Gli Uffizi hanno parametri “molto rigidi” in materia di conservazione delle opere, oltre a un tetto massimo ai prestiti. Lo ha sottolineato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, rispondendo a Bruno Murgia (Fdi) durante il Question Time alla Camera. “Sul tema della organizzazione delle mostre, in particolare degli Uffizi, il nuovo direttore ha posto in essere un nuovo sistema di gestione e valutazione dei prestiti, con dei parametri molto rigidi in materia di conservazione delle opere, ponendo anche un tetto massimo ai prestiti”. Inoltre il direttore ha “separato le valutazioni di tipo curatoriale, che sono svolte, evidentemente, da storici dell’arte, da quelle di conservazione, che sono svolte da funzionari restauratori interni all’istituto ed esperti di vari settori dell’Opificio delle pietre dure”, ha spiegato il ministro.
Nell’interrogazione, a firma di Fabio Rampelli, veniva chiesto conto delle iniziative volte a salvaguardare il patrimonio della Galleria degli Uffizi di Firenze e a garantire la trasparenza e la concorrenza nel mercato relativo all’organizzazione degli eventi culturali. “Nel 2016 – ha sottolineato Murgia nell’intervento – la società Mondomostre ha organizzato a Mosca la mostra su Raffaello e vennero prestati, tra virgolette, alcuni capolavori ritenuti inamovibili, tra i quali i ritratti di Agnolo Doni e della moglie, nonostante il parere fortemente negativo dell’Opificio. La stessa questione riguarda una mostra organizzata dal direttore Schmidt a Tokyo, sempre da Mondomostre. Chiediamo che cosa abbia il Ministro da dirci su queste opere che sono andate fuori e il rapporto tra il direttore e la società Mondomostre”.
I casi dei coniugi Doni di Raffello, della Venere di Urbino. I prestiti a Tokyo e Astana
“Quanto ai casi specifici chiesti, il direttore ha specificato che i ritratti dei coniugi Doni di Raffaello non sono tra le opere inamovibili del museo; che non è vero che è esistito un parere contrario da parte dell’Opificio delle pietre dure e, anzi, il parere è stato pubblicato proprio sul sito dell’Opificio delle pietre dure, con una forma di pubblica evidenza – ha precisato Franceschini –. Inoltre, si ricorda che l’autorizzazione, in base alle nuove regole dopo la riforma del sistema museale per i prestiti all’estero, sono anche visionate dalla Direzione generale musei. Con riferimento alla Venere di Urbino – ha aggiunto ancora il ministro –, il direttore rende noto che l’opera è stata inviata più volte all’estero durante precedenti gestione – più volte dal 1998 al 2008 – e a settembre è stata prestata alla Galleria nazionale delle Marche, di Urbino, un altro museo statale”.
“Anche i prestiti dalle Gallerie degli Uffizi alla mostra su Tiziano e il Rinascimento, tenutasi a Tokyo nei primi mesi del 2017, sono stati sottoposti alla stessa procedura rigorosa. Allo stesso modo il direttore precisa che non è prevista alcuna mostra allestita o promossa dalle Gallerie degli Uffizi ad Astana in occasione di Expo 2017 ne è arrivata alcuna richiesta di prestito”.
Da ultimo, il ministro ha chiarito che “il direttore delle Gallerie degli Uffizi fa sapere di non avere avuto rapporti professionali privati di qualsiasi genere con la società Mondomostre né nel passato né nel presente e che le Gallerie degli Uffizi, a dimostrazione che non c’è esclusività di rapporto, nel 2016 e nel 2017 hanno prestato opere d’arte e promosso mostre in collaborazione con organizzazioni diverse, tra le quale Metamorfosi, Artemisia, Civita e Contemporanea Progetti e, quindi, non solo Mondomostre”.
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