La commissione Cultura della Camera, chiamata ad esprimere il proprio parere alle commissioni VI e X, ha dato semaforo verde – ma con tre osservazioni – al ddl concorrenza. In particolare, si chiede alle commissioni di valutare “di introdurre disposizioni che disciplinino in modo più netto soggetti e attribuzioni nell’esercizio e nella riscossione dei diritti connessi al diritto d’autore”; “di inserire una disposizione che rechi un termine entro cui cui il decreto del ministero dei Beni Culturali, da adottarsi di concerto con il Ministro dell’interno (previsto dall’articolo 63 del codice dei Beni Culturali, al comma 2, secondo periodo), debba essere aggiornato onde individuare anche i criteri applicativi del terzo e aggiuntivo periodo nel medesimo comma 2, che andrebbe raccordato con le disposizioni dell’articolo 68, comma 1”; di valutare infine “l’opportunità di inserire una disposizione inerente alla differenza tra l’attestato di libera circolazione e l’introducendo ‘passaporto’ di cui al comma 177, lettera b”.
Oggi anche le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera hanno dato il via libera con mandato al relatore al disegno di legge che arriverà nell’Aula di Montecitorio lunedì prossimo, il 26 giugno. Sono state approvate le quattro modifiche proposte dal Pd su assicurazioni, energia, telemarketing e società di odontoiatri, il testo quindi dovrà tornare in Senato per la quarta lettura.
Il commento di Calenda
Amaro il commento del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che giorni fa aveva stigmatizzato un nuovo rinvio del ddl (“Non possiamo permettercelo”). “Con tutto il dovuto rispetto per il Parlamento la decisione di riaprire il ddl concorrenza a più di 850 giorni dalla sua presentazione da parte del Governo Renzi, è difficilmente comprensibile e rischia di trasmettere l’ennesimo segnale negativo su questo tema per cittadini, imprese e istituzioni internazionali”, si legge in una nota.
I quattro emendamenti accolti, ha commentato, “hanno prevalentemente un carattere di mera chiarificazione e non mettono in discussione la sostanza degli articoli a cui si riferiscono. Il Governo, peraltro, ha ribadito più volte la propria disponibilità ad affrontare i punti sollevati dagli emendamenti sia attraverso l’accoglimento in sede attuativa di eventuali atti di indirizzo da parte del Parlamento sia promuovendo, dopo l’approvazione definitiva e senza dar luogo ad un ulteriore ed inutile rinvio, ad eventuali iniziative di precisazione del testo”.
“Vedremo se gli impegni ad approvarlo rapidamente al Senato troveranno riscontro” ha concluso Calenda.
Una volta approvato in aula alla Camera, il testo dovrà dunque tornare al Senato per la quarta lettura in tre anni. Il provvedimento, assegnato in sede referente alle Commissioni riunite Finanze e Attività produttive, era arrivato questa settimana a Montecitorio dopo un percorso lungo e non senza inciampi. La Camera lo aveva esaminato e votato in prima lettura il 7 ottobre del 2015 per inviarlo poi al Senato da dove ha ricevuto il via libera lo scorso 3 maggio.
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