Allo stato attuale la politica sta distruggendo la cultura. E’ il giudizio che il sociologo Domenico De Masi affida ad AgCult a margine del convegno “Cultura 2030”, un incontro organizzato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Cultura di Camera e Senato per presentare una ricerca diretta proprio da De Masi e realizzata da undici studiosi di rilievo internazionale.
Una lettura che parte dalla constatazione di come la politica abbia avuto poco in considerazione la cultura negli ultimi anni. “Abbiamo il 20% in meno di professori universitari in 7 anni, abbiamo fondi sempre inferiori. E mentre noi li riduciamo, la Germania, ad esempio, li raddoppia. Noi quasi non abbiamo borse di studio e in Germania ne hanno tantissime. Abbiamo pochi milioni, loro hanno miliardi. E’ con i finanziamenti che lo Stato dice cosa gli interessa e cosa no. Per ora sta dicendo che la cultura non gli interessa in blocco”.
E’ per questo che è stato condotto questo studio sul futuro della cultura, nel quale esperti indipendenti in diverse discipline rispondono a domande su quattro aree tematiche (contesto economico, qualità e criticità nel sistema culturale, prospettive della creatività, mezzi di produzione e diffusione culturale), disegnando i cambiamenti culturali in Italia da qui al 2030.
“Il ruolo degli intellettuali – aggiunge De Masi – è quello di apprestare scenari e modelli di vita. Il ruolo della politica è invece scegliere tra questi scenari, migliorarli magari e soprattutto attuarli. E questa ricerca offre centinaia di spunti per agire in un modo o nell’altro nel mondo pratico. Sta al politico decidere quali di questi spunti implementare, a quali dare la priorità e farlo nel migliore dei modi”.