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Il sottosegretario ai Beni culturali Antimo Cesaro, ha risposto mercoledì 22 marzo in commissione Cultura del Senato all’interrogazione n. 3-03277 della senatrice Michela Montevecchi (M5S) sui danni al patrimonio culturale provocati dagli eventi sismici dell’agosto e ottobre 2016, illustrando l’operato del ministero sia a livello centrale che, soprattutto, direttamente sul campo. Montevecchi nella sua interrogazione ha sottolineato che “i precedenti eventi sismici, drammatici e distruttivi, che hanno colpito L’Aquila e l’Emilia-Romagna hanno dimostrato l’inadeguatezza del ministero, quando una parte importante del patrimonio culturale si è letteralmente sgretolata”. Cesaro ha ricordato quindi che gli eventi sismici riguardanti l’Abruzzo, le Marche, il Lazio e l’Umbria sono stati di elevata magnitudo e hanno prodotto danni ingenti e diffusi al patrimonio culturale, impattando su circa 4.000 immobili di interesse culturale. Ha poi precisato che la gestione dell’emergenza è stata attuata senza discontinuità dai primi e immediati sopralluoghi fino alla fase di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale sia immobile che mobile, così come previsto nella direttiva del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo del 23 aprile 2015. In applicazione della direttiva, fin dalle prime ore seguenti il sisma, è stata attivata, nell’ambito del Sistema nazionale di protezione civile, la struttura operativa di gestione emergenziale del Dicastero, articolata in una “Unità di coordinamento nazionale (UCCN)-MiBACT”, che opera presso il Segretariato generale, e nelle “Unità di coordinamento regionale (UCCR)-MiBACT”, che operano presso i quattro segretariati regionali del Ministero territorialmente competenti.

AI fine di valutare l’estensione e la tipologia di danno, sono stati effettuati circa 4.000 rilievi speditivi e di secondo livello, molti ripetuti più volte negli stessi edifici, a causa del susseguirsi degli eventi sismici di intensità significativa nelle medesime aree. I rilievi hanno visto il coinvolgimento dei tecnici delle università afferenti alla rete Rete dei laboratori universitari di Ingegneria sismica (ReLuis), messi a disposizione dal Dipartimento della Protezione civile nazionale.

Puntualizza inoltre che, con riferimento ai beni immobili, che hanno subito danni particolarmente gravi, sono stati effettuati, dai tecnici del Ministero, circa 1.300 sopralluoghi congiunti con tecnici dei Vigili del fuoco e del Comune per definire l’intervento di messa in sicurezza. L’attività dei tecnici del Dicastero è stata finalizzata, in tale contesto, alla valutazione degli interventi di messa in sicurezza dei beni architettonici, storico-artistici, archeologici, audio-visivi, archivistici e librari attraverso la realizzazione delle opere provvisionali e, più in generale, degli interventi necessari per evitare, o limitare, ulteriori danni alle strutture, nonché peggioramenti.

Il Sottosegretario ha puntualizzato altresì che gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile sono stati attuati in sinergia con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, i Carabinieri del Comando di tutela del patrimonio culturale, il Corpo forestale dello Stato e l’Esercito, avvalendosi anche del supporto dei volontari, attivati tramite il Dipartimento della Protezione civile nazionale. Tale attività ha previsto sia la messa in sicurezza in loco, con presidi a protezione dei beni da agenti esterni dannosi, che lo spostamento in depositi temporanei; sono stati messi in sicurezza circa 12.000 beni culturali mobili storico-artistici e archeologici, e centinaia di metri lineari di beni librari e archivistici.

Cesaro ha comunicato inoltre che sono stati individuati ed attrezzati depositi temporanei in cui ricoverare i beni mobili rimossi dai siti originali, perché a rischio o danneggiati: nel Lazio, presso la caserma della scuola del Corpo forestale dello Stato a Cittaducale; nelle Marche, presso il “Forte Malatesta” di Ascoli Piceno, e la mole Vanvitelliana di Ancona; in Abruzzo, presso una sede del Polo museale dell’Abruzzo a località Paludi di Celano, già attrezzato come ricovero e laboratorio di restauro a seguito del sisma del 2009;in Umbria, in località Santo Chiodo a Spoleto.

Rende quindi noto che per le operazioni di intervento sui beni mobili e la gestione dei depositi e dei laboratori temporanei, le unità operative si sono avvalse del supporto tecnico e scientifico delle Soprintendenze e degli istituti centrali del Ministero (Istituto superiore per la conservazione ed il restauro – ISCR, Opificio delle pietre dure e Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario).

Sottolinea peraltro che gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio culturale immobile, che hanno interessato circa 400 edifici prevalentemente ecclesiastici, sono stati effettuati in sinergia con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, nella prospettiva di realizzare presidi che forniscano alle strutture danneggiate una risorsa aggiuntiva nei confronti di meccanismi di rottura, già attivati o in fase di attivazione.

Informa poi che la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, in stretta collaborazione con l’ISCR, ha redatto e diramato le procedure per la rimozione e il recupero delle macerie di beni tutelati e di edilizia storica, con la finalità di rendere più efficienti le operazioni di rimozione, nonché più affidabili i successivi interventi di recupero, anche in vista del successivo ricollocamento dei materiali. Evidenzia in particolare che sono state attivate apposite squadre in seno ad ogni UCCR che stanno vigilando sullo spostamento delle macerie verso le discariche autorizzate e, a seguito di specifica mappatura, stanno effettuando la vagliatura di quelle in cui è stata ritenuta possibile la presenza di elementi di interesse culturale.

