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Alessandro Caramis, ricercatore dell’Istat: in alcune aree del Paese, con maggior frequenza nelle aree interne, scarsamente popolate e nei piccoli comuni e in quelli a declino demografico “non piove più cultura”. Un possibile argine? Musei e biblioteche e il loro ruolo di welfare culturale per l’inclusione sociale

Le indagini degli Istat negli ultimi vent’anni sulle statistiche culturali evidenziano trend che fanno riflettere sull’evoluzione del fenomeno di fruizione, offerta e partecipazione culturale nel nostro Paese. Se da un lato segnalano una crescita dei divari nella spesa pubblica e dei cittadini per i consumi culturali, un crollo della partecipazione culturale dopo il Covid-19 e un aumento delle distanze tra le macro-aree del Paese, un elemento di novità è rappresentato da un ampliamento dei luoghi colpiti da “siccità culturale” esclusi da qualunque proposta e opportunità. A questa tendenza, tuttavia, cercano di porre un argine musei e biblioteche che sono sempre più presidi di welfare culturale che possono contribuire alla riduzione dei divari culturali e sociali.

Sono questi gli elementi principali emersi a Bari nel corso di Artlab 2023 – Territori, Cultura, Innovazione – e illustrati nel panel “Le programmazioni nazionali e regionali su finanziamenti europei per beni e attività culturali nel Ciclo di programmazione 21-27” da Alessandro Caramis, ricercatore della Direzione Centrale per le Statistiche ambientali e territoriali (Istat) durante il suo intervento “Un paese a diverse velocità: diseguaglianze e divari nell’offerta, nella partecipazione e nei consumi culturali”.

DIVARI TERRITORIALI

Caramis, in un’intervista ad AgenziaCULT a margine dell’evento, ha sottolineato come negli ultimi vent’anni “si sia verificata una crescita dei divari per quanto riguarda la spesa pubblica e delle famiglie destinata ai servizi ricreativi e culturali. Contestualmente esiste una divaricazione tra macro regioni del Paese: Centro Nord e Meridione”.

PARTECIPAZIONE CULTURALE

Per quanto riguarda la partecipazione culturale, ha aggiunto Caramis, “assistiamo a un fenomeno di stabilità legato a un nucleo di persone di 6 anni e più che hanno praticato due o più attività culturali (indicatore di partecipazione culturale inserito nel Rapporto Bes dell’Istituto). Ma se questo dato era contenuto già prima del Covid riguardando circa un terzo della popolazione, nel 2021 è crollato e ancora oggi non è tornato ai livelli pre-pandemici. Questo elemento ci deve porre l’interrogativo se la partecipazione culturale nel nostro Paese stia avendo un cambio di passo o se proprio assistiamo a un cambiamento strutturale delle abitudini nella fruizione culturale”.

INATTIVITA’ CULTURALE

Un terzo elemento di rilievo è, secondo Caramis, “l’inattività culturale. Ci riferiamo a una serie di cittadini che non fruiscono di alcuna attività culturale fuori casa né leggono libri o giornali: parliamo di una quota preoccupante che dal 2010 al 2019 riguarda quasi un italiano su cinque” e nel 2022 riguarda quasi un italiano su tre. Questo dato “si concentra soprattutto nelle regioni del sud e delle isole, nei piccoli comuni, riguarda un’età adulta o anziana.”

SICCITA’ CULTURALE: TERRITORI DOVE ‘NON PIOVE’ CULTURA

Ci sono poi delle aree che presentano una vera e propria “siccità culturale, territori in cui ‘non piove’ più cultura: sono comuni nei quali non è presente alcun museo o istituto similare, e alcuna biblioteca aperta al pubblico, non è presente nessuna libreria e nei quali non si è svolta nessuna manifestazione di spettacolo tra gli eventi rilevati dalla Siae. Questo fenomeno taglia trasversalmente il territorio italiano (anche se è presente in misura maggiore al Centro Sud), ma l’elemento che sposta maggiormente il carico su questo fenomeno è vivere in aree scarsamente popolate, in aree interne, in Comuni con pochi abitanti e in declino demografico”.

WELFARE CULTURALE: MUSEI E BIBLIOTECHE

Tuttavia, parallelamente a questa situazione drammatica, emerge il ruolo fondamentale dei luoghi della cultura – in particolare musei e biblioteche – “che presentano una distribuzione capillare anche nelle aree minori e il loro ruolo di welfare culturale, svolgendo un ruolo di supplenza in questi territori che partono svantaggiati. Molti musei, nelle regioni del Sud, offrono infatti dotazioni e servizi rivolti a persone con disabilità fisiche, psichiche e cognitive, ma anche attività di inclusione sociale nei confronti di categorie socialmente svantaggiate”.

© AgenziaCULT - Riproduzione riservata

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