“I romani si chiedevano quando questo posto avrebbe riaperto, in realtà non siamo neanche riusciti a sapere da quanto tempo questo posto era chiuso. La verità è che questo luogo era scomparso dalla vita della città e noi oggi grazie al lavoro dei diversi dipartimenti del comune di Roma lo restituiamo a noi stessi. Ed è un bel dono per tutti”. Il vice sindaco con delega alla Cultura Luca Bergamo ha inaugurato così l’intervento di riqualificazione urbana che ha restituito alla pubblica fruizione il Basamento Aventino, l’area che mette in collegamento la terrazza del Giardino degli Aranci, lato Torre dei Savelli, con il lungotevere Aventino passando per le pendici di Santa Sabina. Il percorso, aperto al pubblico dall’alba al tramonto dal Servizio Giardini di Roma Capitale, per i prossimi 18 mesi sarà curato e mantenuto, come previsto dall’appalto di gara, dalla ditta aggiudicataria dei lavori Impresa di Costruzioni S.r.l. Pasqualucci. Il progetto di valorizzazione effettuato, rientra in un più ampio programma strategico che mira alla riconquista del fiume nella vita della città, recuperandone relazioni spaziali, funzionali, infrastrutturali ed ecologiche.
L’area centrale come Central Park
“Faccio un invito a chi ascolta, e anche a chi non vuole ascoltare – ha detto Bergamo -, a immaginare quanto varrebbe per questa città e per il Paese che l’area che va da qui (l’Aventino, ndr) a Monti, da Caracalla fino al Campidoglio fosse come Central Park. Quanto varrebbe economicamente, quanto varrebbe dal punto di vista del posizionamento dell’immagine, quanto vale uno spazio con queste caratteristiche all’interno di cui si svolge anche la vita normale. Quanto varrebbe di più di un luogo stretto vissuto solo da montagne di turisti che vengono a camparci per 45 minuti o il tempo di una visita”. La discussione che è in corso in questo momento e che, ha detto il vicesindaco, proseguirà “con questo ministro dei Beni culturali, e con il suo successore, riguarda questa diversa interpretazione dello sviluppo del Paese”. E anche se la capitale italiana deve essere, “con la presenza di tracce di una civiltà che dura da oltre 2700 anni, rappresentante del Paese in quanto luogo di attrazione del turismo o in quanto capace di immaginare intorno a questa sua unicità un modello di sviluppo diverso, in cui la produzione e lo sviluppo di conoscenza è il cuore fondamentale”. Bergamo immagina quindi “attività economiche che hanno un alto contenuto di valore aggiunto e non quello modesto che deriva dal consumo turistico”.
L’intervento di ripristino del Basamento Aventino
L’area, ora riqualificata, versava in uno stato di abbandono tale da non lasciare intravedere, percorrendo il Lungotevere Aventino o affacciandosi dai terrazzi del Giardino degli Aranci o in quello di Sant’Alessio, le tracce del precedente percorso di risalita realizzato negli anni ’30. Gli interventi di riqualificazione hanno avuto un costo complessivo di € 1.986.562. Il sovrintendente di Roma Claudio Parisi Presicce ha ricordato come il luogo oggetto dell’intervento di riqualificazione sia “il luogo in cui Remo, in conflitto con Romolo, si rifugiò per guardare gli uccelli che avrebbero dovuto designare il re di Roma. Ha visto i conflitti tra plebei e patrizi. È il colle ai piedi del quale si sviluppò il grande porto emporium che precedette i porti di Claudio e Traiano alla foce del Tevere. Qui fu costruito la grande Porticus Aemilia che diede vita a quei grandi magazzini che ebbero il ruolo di far affluire merci a Roma da tutto l’impero”. E ancora: “Qui si insediarono i culti stranieri. Qui si insediarono anche i primi culti cristiani, pensiamo a Santa Prisca”. Un luogo simbolo nel medioevo fino agli anni ’30 quando vennero realizzati i camminamenti per salire il colle. Col tempo però è andato sparendo. “Questo recupero molto difficile e complesso – ha concluso Presicce – riconduce a un legame topografico ed ecologico tra il margine del Tevere e la sommità del colle Aventino”.
Descrizione dell’intervento di riqualificazione
L’estensione dell’area interessata dall’intervento di riqualificazione può essere suddivisa in tre distinte fasce:
La prima fascia, detta di arroccamento, dove si è provveduto al recupero del margine storico di Rocca Savella, del loggiato e del percorso pensile. Qui le lavorazioni hanno riguardato le opere di restauro della terrazza del Giardino degli Aranci e della facciata della Torre dei Savelli, il recupero del loggiato adiacente in cui si è realizzato il consolidamento delle strutture murarie, la ricostruzione delle volte e il rifacimento della copertura. Il Loggiato così messo in sicurezza può essere inserito all’interno del percorso di visita del giardino, grazie alla realizzazione del collegamento al percorso pedonale con una nuova passerella e due rampe di scale in acciaio corten. L’intervento permette ai visitatori di entrare in diretto contatto con la torre dei Savelli e offre un nuovo scorcio panoramico verso il Tevere. Le opere di restauro hanno poi riguardato la fascia di arroccamento dell’Aventino, dal Giardino degli Aranci al giardino di S. Alessio, con la riqualificazione del “percorso pensile di collegamento” attraverso il rifacimento delle pavimentazioni e il restauro degli apparati murari. L’intervento ha permesso di recuperare l’immagine complessiva del fronte architettonico come era stato concepito nella sistemazione novecentesca.
Sulla seconda fascia, relativa al giardino, lungo le pendici di S. Sabina, sono stati realizzati interventi di consolidamento del pendio: pur nella conservazione del disegno originario sono state realizzate nuove aree di sosta e nuovi percorsi pedonali di collegamento con il loggiato. Per le aree a verde, si è proceduto alla ridefinizione complessiva del disegno vegetale che era stato compromesso da una piante infestanti (rovi, parietaria, edera, robinie e ailanti). La tipologia di giardino realizzata è idonea alle condizioni morfologiche e di soleggiamento dell’area, privilegiando la bassa manutenzione grazie alla presenza di specie a portamento tappezzante in grado, tra l’altro, di contrastare la colonizzazione da parte delle specie infestanti e contribuire alla stabilità dei terreni superficiali del pendio.
Nella terza fascia, relativa alla parte inferiore delle pendici fino al marciapiede del lungotevere Aventino, gli interventi di recupero hanno ampliato e migliorato lo spazio pedonale favorendo quel processo di riavvicinamento della città al fiume. Le lavorazioni eseguite sul fronte murario, hanno riguardato il consolidamento della muratura fondante dei contrafforti, il consolidamento e restauro dell’intonaco e l’esecuzione di un completo sistema di fori di drenaggio profondo per risolvere i notevoli problemi di umidità. Durante queste ultime operazioni, sono stati eseguiti dei carotaggi orizzontali lungo tutte le 15 campate del muro. In una di esse è stato intercettato un ambiente, dove è stata realizzata un’apertura che ha permesso di verificare le dimensioni del vano e analizzare lo stato e la tipologia delle murature retrostanti. Sulla sede del marciapiede di Lungotevere Aventino si è proceduto, dopo aver riportato in quota l’intera area, a realizzare una nuova pavimentazione in lastre di basalto e posizionare delle nuove sedute. A servizio dell’area è stato realizzato un impianto di smaltimento per le acque reflue posto al di sotto del lungotevere Aventino in sostituzione di quello preesistente e non più funzionante. Su tutta l’area dell’intervento, infine, è stato realizzato, secondo il progetto di ACEA IP, un nuovo impianto di illuminazione.
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