
Il titolo dell’ultimo scritto di Marco Enrico Giacomelli, per Castelvecchi editore, nella collana Fuoriuscita diretta da Christian Caliandro, ci catapulta subito al centro della discussione critica intorno all’arte contemporanea attuale: “Ma dove sono le opere d’arte?”, senza esaurirsi in una risposta, ma aprendo uno scenario ampio, vivace di riflessione, come non se ne leggevano da tempo in Italia.
Dalle avanguardie storiche fino al concettualismo, l’arte ha smaterializzato sé stessa, rinunciando al suo oggetto, fino a raggiungere però gli attuali livelli incontenibili di soggettivismo autoreferenziale, che gravitano intorno al centro di potere e influenza del mercato, a sfavore di innovazione, ricerca, pensiero divergente, costringendo anche gli artisti a piegarsi alla sudditanza intellettuale e inducendo il pubblico a grande perplessità e disamore.
Ma siamo sicuri che siamo arrivati al capolinea? Secondo l’autore no. Aldilà delle tensioni egemoni, c’è sempre l’anarchia che rompe il cerchio, ci dice con forza.
CHE COS’È ESATTAMENTE QUESTO LIBRO?
La scelta del genere del glossario, come corpo del volume e non come più comune apparato, gli conferisce il peso specifico di un testo in dialogo con la tradizione di pensiero, dalla classicità all’illuminismo, fino alla post-modernità. Del resto, come ricorda l’enciclopedia Treccani, per glossario si intende: “Raccolta di vocaboli, per lo più antiquati o rari, o comunque bisognosi di spiegazione, registrati in genere in ordine alfabetico e seguiti dalla dichiarazione del significato o da altre osservazioni. […] dal greco antico γλῶσσα, glôssa (“lingua”). Ma la glossa, già nel mondo latino e ancor più in epoca tarda e medievale, indicava una nota esplicativa apposta a fianco di un termine di difficile comprensione”.
Giacomelli prende l’alfabeto come misura e ordine per i ventuno lemmi trattati, che, se non fosse per il sottotitolo che si riferisce all’ultima documenta 15 di Kassel, potrebbero attribuirsi a un contesto socio-antropologico, invece che a un discorso critico artistico. E redige le sue note esplicative a fianco di termini di difficile comprensione.
Proprio la kermesse tedesca è l’innesco che ha dato vita all’opera: “Mai fino ad ora mi era successo di partecipare a un evento “artistico” che riuscisse a configurare in maniera tanto produttiva una messe di questioni non inedite ma estremamente urgenti. Tale capacità generativa ha dato vita a questo libro” come scrive lo stesso autore nell’introduzione del suo volume. Di documenta 15 abbiamo raccolto una rassegna curiosamente lontana dal cliché dal sensazionalismo mondano che si fotografa con le “stranezze” dell’arte contemporanea o dalla polemica di campo fra fazioni del mondo dell’arte. Ha, invece, nutrito la riflessione in maniera inedita, proponendo una concreta alternativa al sistema curatoriale e culturale odierno, con una pratica che si rifà al concetto di lumbung. Si tratta del cosiddetto “magazzino del riso”, forma di mutua solidarietà nelle comunità rurali indonesiane, che conservano il riso in eccesso per redistribuirlo alla collettività attraverso un’assemblea. Il collettivo di artisti ruangrupa, chiamato alla curatela della kermesse, l’ha praticato anche con tutti gli artisti e collaboratori coinvolti, sostenendo un approccio corale, collettivo, basato sulla solidarietà, la collaborazione, l’ascolto, l’inclusione, la proposta artistica aperta e non finalizzata alla sola mostra dei cento giorni. Ha completamento stravolto i meccanismi del sistema dell’arte neoliberista, dando spazio, voce e corpo all’alternativa possibile. Giacomelli pur non trovando niente di rivoluzionario nell’approccio, ha reagito riconoscendo sulla sua pelle la capacità di dare sostanza alla critica, aprire senza riduzionismi al ragionamento, e la penna è corsa.
UN VOLUME ETERODOSSO
Il testo è quindi volutamente rizomico alla Deleuze (uno dei riferimenti filosofici citati nell’introduzione) che germina e si ramifica e annoda in direzioni imprevedibili: i lemmi sono da una parte testi completi, conclusi, che si possono leggere con qualsivoglia ordine associativo personale, perché non sono sottoposti a gerarchia né progressione logica, e che stimolano all’approfondimento, alla ricerca e verifica dei dati. Ma dall’altra, tutto si tiene insieme, e risuona all’interno degli altri lemmi, con la manifesta intenzione di procedere senza sottomettersi a una norma, in sintonia con un altro riferimento filosofico dell’autore che è Derrida. Di sicuro non è un libro facile da leggere, per quanto è eterodosso e trasversale, documentato, dall’ampia bibliografia che attinge a moltissimi settori diversi dall’arte contemporanea, mappando percorsi possibili. Ogni lemma è in effetti una pista di ricerca, una tesi possibile.
Il volume si presenta come rassicurante tascabile con copertina riportante un meme caro ai social media (un tormentone molto pop), sovrapposto alla facciata del Fridericianum di Kassel. Fra le righe abbiamo intercettato anche una certa cultura letteraria, guarda caso francese, di cui l’autore, bibliofilo appassionato, probabilmente si è nutrito, per esempio la Rayuela di Cortazar, il cosiddetto iperromanzo. Perché di fatto siamo di fronte a ipertesto, dove si aprono questioni in continuazione, senza pretesa di risposta o rassicurazione, ma di attualizzazione, stimolo, di puntuale osservazione dei temi urgenti del momento. Lemmi come Ecologia, Femminismo, Israele, dialogano con Arte, Musica, o con temi più direttamente legati a documenta, come Ruangrupa, Lumbung, Zoe (una delle installazioni esposte alla kermesse).
Il sottotitolo, gioco di tipi grafici, enumera tre verbi: spirare, ispirare ed espirare, così a sottolineare che nella parentesi di consapevolezza fra nulla e nulla, c’è la vita con le idee, la creatività, le arti, che distinguono l’essere umano dalle altre forme viventi del Pianeta. Ogni lemma è corredato da QRcode, che rimanda in internet alle immagini delle opere o persone menzionate, infondendo un ulteriore livello all’ipertesto, che non incontra i più incalliti amanti della carta, ma di fatto non fa che rappresentare il presente e il luogo dove avvengono gli scambi, il pensiero, il dibattito pubblico con le sue devianze.
Una forma di ermeneutica dell’arte contemporanea, con un’attitudine fortemente politica di voler tenere il discorso critico al centro della società, come strumento per spiegare la complessità senza ridurla, in modo da abilitare il pensiero e renderlo fluido, sostanziale, trasversale. Oggi, più che mai.
ABSTRACT
The latest essay by Marco Enrico Giacomelli is a possible and non-exhaustive glossary on the practice of art criticism in the times of controversy over its alleged dematerialisation through the absence of works. From his visit to documenta15, where he gathers stimuli on many fronts of current discussion, the author selects 21 headwords on which to pause in his reflections, following heterodox paths that make the practice of criticism still rich and possible, as long as it is honest, decolonised and above all cultured, supported by research, and sources in any field of knowledge.