article/view/13762.

[9] https://www.istat.it/it/archivio/256963. Per approfondire, cfr. AIB – Commissione nazionale biblioteche pubbliche, Le biblioteche pubbliche in Italia: un’incredibile opportunità, ma non per tutto il paese, «Letture lente», 2 luglio 2021, https://www.agenziacult.it/aperto/ricerche-per-la-cultura-le-biblioteche-pubbliche-in-italia-una-incredibile-opportunit-ma-non-per-tutto-il-paese/.

[10] https://www.ilsole24ore.com/art/italia-ultimi-posti-classifica-ocse-le-competenze-legate-lettura-e-scrittura-e-matematica-AEgf7jzB.

ABSTRACT

In the Western countries, public libraries face traditional and emergent needs related to complex and fragmented communities, affected by inequalities but also by cultural diversities which is a value in an open society. Their answer is not just multiplying the offer of digital resources and services, but also reorganizing collections, programs, communication languages and strategies, and going beyond their borders, in collaboration with many partners working for inclusion. But why does 57% of population use public libraries in USA, while only 15% of population in Italy? A comparison between national surveys shows that this is the consequence of the fact that in Italy, especially in the South of Italy, there are fewer and fewer public libraries equipped with adequate professional and financial resources, together with the lack of a national Library Act based on international principles and recommendations about public libraries as a means for democracy.

 

 

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Rosa Maiello

Rosa Maiello

Rosa Maiello. Giurista e bibliotecaria, è direttrice delle biblioteche di Ateneo dell’Università di Napoli Parthenope e componente dell’Osservatorio CRUI sulla Scienza aperta. Ha tenuto corsi e pubblicato contributi su riviste e in volumi su questioni riguardanti politiche e legislazione in materia di diritto d’autore e di biblioteche. È stata presidente nazionale dell’Associazione italiana biblioteche per due mandati dal 2017 al 2023, dopo avervi ricoperto varie cariche e incarichi.

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