“Il Rendiconto economico integrato servirà all’amministrazione per rafforzare le scelte organizzative, per correggere i punti di debolezza, per migliorare le performance, per erogare servizi sempre più efficienti. Per rendere un buon servizio al Paese”. Lo ha detto chiaramente il segretario generale del Mibact, Antonia Pasqua Recchia, in occasione della sua presentazione lo scorso 4 maggio. Il Rendimento economico integrato è uno standard di raccolta e presentazione delle entrate e delle uscite degli uffici periferici che il Ministero dei Beni culturali ha deciso di applicare in via sperimentale a 26 luoghi della cultura. Il passo successivo sarà estendere il modello a tutti gli “autonomi” e a quei musei e parchi archeologici “che, pur non essendo dotati di autonomia, possono essere identificati anche da soli”, come ha precisato il ministro Dario Franceschini in occasione della presentazione al Mibact. Il Rendiconto economico integrato è uno studio accurato in cui il ministero crede molto come strumento decisionale. “La razionalità economica – ha spiegato ancora il segretario generale – può costituire la leva fondamentale per una gestione oculata anche di una struttura museale. Nessun museo si sostiene da solo. Si vedranno quali sono le spese, quali sono le entrate, dove si può migliorare, dove si deve investire”.
Per Lorenzo Casini, consulente giuridico del ministro Francheschini, con l’adozione del REI lo Stato italiano “finalmente si rende conto che i Musei esistono. L’obiettivo della riforma del sistema museale – che era quello di trasformare le collezioni in istituti – aveva come tappa fondamentale quella di dotare queste istituzioni di un documento contabile in grado di capire esattamente quanto costano, quanto incassano e dunque avere la fotografia del loro funzionamento. Grazie al Rei non solo sarà possibile avere un documento contabile dell’istituto autonomo, ma ci sarà un documento contabile per ciascuno dei 450 luoghi della cultura italiani. Esattamente quello che la riforma si proponeva, ossia trasformare questi luoghi in istituzioni”.
Che cosa è il Rendiconto economico integrato (REI)
Il Rendiconto economico integrato è stato messo a punto da Civicum, un’associazione “appassionata di conti economici” che promuove e diffonde la trasparenza e il merito nella pubblica amministrazione. Il REI è uno standard di raccolta e presentazione dei dati che si rivolge agli uffici periferici dello Stato e che include tutte le entrate e le uscite. Dove i valori non esistono, le poste sono stimate con criteri ragionevoli. Il Rendiconto economico integrato rispetta i principi contabili internazionali e in particolare il criterio di competenza.
Sara Alberti, senior associate The Boston Consulting Group, ha spiegato la genesi del Rendiconto economico integrato e l’adattamento alle esigenze del sistema museale. Il REI è un modello adattato sia ai musei dotati di autonomia sia ai poli regionali sia ai musei assegnati ai poli. L’obiettivo di questa fase era verificare l’adattabilità del modello creato in origine per la soprintendenza di Milano e per la Pinacoteca di Brera. Il REI è un prospetto a scalare che comprende tutti i ricavi e tutti i costi di un museo a prescindere dal fatto che, nel caso degli autonomi, ricavi e costi rientrino realmente nei loro bilanci redatti a norma di legge. In particolare, ai bilanci approvati dai musei autonomi è stato aggiunto il costo del personale che è un costo sostenuto direttamente dal Ministero. Un dato che normalmente non figura nel bilancio del museo.
Il Rei – ha spiegato Paolo D’Angeli, direttore generale Bilancio del Mibact – non ha valenza giuridica contabile ai fini della contabilità di Stato. E’ uno strumento conoscitivo, per fare confronti, per rendersi conto di come vengono utilizzate le risorse e quindi per prendere decisioni. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre il Rei come documento. Sarebbe fondamentale poter estendere questo modello a tutti i Poli regionali museali in modo da avere un quadro dettagliato dei costi e dei ricavi e, comunque, dell’utilizzo delle risorse di ciascun museo italiano.
