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La collaborazione tra lo Stato e la Chiesa in ambito culturale rappresenta “un momento attraverso il quale l’intero patrimonio della nazione, indipendentemente da chi ne abbia la cura o ne sia il proprietario, viene messo a disposizione di tutti”. Lo ha detto ad AgCult don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana, a margine dell’audizione di fronte alla Commissione di studio per la gestione complessa del patrimonio culturale attraverso reti museali e sistemi territoriali del Ministero dei Beni culturali.

Nel corso dell’audizione, ha spiegato don Pennasso, “abbiamo parlato di come le diocesi italiane affrontano il tema dei sistemi del territorio del patrimonio culturale mettendo insieme realtà diverse, come musei, archivi, biblioteche e anche le chiese che non sempre sono aperte al culto ma che possono essere visitabili attraverso l’apporto di volontari, cooperative o attività imprenditoriali giovanili che sul territorio sono attive. Abbiamo portato due esempi: la Cattedrale di Piacenza con il museo e la Cattedrale di Agrigento con un gruppo di giovani che hanno rivitalizzato sia il museo storico della cattedrale sia il centro storico dell’ormai riaperta cattedrale”.

IL PATRIMONIO ECCLESIASTICO

Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha mostrato fin dal suo insediamento un’attenzione particolare al patrimonio culturale in senso generale, senza distinzione rispetto alla proprietà del singolo bene. Un’attenzione, spiega don Pennasso, che comunque è sempre stata presente nell’amministrazione statale anche se certamente da parte di Bonisoli c’è una sottolineatura particolare. “Con il ministero ci siamo incontrati più volte come organismi della Conferenza episcopale italiana, in primo luogo con i tavoli sul monitoraggio della sicurezza e della tutela del patrimonio, ma poi anche dal punto di vista delle attività che si possono intraprendere insieme: attraverso, ad esempio, collaborazioni per card all’interno delle nostre città, ma anche per tanti altri aspetti come quello del sistema museale nazionale. Le attività sono molto intense. Prossimamente avremo l’incontro dell’osservatorio dei beni culturali. Queste attività, che sono istituzionalmente riconosciute, rappresentano un momento attraverso il quale l’intero patrimonio della nazione, indipendentemente da chi ne abbia la cura o ne sia il proprietario, viene messo a disposizione di tutti”.

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