
Un calendario ricco di eventi e di appuntamenti quello presentato oggi dall’École française di Roma. Il 24 febbraio si inaugura la mostra “Le korai di Medma tra di noi. Gli ex voto di un santuario greco restituiti dalla fotomodellazione 3D” che fino al 9 aprile porterà in due diverse sedi – la galleria dell’École in piazza Navona e l’Accademia di Ungheria a Palazzo Falconieri – i reperti archeologici rinvenuti nel territorio dell’antica Medma, l’odierna Rosarno. La mostra presenta al pubblico non solo la grande raccolta di statuette in terracotta di Medma stampate in 3d da modelli digitali in scala 1:1, ma anche e soprattutto un aspetto metodologico (la digitalizzazione e la fotomodellazione 3d) di un progetto di ricerca avviato nel 2017 per catalogare in maniera sistematica i materiali rinvenuti nella stipe votiva di Contrada Calderazzo a Rosarno.
LE MOSTRE
“È una meravigliosa esperienza di collaborazione internazionale tra l’École française, le istituzioni italiane e l’università ungherese”, ha spiegato la professoressa Àgnes Bencze, docente associato dell’Università Cattolica Péter Pàzmàny di Budapest, responsabile del Centro di ricerche sulle colonie Locresi (CeRCoLoc) e curatrice della mostra insieme al professor Franco Prampolini. “Si tratta, e sono orgogliosa di ricordarlo – ha aggiunto -, della prima missione archeologica in ambito di archeologia classica a cui prendono parte studenti delle università ungheresi. Valorizziamo reperti archeologici calabresi, più di tremila frammenti di statuette di terracotta, che attendevano un trattamento sistematico da più di cento anni perché si tratta di reperti scavati da Paolo Orsi nel 1914. Questa mostra approfondisce lo strumento informatico con cui possiamo lavorare e le prospettive che questo apre per la ricerca che è ancora in corso”. Il portato più importante di questa collaborazione “ritengo sia la collaborazione stessa. Parliamo spesso di interdisciplinarità ma non sempre questa diventa effettiva nei luoghi di lavoro. In questo caso la collaborazione sta raggiungendo livelli importanti. Le tecnologie che stiamo applicando ci consentono di lavorare per la digitalizzazione completa di tutto il patrimonio, espositivo e non solo, del Museo di Rosarno e di Reggio Calabria”, ha aggiunto Prampolini ricordando che i risultati ottenuti al momento rappresentano un punto di partenza e non di arrivo. “La Calabria ha spesso affidato la propria fortuna a studiosi stranieri, credo che Àgnes Bencze prosegua questa felicissima tradizione. Il portato culturale di questa collezione uscirà da questo progetto e andrà ben oltre le potenzialità tecniche pur interessanti che possiamo mettere in campo. In questo modo pensiamo di lavorare per il restauro non tanto dell’archeologia quanto della reputazione dei luoghi”, ha concluso.
Dal 26 maggio, poi, sarà visitabile al museo delle Antichità Etrusche e Italiche dell’Università la Sapienza la mostra “Vulci, il patrimonio disperso e ritrovato” curata da Christian Mazet, archeologo e membro scientifico dell’EFR. Fino al 7 giugno, invece, continuerà il seminario sulle ricerche in corso negli archivi del pontificato di Pio XII iniziato a gennaio.
PALAZZO FARNESE
L’École dalla fine del 2021 ha inoltre riaperto ai visitatori le porte della sua sede di Palazzo Farnese. Visite guidate su prenotazione che il venerdì sera comprendono anche una visita del secondo piano, della biblioteca dell’EFR e della Loggia ideata dal Vignola sulla facciata posteriore. La convenzione in atto con la concessionaria dell’Area Archeologica Stadio di Domiziano offre già al pubblico la possibilità di scoprire l’area sottostante la sede di Piazza Navona, studiata e valorizzata tra il 2006 e il 2010, nell’ambito del progetto “Piazza Navona”. “Nel 2022, dopo quasi 20 anni, abbiamo riallacciato i contatti con la cattedra di restauro dell’Università Sapienza per riprendere la valorizzazione più attuale e multimediale, oltre che a livello di restauro di alcuni punti colpiti dall’umidità, con il supporto degli studenti. Pensiamo anche ad eventi culturali da realizzare qui all’interno dell’area archeologica oltre che della nostra sede”, ha spiegato l’archeologa e responsabile del laboratorio.
LA RICERCA
Al centro dei temi di ricerca dell’École française – che accoglie ogni anno dottorandi a contratto e borsisti oltre che giovani ricercatori e docenti-ricercatori – ci sono senza dubbio le isole del Mediterraneo che sono al centro di studi approfonditi all’interno del progetto ISOLE-STORIA, su archeologia e ambiente. Un campo di intervento privilegiato, insieme ai temi legati alla Magna Grecia, è inoltre rappresentato – come ricordato dalla direttrice dell’EFR Brigitte Marin – dall’area comprendente Roma, l’Italia, il Maghreb ma anche i paesi del Sud-est europeo vicini al Mar Adriatico. Diversi i rapporti di partenariato in atto con istituzioni universitarie e laboratori di ricerca che si traducono in una programmazione pluriennale sviluppata da un lato con missioni e ricerca sul campo e dall’altra con pianificazione di incontri e conferenze in loco per permettere alla comunità scientifica di condividere i risultati delle ricerche.