Ha preso il via a Roma, alle Gallerie Nazionali di arte antica nella sede di Palazzo Barberini, la mostra “Caravaggio nel patrimonio del F.E.C., il Doppio e la Copia” a cura di Giulia Silvia Ghia. La kermesse, che si protrarrà fino al 16 luglio, è organizzata in collaborazione con il Fondo Edifici di Culto (Fec) che ha sede presso il ministero dell’Interno e amministra un patrimonio diffuso su tutto il territorio nazionale costituito da oltre 800 chiese e unità immobiliari di varia natura. Le origini storiche del Fec risalgono alle cosiddette “leggi eversive” emanate dopo la proclamazione del Regno d’Italia con le quali furono soppressi molti enti ecclesiastici e incamerati i loro beni che venivano utilizzati per le esigenze del neo Stato unitario. Le innumerevoli opere d’arte custodite dal Fec sono sconosciute al pubblico e costituiscono un patrimonio straordinario e di grande interesse scientifico.
La mostra a Palazzo Barberini che celebra i 30 anni della Fec presenta quattro dipinti o meglio due coppie di dipinti messi a confronto, due di mano caravaggesca e gli altri copie antiche che ritraggono rispettivamente San Francesco in meditazione e la Flagellazione di Cristo. Il confronto tra le due versioni della medesima composizione costituisce un terreno insidioso appassionante per gli studiosi in cui gli aspetti storico-artistici e documentari siano a quelli tecnico-esecutivo e conservativi.
Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini
Si tratta di “una bella mostra, un’operazione scientifica intelligente che confronta il Caravaggio con le copie assieme al Fondo edifici per il culto proprietario di moltissime chiese e opere d’arte italiane – ha detto a margine dell’evento il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini –. Poi c’è una bella documentazione scientifica che aiuterà i visitatori a capire le differenze che hanno portato le giuste attribuzioni a Caravaggio”. Valorizzare di più e di frequente il fondo? “Abbiamo una buona collaborazione con il ministero degli Interni ovviamente. Se la proprietà giuridica è di un ministero piuttosto che di un altro sempre Stato è. Quindi collaboriamo molto bene, c’è un patrimonio straordinario sia di beni immobili sia di opere d’arte, quindi la valorizzazione spetta al governo complessivamente”, ha concluso il ministro.
Le opere a Palazzo Barberini
I due San Francesco in meditazione – l’uno proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto Romano e in deposito alle Galleria Nazionale di Arte Antica e l’altro proveniente dalla Chiesa romana di Santa Maria della concezione nota come chiesa dei Cappuccini – sono stati per anni al centro di una complessa vicenda attributiva: il quadro della chiesa dei Cappuccini era stato attribuito a Caravaggio nel 1908. L’attribuzione accolta dalla maggior parte della critica, rimase immutata fino al 1968, quando venne reso noto il ritrovamento di un’altra versione del San Francesco in meditazione nella chiesa di San Pietro a Carpineto del tutto identica a quella già nota. Le operazioni di restauro e le ricerche tecniche eseguite contestuali e parallele su entrambi i dipinti, hanno reindirizzato gli studi d’archivio e storico-artistici riconoscendo l’originale della tela proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto oggi in deposito presso Palazzo Barberini.
La pala con la Flagellazione di Cristo, proveniente dal museo di Capodimonte di Napoli, venne commissionata dalla famiglia De Franchis, e collocata nella loro cappella nella chiesa San Domenico. Agli esiti del restauro del 1928 si deve il moderno recupero dell’opera degli studi caravaggeschi. Un contributo fondamentale è stato offerto dalle indagini diagnostiche che hanno messo in luce il consistente numero di ripensamenti e di modifiche, tra cui una figura estranea alla redazione finale. La sua copia, Flagellazione di Cristo, oggi collocata nella cappella del Rosario di San Domenico, viene attribuita a seguito di un intervento di restauro nei primi anni ‘30 del Novecento ad Andrea Vaccaro, noto copista di Caravaggio. In realtà è arduo riconoscere nella copia in esame, i caratteri personali necessari per un’attribuzione. La campagna di indagini diagnostiche effettuate in occasione della mostra ha permesso di valutare la qualità e il suo rapporto non del tutto fedele con il modello, offrendo nuovi elementi di riflessione per comprendere il contesto e le finalità della sua produzione.
Le altre opere
Il Fondo edifici di Culto custodisce cinque dipinti certi di mano di Caravaggio: Crocifissione di San Pietro, Conversione di San Paolo, nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, San Francesco in meditazione nella chiesa di San Pietro a Carpineto Romano in deposito a Palazzo Barberini; Seppellimento di Santa Lucia nella chiesa di Santa Lucia alla Badia di Siracusa, Flagellazione di Cristo conservato al Museo di Capodimonte. Questa mostra organizzata per il trentennale del Fec ha come scopo anche quello di far emergere i molteplici aspetti di cui il fondo da sempre si occupa, tra cui anche il restauro e la conservazione. Tre dei dipinti esposti sono già stati restaurati di recente, il quarto, la copia della Flagellazione attribuita tradizionalmente ad Andre Vaccaro, affronterà l’intervento di restauro terminata la mostra.