Il Sottosegretario fa presente indi che presso la Direzione comando e controllo (DiCoMAC) di Rieti, è stata attivata la “Funzione salvaguardia beni culturali” ed è stata garantita la presenza continua di funzionari ed il più stretto raccordo con l’UCCN, per assicurare omogeneità nelle attività e nelle procedure delle quattro UCCR, nonché il pieno raccordo con le altre strutture di protezione civile operanti. Con l’attivazione dei centri di coordinamento regionali, è stata inoltre garantita, nelle quattro regioni interessate dal sisma, la presenza del referente del Ministero per le necessarie attività di coordinamento tecnico e logistico. Con ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione civile n. 393 del 13 settembre – prosegue il Sottosegretario – è stato individuato il Segretario generale del Ministero quale “Soggetto attuatore” delle misure di messa in sicurezza nell’emergenza dei beni culturali nelle zone colpite, con il compito di coordinare le strutture territoriali e centrali del Dicastero impegnate nell’area.

Quanto ai contenuti dell’interrogazione, afferma che l’intervento di puntellamento delle strutture danneggiate rientra tra quelli di messa in sicurezza del patrimonio culturale immobile che non costituisce atto autonomo ma consegue ad una serie di ulteriori attività preliminari, consistenti: nel rilievo da parte di squadre composte da personale dei Vigili del fuoco, del Ministero e da strutturisti esperti; nella messa in sicurezza del patrimonio culturale mobile eventualmente presente all’interno degli immobili danneggiati; nella progettazione anche solo di livello preliminare dell’intervento; nella verifica della fattibilità dell’intervento, sia in riferimento alle effettive condizioni di accesso e di accostabilità all’immobile sia in termini di analisi delle condizioni di sicurezza minime per gli operatori; nell’acquisto delle attrezzature, dei mezzi e dei materiali necessari all’attuazione dell’intervento di presidio. Segnala pertanto che tali operazioni sono necessariamente attuabili con una tempistica non proprio immediata e sono comunque subordinate alle condizioni, in particolare di sicurezza, di ogni singolo luogo.

Tiene dunque a precisare che molti degli interventi evidenziati come necessari dalle squadre di rilievo del danno, ivi comprese quelle nelle quali sono stati coinvolti gli strutturisti coordinati dal professor Borri, sono stati pianificati nell’ambito di un programma di interventi molto più esteso e che teneva conto delle priorità che emergevano dall’analisi delle centinaia di criticità evidenziate nei circa 4.000 rilievi. Fa presente del resto che la programmazione degli interventi è stata più volte adeguata ed aggiornata in relazione al susseguirsi degli eventi sismici che, succedendosi con continuità sconcertante, hanno modificato lo scenario emergenziale estendendolo ed ampliandone la magnitudo del danno e quindi le priorità di intervento.

Sottolinea poi che la presenza di uno sciame sismico continuo e di scosse ravvicinate ha imposto valutazioni di sicurezza degli operatori che hanno condizionato fortemente la cantierizzazione stessa degli interventi, imponendo una verifica delle condizioni di sicurezza e di accessibilità ai luoghi molto complessa.

Rimarca inoltre che l’intervento di messa in sicurezza prevede prevalentemente la realizzazione di presidi temporanei idonei ad evitare l’incremento del danneggiamento delle strutture, per azioni statiche, offrendo modeste risorse aggiuntive valide solo nei confronti di eventuali scosse sismiche di debole intensità; nessun intervento provvisionale quindi offre risorse adeguate a resistere ad azioni sismiche rilevanti come quelle che purtroppo si sono succedute nei medesimi luoghi.

Respinge quindi l’accusa di “inadeguatezza” formulata nell’atto parlamentare, poiché gli interventi sono stati a suo avviso tempestivi e in sicurezza. Ricorda peraltro che nel crollo della Basilica superiore di Assisi a seguito del terremoto del 1997, due tecnici della Soprintendenza persero la vita proprio per una scossa del nono grado della scala Mercalli impossibile da prevedere. Invita dunque alla cautela, dato che l’Amministrazione ha pagato un prezzo altissimo.

Quanto alla fase di ricostruzione, comunica che oltre al completo coinvolgimento delle strutture centrali e periferiche del Ministero, è stato costituito l’Ufficio del Soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016, con sede a Rieti, per assicurare il buon andamento e la necessaria unitarietà della gestione degli interventi operativi di messa in sicurezza del patrimonio culturale e delle azioni di recupero, specialmente della ricostruzione dei beni culturali, nei territori colpiti dal sisma delle Regioni di Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria. Esso costituisce un’articolazione della Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, di livello non generale, e rappresenta l’interlocutore di riferimento per tutti i soggetti coinvolti nella fase di ricostruzione post-sisma, in modo particolare con la struttura del Commissario straordinario e con la DiCoMAC per il coordinamento e la continuità delle azioni del Dicastero. L’Ufficio svolge altresì una funzione di raccordo fra le strutture centrali e territoriali dell’Amministrazione nel rispetto del relativo assetto organico e delle competenze delle Soprintendenze, presenti nelle aree interessate, del cui personale può avvalersi.

Avviandosi alla conclusione, rende noto che una recente proposta emendativa, approvata in sede di conversione del decreto-legge n. 8 del 2017, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017, ha disposto che le risorse della quota a gestione statale dell’otto per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche siano destinate agli interventi di ricostruzione e di restauro dei beni culturali danneggiati o distrutti a seguito degli eventi sismici nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, in deroga ai vigenti criteri di ripartizione. Segnala infine che nello stesso provvedimento, all’articolo 18, comma 2, con un’altra proposta emendativa, è stato disposto l’incremento del personale della segreteria tecnica di progettazione presso il Segretariato generale del Ministero nel limite di un ulteriore milione di euro. Assicura perciò che le preoccupazioni degli interroganti sono condivise e che il Ministero presterà la dovuta attenzione a tutte le operazioni.

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