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Con la nascita del Parco archeologico del Colosseo, ci saranno maggiori risorse garantite per la città di Roma e maggiore efficienza nella tutela del patrimonio della Capitale. Lo ha detto il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini rispondendo a un’interrogazione nell’aula della Camera. I deputati del Partito democratico membri della Commissione Cultura della Camera – tra cui la prima firmataria Maria Coscia e la presidente della stessa commissione Flavia Piccoli Nardelli – e altri hanno depositato il 26 aprile un’interrogazione a risposta immediata rivolta al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.

Nell’interrogazione viene chiesto al Ministro “quali elementi di informazione intenda fornire sulla questione, con particolare riferimento alla salvaguardia degli interessi e delle competenze del comune di Roma Capitale”. I deputati hanno riferito delle lamentele della sindaca di Roma Virginia Raggi secondo la quale “sarebbe – scrivono i deputati dem – ‘lesivo degli interessi di Roma Capitale’ e produrrebbe una forte diminuzione delle risorse finanziarie dello Stato destinate alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della Città di Roma; come noto, la legge di bilancio per il 2017” ha previsto “l’adeguamento delle due soprintendenze speciali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo agli standard internazionali in materia di musei e luoghi della cultura di cui all’articolo 14 del decreto-legge n. 83 del 2014, così completando la riforma del Ministero avviata nel 2014”.

La risposta di Franceschini

La scelta di istituire il Parco archeologico del Colosseo “non è stata un’improvvisazione del ministro” ma “l’applicazione di una norma di legge approvata nella Legge di stabilità”. Questa norma, ha detto Franceschini, ha consentito di adeguare anche “la struttura di Roma a quello che è avvenuto in questi due anni in materia di riforma del sistema museale: autonomia, autonomia contabile, autonomia amministrativa, direttori scelti con selezione internazionale. Quella riforma che ha portato risultati a Pompei, a Caserta, agli Uffizi, a Brera. Che ha portato i visitatori dei musei statali italiani dai 38 milioni del 2013 ai 45,5 milioni del 2016”. Franceschini ha difeso poi il proprio operato e accusa la sindaca Raggi: “Si può dire che è sbagliato ma non si possono dire falsità per motivare la propria opinione”. Ed elenca tre punti per smentire le teorie della sindaca della Capitale. (leggi su AgCult: Colosseo, chi ha ragione tra Franceschini e la Raggi?)

Primo punto: per la città non cambia nulla

“L’area archeologica centrale di Roma resterà come oggi, resterà aperta – ha assicurato il ministro -. La parte che è a pagamento resterà a pagamento. Il resto resterà aperto alla città. E l’accordo di valorizzazione, firmato con la precedente Giunta dal sottoscritto, mantiene intatta la sua validità se si vuole andare avanti con l’unico cambiamento che la parte statale sarà rappresentata non più dal soprintendente, ma dal direttore dell’area archeologica centrale”.

Secondo punto: maggiore efficienza

“Ci sarà maggiore efficienza, non minore efficienza. Prima della riforma il territorio comunale di Roma era diviso in tre soprintendenze distinte con competenze diverse”. Dal momento dell’entrata in vigore di queste norme, ha detto Franceschini, “ci sarà un’unica soprintendenza con tutte le competenze (archeologica, beni architettonici e beni artistici) e il territorio identico a quello del comune di Roma”.

Terzo punto: risorse invariate

Il ministro si è rivolto ancora alla Raggi: “Falso che sono state tolte risorse a Roma. Prima di questo provvedimento l’80% delle risorse restava a Roma e il 20%, come in tutta Italia, andava a un fondo di solidarietà per aiutare i musei tanti incassi. Oggi è tutto identico”.

Cosa cambia allora con il Parco del Colosseo?

“Qual è l’unica variazione – si è chiesto allora Franceschini -? Che essendo prima tutto nelle mani della soprintendenza speciale restava tutto lì. Oggi il 50% resta al Parco archeologico del Colosseo, il 30% va al resto di Roma. E’ un dato migliorativo. Mentre prima le risorse del Colosseo venivano utilizzate per il resto di Roma in base alle valutazioni discrezionali del soprintendente, ora c’è questo minimo 30% che garantisce che ci saranno risorse per la soprintendenza speciale. Soprintendenza che resta peraltro l’unica soprintendenza speciale d’Italia”.

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