“La sentenza del Consiglio di Stato ha fatto chiarezza e giustizia. Adesso partirà il parco archelogico del Colosseo e dei fori e si concluderà la procedura di selezione per la scelta del direttore. Si potrà portare a compimento quel processo di riforma che ha già dato grandi risultati in tutta Italia”. Lo ha detto il ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo Dario Franceschini nel corso di una conferenza stampa al ministero commentando la sentenza del Consiglio di Stato sul parco archeologico del Colosseo. I giudici di Palazzo Spada hanno ribaltato la decisione del Tar che il 7 giugno scorso aveva accolto i ricorsi di Roma Capitale e della Uil. Con questa decisione i magistrati riabilitano il Parco archeologico del Colosseo (che comprende anche il Foro romano, il Palatino e la Domus Aurea) e la possibilità che alla selezione del nuovo direttore possano partecipare anche candidati stranieri (vista la particolare natura gestionale delle mansioni del direttore). Aspetto che spiana la strada alla sentenza del Cds, attesa per fine ottobre, sui direttori stranieri di quattro musei autonomi italiani. Anche in questo caso il giudizio del tribunale amministrativo del Lazio aveva rischiato di mettere in discussione l’impianto della riforma Franceschini.
“Se la riforma ha funzionato valorizzando i musei e aumentando i visitatori e migliorando l’attività scientifica a Brera, a Capodimonte, a Pompei o agli Uffizi – ha aggiunto il ministro -, non si capisce perché non dovrebbe funzionare a Roma”. Una notazione critica nei confronti dell’amministrazione capitolina, alla fine, è arrivata. “Tutti i sindaci in tutta Italia di qualsiasi appartenenza politica hanno apprezzato la riforma, il Comune di Roma invece ha deciso di fare ricorso. Il ricorso ora l’ha vinto il ministero e questo ci consente di andare avanti su un percorso riformatore che valorizzerà al meglio il parco archeologico più importante al mondo, quello che tutto il mondo ammira e ci invidia”.
La riforma
Al di là della condivisione della riforma portata avanti dal ministro Franceschini “è innegabile che nei beni culturali e nei musei ci siano state riforme molto radicali, coerenti con il disegno di portare il nostro paese a livello dei grandi cambiamenti che ci sono stati nel mondo”, ha spiegato il ministro. Mentre dal punto di vista della tutela l’Italia è tra i paesi leader al mondo, “abbiamo ancora molto da recuperare sulla valorizzazione”. Del progetto iniziale che prevedeva 32 tra musei e parchi archeologici dotati di autonomia particolare, 31 sono già operativi. Un percorso, ha ricordato il ministro, apprezzato all’estero e in Italia. “Anche molto criticato, ci mancherebbe che una riforma non avesse chi la critica. “Ma – ha notato – se una riforma raccoglie solo consensi non è una riforma”. E tra le critiche Franceschini annovera anche “il ricorso del comune di Roma”. Ma, ci tiene a precisare, “vorrei che questo tema del Colosseo fosse tenuto lontano dal fisiologico confronto democratico tra opposti partiti politici”. Certo è, ha sottolineato il capo della Cultura, desta “stupore che in tutti i comuni indipendentemente dal colore dell’amministrazione in cui si trovano musei e parchi autonomi, che significano molto per le loro città, la riforma ha trovato sostegno a cominciare dai loro sindaci. Roma, invece, ha deciso di fare ricorso”. La riforma, ha aggiunto Franceschini, sarebbe “stata zoppa se fosse stata applicata in Italia e non nel luogo della cultura più importante d’Italia e del mondo”.
La sentenza
“La sentenza del Consiglio di Stato chiarisce in modo netto ed inequivocabile gli aspetti su cui è stato fatto ricorso”. Spiega Franceschini: “Le norme che impegnano Comune di Roma e Ministero a fare insieme valorizzazione del patrimonio riguardano in effetti solo la valorizzazione non certo per la riorganizzazione del ministero. La natura della fonte regolamentare attraverso un D.M. è ampiamente giustificata dall’esistenza di una norma ad hoc approvata dal Parlamento. Terzo punto: la selezione internazionale in modo molto netto anche per il futuro, il consiglio di Stato è chiaro quando dice che non si applica la limitazione agli italiani quando si tratta di direttori di musei”. Questo, ha chiarito Franceschini, “ci consente di andare avanti”.
La situazione della selezione per il direttore del Colosseo
La sentenza annulla tutto, quindi si riparte da dove ci si era fermati. L’architetto Federica Galloni torna a svolgere il ruolo di direttore ad interim del parco archeologico fino alla conclusione della procedura internazionale. Riparte anche la procedura internazionale. Ricorda Franceschini: “Sono state presentate finora 82 domande di cui 16 (20%) non italiani. La commissione giudicatrice è di alto profilo internazionale presieduta dal presidente della Biennale. Una commissione di tal livello che garantisce un’assoluta serietà nella scelta della terna che poi mi verrà sottoposta”. Il ministero sta quindi lavorando per completare le procedure nei prossimi mesi in modo che il nuovo direttore possa prendere servizio il 1 gennaio 2018. “Ci si allinea a quello che si è fatto nel resto d’Italia”.
Il rapporto con Roma Capitale
Per quanto riguarda il rapporto con il comune di Roma, Franceschini ha ricordato di aver “firmato con il sindaco Ignazio Marino un accordo di valorizzazione dell’area archeologica centrale di Roma (per una parte proprietà del comune di Roma) che spinge Comune e Ministero a trovare forme di collaborazione, gestione, integrazione della biglietteria in modo da offrire al visitatore un servizio unico, una bigliettazione integrata”. Come stava scritto nel decreto ministeriale e come ha ribadito il Consiglio di Stato, ha aggiunto Franceschini, “l’accordo resta valido, ma cambia semplicemente l’interlocutore: si passa dal Soprintendente speciale di Roma al direttore del parco del Colosseo”. Il ministero resta disponibile al confronto. “Abbiamo già fissato un incontro il 2 agosto con il sindaco e col vicesindaco di Roma e siamo decisi a trovare soluzioni e collaborazioni”. Ma, per Franceschini, “deve esserci un minimo di bilateralità. Perché di tutte le scelte che il comune di Roma ha fatto in questo anno, nessuno mi ha informato di nulla”.
Gli altri parchi archeologici di Roma
“Dalla soprintendenza speciale di Roma – ha ricordato Franceschini – non è stato scorporato solo il parco archeologico del Colosseo. È stata scorporata Ostia Antica, il parco dell’Appia antica, il Museo nazionale romano. Sono diventate istituzioni autonome con gli stessi criteri e le stesse procedure e che stanno già operando senza essere stati oggetti di impugnativa”. In questi casi sono già stati nominati i componenti del comitato scientifico. “Per regola, avendo cercato di creare integrazione coi comuni, in tutta Italia c’è un rappresentante della Regione e uno del comune nei comitati scientifici. In tutta Italia hanno indicato i membri dei comitati, Roma non lo ha mai fatto in nessuno di questi nuovi parchi”.