
“Le alleanze funzionano se nascono dal basso, se sono convenienti per tutti i componenti, se gli obiettivi sono condivisi e se si impara a sentirsi parte di un unico progetto. Dal territorio è emersa poi la richiesta di supporti tecnici ed economici costanti. Oltre all’esigenza di avere un luogo di ascolto e di confronto costante, un dialogo insomma che non si interrompa”. Daniela Tisi, consigliera del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli e presidente della Commissione Reti museali e sistemi territoriali, ha tracciato a Treia un primo bilancio della lunga serie di incontri e audizioni condotti a Roma e in giro per l’Italia rispetto al tema della gestione integrata del patrimonio culturale sottoforma di reti e sistemi legati ai territori. L’obiettivo è quello di produrre a settembre delle linee guida da consegnare al ministro Bonisoli e partire quanto prima con dei progetti pilota prendendo spunto dalle esperienze di eccellenza incontrate in questi mesi.
Ma l’attività della Commissione non si esaurisce solo nella ‘catalogazione’ delle buone esperienze (lavoro già di per sé prezioso), ma si pone l’obiettivo di mettere a punto due proposte concrete su cui lavorare nel prossimo futuro. “Noi – ha aggiunto Tisi – abbiamo pensato a due strumenti: un marchio territoriale collettivo di qualità e una card nazionale di abbonamento ai musei. Con l’obiettivo di cominciare a fare progettazione sul territorio inteso come distretto, avere cioè una gestione di tutti i beni che sono riferimenti in quel territorio e che riescano a fare sistema”.
MARCHIO COLLETTIVO
La presentazione del primo strumento pensato dalla Commissione, quello del marchio collettivo di qualità territoriale, è stata affidata a Manuel Roberto Guido, già in forza alla direzione Musei del Mibac e ora esperto che collabora attivamente su diversi dossier aperti al ministero. Guido, riprendendo quanto detto dalla presidente Tisi sulle motivazioni per cui le alleanze funzionano, ha sottolineato come queste istanze entrino anche nel progetto del Marchio collettivo. “L'idea è quella di premiare situazioni dove amministrazioni pubbliche di varia natura, privati (anche diocesi), associazioni, imprese, collaborano – ha detto Guido -. Nel momento in cui esiste un terreno fertile sarà poi più facile lavorare”. A chi affidare il giudizio di qualità? “Il Mibac ha sufficiente prestigio per testimoniare con assoluta neutralità la qualità di un'esperienza. Legato all'eccellenza c'è poi il tema della governance: definire una governance solida che duri nel tempo è infatti fondamentale. L'ipotesi del marchio di eccellenza territoriale italiana, è legato al territorio e alla sua componente patrimoniale materiale e immateriale”. Infine, ha insistito Guido, l’istituzione del marchio “deve derivare da una norma di legge che dovrà essere seguita poi da un regolamento” che ne prescriva le applicazioni pratiche.
CARD NAZIONALE
L’assessore alla Cultura di Torino, Francesca Leon, ha poi illustrato lo strumento di una card musei a livello nazionale. “Sia la nostra Commissione sia quella del Sistema museale nazionale affrontano il problema di come permettere alle istituzioni culturali di lavorare insieme non fermandoci alle proprietà dei singoli beni. Esistono esperienze a livello nazionale in ambito di card che hanno però un limite, perché tendenzialmente prediligono rapporti che mettono insieme proprietà simili. Un limite che deve essere in qualche modo superato”. Oltre alla creazione di sistemi territoriali attraverso l’istituzione di un marchio territoriale, ha spiegato Leon, è opportuno ragionare su una card nazionale”.
L’obiettivo è costruire un sistema integrato per la fruizione del patrimonio. “Ma a quale pubblico ci rivolgiamo? Ci rivolgiamo ai residenti. I residenti visitano poco il patrimonio del loro territorio”. A cosa serve allora una card museale? “Serve a rafforzare il rapporto tra i cittadini e il loro patrimonio. Non parliamo di turisti, ma di uno strumento che consenta di riallacciare un rapporto quotidiano tra il patrimonio e le comunità”.
Il primo ostacolo è mettere insieme tante realtà diverse. “Una carta nazionale di libero accesso al patrimonio è una chiave per consentire libero accesso, capace di comunicare le opportunità di visita e di conoscenza del patrimonio, che fidelizzi il pubblico, che attivi la collaborazione tra istituzioni e non ultimo avere uno strumento di monitoraggio”.
Esistono tante esperienze in Italia, “ma non sono tante quelle destinate ai residenti. E questo non solo in Italia ma anche in Europa. Molte tra l’altro lasciano fuori le attività temporanee dei musei e questo è un limite”. Certamente è complicato fare una carta nazionale. “Prima cosa bisogna capitalizzare le esperienze che funzionano. Sulla base delle esperienze e delle audizioni emerge che sia possibile realizzare una carta con linee guida nazionali ma su base regionale”.
Come linee guida di base la Commissione intende “definire convenzioni che superino aggregazioni omogenee di proprietà, che ci sia un’equa distribuzione delle risorse derivanti dalla vendita delle carte, che l’offerta comprenda sia le collezioni permanenti sia quelle temporanee, che ci sia la promozione di attività riservate agli abbonati, che la carta sia la porta d'accesso al sistema culturale del territorio”. Infine la gestione dovrebbe essere affidata a un soggetto terzo. Ma come garantire il coordinamento di queste realtà regionali o macro regionali? “Dovrà essere prevista una gestione a livello regionale che troverà poi all'interno del ministero un coordinamento nazionale”.