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Incrementare la quota minima di opere europee nei cataloghi dei fornitori di servizi on-demand, avvicinandosi al 30 per cento richiesto dal Parlamento europeo e al 27 per cento già adottato volontariamente, per esempio, da Netflix. Questa la richiesta lanciata dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, nel corso del Consiglio dei ministri della Cultura Ue. Sul tavolo di Bruxelles la revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (AVMS).

La proposta – presentata dalla Commissione nel maggio 2016 nell’ambito della sua strategia per il mercato unico digitale – mira a garantire che la direttiva AVMS sia più adatta all’era digitale, in considerazione del rapido progresso tecnologico, dell’emergere di nuovi modelli di business e del mutare del comportamento degli utenti finali. La normativa vigente – codificata nel 2010 – istituisce un mercato unico per la libera circolazione delle opere audiovisive. Regola sia la trasmissione televisiva tradizionale sia i nuovi servizi on-demand, ma in un grado diverso.

Il Consiglio ha introdotto varie modifiche alla proposta della Commissione, che si riflettono nel testo proposto dalla presidenza maltese. Tra queste, si prevede che la promozione delle opere europee si applichi anche ai fornitori di servizi on-demand attraverso una quota minima del 20% di opere europee nei loro cataloghi e attraverso la possibilità di contributi finanziari, con esenzioni per start-up e piccole imprese.

Una quota minima che non trova d’accordo il nostro ministro dei Beni culturali, che insieme ad altri 5 paesi ha presentato un emendamento sul tema. “Apprezziamo il lavoro molto importante di mediazione che è stato fatto dalla presidenza, probabilmente oggi serve fare un passo in più. Quasi tre anni fa, durante il semestre di presidenza italiana, ci siamo trovati di fronte a una situazione simile sul tema dell’ebook e della parificazione dell’Iva con il libro normale, e siamo riusciti a trovare in questa sede una mediazione successiva”.

“L’Europa è il più grande consumatore e produttore di contenuti culturali”

Per l’Italia, spiega Franceschini, “ci sono due punti: il primo è condivisione e apprezzamento per l’allargamento del campo d’applicazione al video sharing, ma noi vorremmo estendere di più il live streaming. Non serve su questo un impegno a livello di legislazione nazionale, non sarebbe efficace”, ma soprattutto, ricorda Franceschini, “l’Europa insieme è il più grande consumatore e produttore di contenuti culturali e quindi come tale dobbiamo muoverci, non affidarci a legislazioni nazionali differenziate. Quindi serve più coraggio”.

In Italia, ricorda, “abbiamo appena approvato una legge sul cinema e sull’audiovisivo, con nuove regole e nuove risorse, ma non abbiamo pensato di mettere regole difensive all’industria nazionale italiana, perché vogliamo che ci siano regole comuni europee, dal momento che queste solo possono essere efficaci”.

Il secondo tema “è l’introduzione di una quota minima per le opere europee: il 20 per cento non è abbastanza. Il Parlamento europeo ha indicato il 30 per cento e soprattutto Netflix già in maniera volontaria e unilaterale applica una quota del 27 per cento. Quindi che segnale sarebbe indicare una quota minore rispetto a quella che ci suggerisce il Parlamento europeo e rispetto a quella che già applica Netflix in questo campo? Noi abbiamo presentato con altri cinque paesi un emendamento, riteniamo che sia un passo necessario perché la decisione di oggi sia utile e coraggiosa” ha concluso Franceschini.

L’Italia si unisce al dolore del popolo inglese e condanna questo orribile attentato

Nel suo intervento Franceschini ha anche ricordato la strage di Manchester, dove sono morte oltre 20 persone in seguito ad un attacco terroristico: “L’Italia si unisce al dolore del popolo inglese e condanna questo orribile attentato. Oggi più che mai non ci sono confini e ci sentiamo colpiti tutto allo stesso modo”.

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