Il Fondo edifici per il culto
Con decorrenza dal 1 gennaio 1987, la legge 20 maggio 1985 n. 222, attuativa dell’accordo fra Repubblica italiana e Santa Sede del 1984 ha disposto la soppressione del Fondo Culto, del Fondo di beneficenza e religione nella città di Roma, oltre a delle Aziende speciali di culto. La medesima normativa dalla stessa data attribuito il Fondo edifici di culto (Fec) cui ha assegnato i patrimoni degli enti soppressi. Nel 1987 il Fec è chiamato a custodire un patrimonio in cui sono confluiti beni di proprietà degli organismi istituiti dalle cosiddette “leggi eversive” conseguenti all’Unità d’Italia. Il Fec è custode di questo patrimonio e svolge ormai da 30 anni le attività volte alla conservazione, manutenzione, tutela e valorizzazione di immobili costituiti principalmente da edifici di culto di grandissimo pregio storico-artistico, religioso e culturale ed alle opere d’arte ivi custodite.
Il particolare rilievo istituzionale e i profili di culto connessi ai beni custoditi, sono evidenziati dalla particolare posizione giuridica dell’ente che è rappresentato giuridicamente dal ministero dell’Interno ed amministrato per mezzo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione -Direzione Centrale per l’amministrazione del Fondo edifici di culto. Degli oltre 800 edifici sacri amministrati alcuni sono universalmente conosciuti per la alto rilievo storico-artistico: la chiesa dei Santi Severino e Sossio, Santa Chiara con annesso monastero San Domenico Maggiore e San Gregorio Armeno a Napoli, la Basilica Santa Croce, Santa Maria Novella e San Marco a Firenze; Santa Maria in Aracoeli, Santa Maria del Popolo, Santa Maria della Vittoria, Sant’Ignazio, Santa Maria Nova o San Francesca Romana, San Maria sopra Minerva, Sant’Andrea della Valle, la basilica santissimi Giovanni e Paolo al Celio a Roma; l’Abbazia di Farfa a Fara Sabina e quella di Praglia a Teolo; la chiesa del Gesù-Casa Professa e Santa Maria dell’Ammiraglio o della Martorana a Palermo; San Domenico, Santa Maria dei Servi e la chiesa del Corpus Domini a Bologna.
Michelangelo, Guido Reni, Paolo Veneziano, Caravaggio, Gian Lorenzo Bernini, Domenico Antonio Vaccaro, Cavalier d’Arpino, Tiziano, Bernardino Luini, Francesco Francia, sono alcuni degli autori più illustri rappresentativi dei più grandi capolavori della storia dell’arte internazionale, le cui opere sono conservate nella chiesa del Fondo edifici di culto. Insieme alle chiese, il fondo annovera nel suo patrimonio importanti aree museali, la cui gestione assicurata dal ministero nell’interesse della cultura. Tra queste le Case Romane sottostanti la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo al Celio a Roma: un suggestivo luogo archeologico consistente in una domus romana unica per la sua ricchezza e conservazione.
Il Museo dell’Opera di Santa Chiara con l’adiacente Chiostro Maiolicato nell’omonimo monastero campano e la Sala degli arredi sacri all’interno della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli. Inoltre va ricordato che il fondo è proprietario di beni di altra natura, tra i quali spicca per la sua particolarità, la Foresta di Tarvisio, un’estensione di circa 23mila ettari all’interno della provincia di Udine, confinante con la Slovenia e l’Austria: un’area naturale incontaminata che si presenta ancora in tutta la sua integrità e particolarmente apprezzata per la presenza di rari esemplari di flora e fauna. Il Fondo Edifici di Culto annovera tra i suoi beni anche un’interessante fondo librario antico, custodito nella biblioteca della direzione centrale è costituito da circa 400 volumi editi nell’anno 1552.
L’edizione di grande pregio storico ed artistico per le splendide illustrazioni eseguite con incisioni xilografiche e calcografiche, riguardano non solo opere giuridiche ma anche i classici della letteratura. Il Fec un proprio archivio storico situato nell’ex biblioteca Sessoriana del complesso di Santa Croce in Gerusalemme, costituito da oltre 10.000 documenti storici che vanno dalla metà dell’800 ai primi decenni del 1900. Annualmente il fondo finanzia interventi di restauro e conservazione per circa 6 milioni di euro, svolge attività finalizzata a far conoscere a valorizzare il proprio patrimonio, attraverso eventi culturali di notevole rilevanza artistica quali, in particolare, mostre e pubblicazioni.