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“Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…”. Il ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini ha commentato così l’annullamento da parte del Tar delle Lazio di 5 nomine di direttori di musei italiani “di interesse nazionale”. Il Tribunale amministrativo ha accolto due ricorsi: uno presentato da una candidata alla direzione di Palazzo Ducale di Mantova e della Galleria Estense di Modena e l’altro di un candidato al ruolo di direttore dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Le due sentenze impongono l’annullamento delle nomine.

Ecco le sentenze:

La sentenza relativa alla direzione di Palazzo Ducale di Mantova e della Galleria Estense di Modena

La sentenza relativa al direttore di Paestum e dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria

 

La riforma Franceschini

La riforma Franceschini del sistema museale ha introdotto la nomina per selezione pubblica internazionale dei direttori di livello generale per 20 luoghi della cultura statali di interesse nazionale a cui se ne sono aggiunti altri 12 negli ultimi tre anni. “I primi venti istituti – scrive il Sole24Ore che ha anticipato la notizia – hanno iniziato a funzionare con la nuova veste da dicembre 2015 e i risultati del nuovo corso si possono già apprezzare in termini di numero di visitatori e di iniziative. Si tratterà ora di vedere se le censure del Tar resisteranno al vaglio del Consiglio di Stato, poiché è presumibile che il ministero ricorrerà in appello presso Palazzo Spada. Se così fosse, la riforma Franceschini dovrà riportare le lancette indietro e rimettere mano a tutte le nomine”.

I ricorsi

I due ricorsi si riferiscono alla nomina del direttore di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena e dei direttori dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria. Nella prima e più articolata sentenza (n. 6171/2017) i magistrati hanno puntato il dito contro i criteri di valutazione dei candidati ammessi, dopo la selezione dei titoli, al colloquio, dal quale è scaturita, per ciascun museo, una terna sulla base della quale il ministro e il direttore generale dei musei hanno poi scelto il direttore. Criteri dalla natura «magmatica», che non consentono, hanno scritto i giudici, di «comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato». Censura riproposta anche nell’altra decisione (la n. 6170).

Ci sono, però, altri due motivi proposti dalla prima ricorrente e ritenuti fondati dal Tar. Intanto, il fatto che il colloquio sia avvenuto a porte chiuse (alcuni candidati sono stati sentiti, senza la presenza di uditori estranei, via skype perché in Australia o negli Stati Uniti). Invece, ha sottolineato il Tar, “occorre che durante le prove orali sia assicurato il libero ingresso al locale”. Infine, il bando “non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani”, perché nessuna norma derogatoria consente al ministero di reclutare dirigenti pubblici Oltralpe.

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