
Con la partecipazione di circa 80 discenti, tra volontari della Protezione Civile, funzionari del Ministero della Cultura e della protezione civile regionale e nazionale, Carabinieri e Vigili del fuoco, si è da poco concluso il Corso di formazione “Requisiti minimi per la formazione del volontariato di protezione civile e dei funzionari delle amministrazioni pubbliche in materia di salvaguardia dei beni culturali in attività di protezione civile”. Una iniziativa frutto di una stretta collaborazione tra il Segretariato Regionale del MIC per il Lazio, sede dell’Unità di Crisi Coordinamento regionale Lazio (UCCR), diretta dal dott. Leonardo Nardella, l’Agenzia Regionale di Protezione civile (dott.ssa Lucrezia Casto) e il Dipartimento della Protezione Civile istituito nel 1982 in seguito al terremoto in Irpinia (1980), con specifiche funzioni di previsione, prevenzione, mitigazione nonché gestione e superamento dell’emergenza. L’iniziativa ha assunto peraltro un drammatico connotato di attualità dopo la recente alluvione in Emilia Romagna, in occasione della quale è stata attivata la competente Unità di Crisi regionale.
Si tratta del primo corso pilota organizzato nella regione Lazio per la specifica formazione di volontari e funzionari, in recepimento della specifica Direttiva della Protezione Civile del 2019 in materia di requisiti minimi formativi e che ha avuto come obiettivo primario quello di creare una rete istituzionale di conoscenza e collaborazione tra i vari soggetti coinvolti, utile in caso di emergenza, promuovendo una “cultura della protezione civile” consapevole e partecipata tra il personale del MIC e i funzionari e operatori degli altri soggetti coinvolti nelle operazioni emergenziali. Tutto ciò nella consapevolezza che la “protezione civile” è una funzione assegnata ad un sistema complesso, in cui la salvaguardia dei beni culturali assume un ruolo rilevante in caso di eventi traumatici per il recupero degli elementi culturali identitari nei quali la comunità colpita può continuare a riconoscersi.
Nel corso della storia, il nostro patrimonio culturale si è più volte mostrato in tutta la sua fragilità e vulnerabilità di fronte a terremoti o alluvioni. Nonostante le attuali e moderne tecniche di monitoraggio e analisi dei diversi livelli di rischio (rischio sismico, vulcanico, idraulico/idrogeologico, meteorologico e legato agli incendi boschivi), attraverso appositi sistemi informativi della Regione, dell’Istat, dell’ISPRA e del Ministero della Cultura (Carta del Rischio), resta sempre un margine di imprevedibilità dell’evento e delle sue reali conseguenze, che richiede la definizione di particolari modelli organizzativi e procedure di gestione della emergenza. Accanto alla normativa di settore della Protezione Civile, la Direttiva MIC 23 aprile 2015 rappresenta la cornice normativa dell’intero programma del corso di formazione. Insieme ai successivi decreti e circolari del Segretariato Generale del MIC, la Direttiva ha rivoluzionato il settore culturale nell’ambito delle emergenze, definendo tutte le procedure, attività e gli strumenti per la gestione della emergenza, a cominciare dalla struttura dell’UCCR articolata in tre unità: Unità rilievo dei danni al patrimonio culturale; Unità per gli interventi di messa in sicurezza (opere provvisionali in situ, recupero beni, gestione delle macerie); Unità dei depositi temporanei e dei laboratori di pronto intervento.
La Direttiva distingue altresì due tipi di sopralluoghi e rilievi del danno: rilievi speditivi effettuati solo dai tecnici del Ministero e i sopralluoghi di dettaglio effettuati da squadre “miste” per definire i successivi interventi di messa in sicurezza. Anche prima delle attività in loco, la raccolta delle prime informazioni sui beni culturali danneggiati potrà provenire dalle varie banche dati rese accessibili ai referenti delle Unità di Crisi dai Comuni, Regioni, Uffici regionali del MIC e dal CEI (BeWeb). Durante la ricognizione, tutti i beni mobili e immobili recuperati dovranno essere necessariamente registrati attraverso appositi strumenti schedografici codificati, come la scheda di rilievo del danno e nel caso di rimozione e movimentazione di beni mobili, la scheda di intervento e quella di accompagnamento dei beni mobili rimossi, che confluiranno poi in un’apposita banca dati della piattaforma Securart gestita dalla Direzione Sicurezza del patrimonio culturale del Ministero della Cultura, in cui qualunque utente può fare segnalazione di un evento emergenziale.
In caso di calamità naturale e di attivazione dello stato di emergenza nazionale viene attivato il Comitato Operativo della Protezione Civile (del quale, dal 9 febbraio 2012, fa parte anche il Segretariato Generale del MIC) e che a sua volta attiverà la Direzione Di Comando e Controllo (Di.Coma.C), articolata in varie unità, tra cui quella per la salvaguardia dei beni culturali. Contestualmente, viene attivata l’Unità di Crisi Nazionale del Ministero della Cultura e con essa, l’Unità di Crisi regionale (UCCR) nella regione interessata, che organizza sul territorio le attività del personale del MIC, in raccordo con la Di.Coma.C, garantendo il necessario collegamento con le altre strutture territoriali deputate agli interventi in emergenza (prefetture, Protezione Civile, VV.F., forze dell’Ordine, volontari).
In particolare, i volontari della P.C. operano sempre a supporto dei funzionari del MIC nella preparazione delle aree di lavoro nonché nell’imballaggio e trasporto dei beni culturali presso i depositi temporanei. Nelle operazioni di salvataggio del patrimonio culturale, un ruolo importante è svolto dal Corpo Nazionale VV. F., che assicura gli interventi di soccorso tecnico, indifferibili e urgenti, compresi la verifica dell’agibilità dei luoghi contenitore dei beni culturali, la movimentazione delle macerie e di beni mobili complessi e il ripristino della viabilità, e dal Nucleo dei Carabinieri TPC, che fornisce assistenza ai funzionari del MIC nelle attività di censimento e messa in sicurezza delle opere di particolare valore e svolge altresì specifiche funzioni preventive e repressive in caso di furti e opere disperse attraverso la loro banca dati Leonardo dei beni culturali illecitamente sottratti.
In fase di addestramento del corso di formazione, il confronto di tutte queste professionalità e competenze è stato fondamentale per lo scambio e condivisione di buone pratiche, al fine di stabilire il più corretto approccio ai beni culturali. Dopo i primi moduli formativi in modalità FAD e le attività didattiche svoltesi in presenza presso il Complesso di S. Francesco a Ripa, negli spazi da poco rinnovati dal Segretariato Regionale per il Lazio, il corso si è concluso con la fase finale di simulazione e le attività di esercitazione, che hanno messo in evidenza la necessità di un coordinamento e l’importanza del lavoro di squadra in situazione di emergenza. A questa prima importante esperienza formativa, frutto di un tavolo di concertazione tra più attori istituzionali, seguiranno altre iniziative nei mesi successivi.