
Investire sulla cultura e non lasciare da soli i lavoratori del settore. Questo l’appello lanciato dal segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, intervenendo in commissione Cultura del Senato nell’ambito del ciclo di audizioni informali in merito all'impatto dell'emergenza Covid-19 sul settore della cultura.
“Corriamo il rischio che i settori dello spettacolo e della cultura subiscano un ridimensionamento drammatico – ha sottolineato Landini -. La crisi non nasce con il Covid, esisteva da anni, c’era bisogno di riconoscimenti più chiari per le figure professionali e di estendere tutele e diritti a questi lavoratori. Il governo è intervenuto con misure emergenziali, ma non sono sufficienti. Serve un intervento strutturale per cambiare le forme di precarietà e per valorizzare veramente la cultura e il turismo. La carta da giocare è investire sulla cultura”.
Aggiunge Landini: “Si parla di aprire ai privati e alle sponsorizzazioni: è un elemento con cui fare i conti, ma non è questa la soluzione strutturale del problema. La peculiarità italiana è avere un patrimonio culturale diffuso su tutto il territorio, per cui non ci si può concentrare solo su alcuni punti di eccellenza. Abbiamo un’occasione storica: l’Italia potrebbe essere la culla del Mediterraneo sul piano logistico, turistico e culturale, ma serve una visione di insieme e di sistema”.
Landini ha quindi lanciato tre proposte: “Se la cultura è un bene essenziale come la salute, allora c’è bisogno di definire i livelli essenziali delle prestazioni culturali. Inoltre, serve una nuova idea di intervento dello Stato. L’attività culturale può essere un elemento di investimento straordinario per lo Stato, basti pensare alla Germania che ha stanziato un miliardo di euro. Infine, va combattuta la precarietà. C’è bisogno di una riforma del sistema degli ammortizzatori sociali: vanno estese le tutele perché tutti i lavoratori devono avere le stesse garanzie previdenziali, sanitarie e contrattuali”.