Il confronto tra i musei
Nella prima fase portata avanti dal Mibact, sono state analizzate 5 realtà: la Galleria Borghese, la Pinacoteca di Brera e le Gallerie Estensi. I due Poli sono quello della Puglia e quello dell’Umbria. Essendo il motivo quello di testare il modello si è scelto di applicarlo a realtà molto diverse. Ad esempio, il sistema contabile differente: mentre i musei autonomi devono avere un proprio bilancio ai sensi del Dpr 240 del 2003 e del 97 del 2003, i Poli museali regionali rientrano nell’ambito della contabilità dello Stato. Sono diverse le tipologie di musei. Sono diversi i numeri di visitatori. Le collezioni. Le città in cui sono i musei hanno diversi flussi turistici. Insomma, ogni confronto deve tener conto della natura profondamente diversa degli istituti che sono stati analizzati.
I visitatori
Nel 2016 la Galleria borghese ha avuto oltre mezzo milione di visitatori, la Pinacoteca di Brera 340mila e le Gallerie Estensi 110mila. I Poli regionali hanno accolto 500mila quello della Puglia e 800mila quello dell’Umbria. Per visitatori paganti rispetto al totale si va dal 77% della Galleria Borghese al 43% delle Gallerie Estensi per una media nazionale intorno al 50%. A fronte di questi visitatori sono stati registrati 7 milioni di euro di introiti da biglietteria. Oltre quattro milioni di euro per la Galleria Borghese, 1,6 milioni per la Pinacoteca di Brera, 120mila per le Gallerie Estensi. Poi 900mila euro per la Puglia e 211mila euro per l’Umbria.
Calcolando il costo di un biglietto medio (rapporto tra introiti da biglietteria e numero di visitatori registrati), si va dagli 8 euro della Borghese al poco più di un euro delle Gallerie Estensi. Occorre considerare ovviamente che ci sono prezzi di partenza diversi dei biglietti e che all’interno dei due Poli ci sono musei gratuiti (6 nel Polo della Puglia e 2 nel Polo umbro).
I ricavi per i musei autonomi e dei Poli
La parte principale del sostegno deriva dai trasferimenti pubblici e in particolare dai trasferimenti dalle Direzioni generali centrali del Mibact. Sul fronte “entrate proprie” solo la Galleria Borghese raggiunge il 50% che anche in un’ottica di confronto internazionale è un peso considerevole sul totale del bilancio di un’istituzione. I grandi assenti sono i privati. Nella parte dei contributi da privati ci sono sia le erogazioni liberali che le sponsorizzazioni. Nel dettaglio delle entrate proprie ci sono gli incassi da biglietteria, servizi aggiuntivi e concessioni spazi.
I costi
Sono ripartiti tra costi di struttura (utenze, manutenzioni, costo del personale e tutti i costi perché l’istituzione esiste) e attività istituzionali (organizzazione di mostre, didattica, restauri). I costi di struttura rappresentano la parte principale dei costi dell’istituzione. Il costo del personale varia dall’80 al 24% in base alle varie strutture. I trasferimenti allo Stato rappresentano le risorse che, nel caso dei musei autonomi, vengono versate nel Fondo di sostegno per gli Istituti e luoghi di cultura pari al 20% degli introiti.
I problemi tecnici nella preparazione del REI
I problemi principali nella messa a punto del Rendiconto economico integrato sono stati riscontrati soprattutto a livello dei musei sottostanti i poli museali regionali. I sistemi contabili ministeriali arrivano a un grado di dettaglio del centro di costo che è quello del Polo. I singoli siti o musei afferenti a ciascuno polo non esistevano contabilmente. In alcuni casi le informazioni sono state recuperati dagli ordinativi secondari di spese, le fatture. In altri ciò non è stato possibile e allora si è dovuto procedere con un procedimento di driving, cioè reimputazione e di ribaltamento sui costi utilizzando vari criteri, il primo dei quali è stato quello degli anni/persona, cioè delle persone che effettivamente lavorano all’interno dei musei. C’è stato un confronto costante tre le strutture dei Poli e la Direzione generale Bilancio del Mibact.